Paola Gentile - 2 dicembre 2022
Aumento di stipendio nel 2023: bonus del 2% e dell’1,5% sono cumulabili
In arrivo nel 2023 bonus contributi in busta paga e incremento dell’1,5% della retribuzione per i dipendenti pubblici.
A partire dal 1° gennaio 2023, per i dipendenti pubblici sono previsti aumenti in busta paga o del 2% oppure del 3%, a seconda dello stipendio percepito.
Lo sgravio fiscale del 2%, già introdotto nel decreto Aiuti bis del governo Draghi, trova conferma ed estensione per tutto il 2023, nella legge di Bilancio targata Meloni.
In più, nella manovra il bonus contributi viene innalzato al 3% per favorire chi percepisce uno stipendio più basso.
Quindi, in buona sostanza, si tratta dello stesso sgravio contributivo che viene applicato al 2% o al 3% a seconda dello stipendio e che può portare ad un risparmio in busta paga.
Si parla di secondo bonus se si fa riferimento, invece, a quello dell’1,5% in favore dei dipendenti pubblici in attesa di rinnovo contrattuale 2022-2024. Dal momento che il tavolo di confronto è ancora di là da venire, la legge di Bilancio 2023 ha riconosciuto loro un incremento lordo dello stipendio tabellare proprio pari all’1,5%.
La differenza tra bonus contributi e incremento una tantum è sostanziale. Mentre in busta paga può essere applicato o il taglio del 2% o quello del 3% e i due bonus contributivi non sono cumulabili tra loro; diverso discorso si fa per il bonus dell’1,5% che viene applicato a tutti, e si va ad aggiungere a quello del 2 o del 3%.
Bonus 2%: i beneficiari
Il bonus 2%, che ricordiamo essere già in vigore dal 1° luglio 2022 grazie al decreto Aiuti bis, è stato confermato per tutto il 2023, compresa la tredicesima. All’atto pratico, si traduce in un taglio del 2% della quota contributiva lato dipendente, in genere pari all’8,80% per i dipendenti del settore pubblico, e viene applicato solo alle buste paga il cui importo imponibile previdenziale è pari o inferiore a 2.692 euro.
Il risparmio massimo derivante dallo sgravio fiscale del 2% ha un importo pari a 53,84 euro al mese, anche se l’effetto sullo stipendio netto sarà in parte mitigato dall’incremento dell’Irpef.
Dal momento che l’imposta sul reddito si paga applicando l’aliquota prevista sulla base imponibile al netto dei contributi previdenziali, va da sé che se si versano meno contributi, l’imponibile sarà maggiore e si verserà più Irpef sullo stipendio.
Se per il bonus 2% la platea è ampia, per quello del 3% si restringe sensibilmente. Infatti, il bonus contributi del 3% si applica a quelle buste paga il cui importo è pari o inferiore a 1.584 euro lordi, importo che riguarda un numero davvero risicato di dipendenti pubblici.
Quindi, su ogni stipendio al di sotto di 1.584 euro in busta paga si applica il bonus del 3%; mentre per i cedolini paga compresi tra 1.584 e 2.692 euro si applica il bonus del 2%. Se la cifra supera i 2.692 euro non spettano bonus contributivi.
Bonus 1,5%: i beneficiari
L’emolumento aggiuntivo una tantum previsto per i dipendenti pubblici e inserito nell’art. 62 della legge di Bilancio 2023 è compatibile e cumulabile con il bonus contributi.
A differenza del bonus contributi che riduce, mediante lo sgravio, l’aliquota contributiva a carico del dipendente, il bonus 1,5% è a tutti gli effetti un vero e proprio aumento sullo stipendio lordo.
Il bonus +1,5% viene riconosciuto a tutti i dipendenti pubblici indipendentemente dall’importo dello stipendio, vale a dire senza limiti di busta paga.
Ad esempio, per il 2023, uno stipendio lordo di 2.000 euro godrà di un incremento mensile di 30 euro, ma sempre al lordo. La busta paga sarebbe dunque di 2.030 euro e a questa cifra si applica lo sgravio contributivo del 2% (con l’aliquota che passa dall’8,80% al 6,80%).
Nel 2023, prima si applicherà allo stipendio l’incremento dell’1,5% che porterà l’imponibile previdenziale a 2.030 euro e poi a questi verrà applicato lo sgravio del 2% con un risparmio di 40, 06 euro. Stesso discorso se si percepisce uno stipendio di 2.400 euro, l’incremento sarà di 36 euro; e il risparmio contributivo con l’aliquota del 2% sarà di 48,72 euro.
Argomenti correlati: Stipendio Legge di Bilancio Giorgia Meloni