Militari italiani a Gaza e in Ucraina? Governo: "Solo in condizioni di sicurezza"

Militari italiani a Gaza e in Ucraina? Governo: "Solo in condizioni di sicurezza"

Il governo discute del possibile invio di truppe italiane a Gaza e in Ucraina, ma soltanto per il mantenimento di un’eventuale pace.

Domenica 19 gennaio 2025 è iniziata formalmente la tregua a Gaza, come da accordi tra Israele e Hamas. Di fatto, la situazione è ben lontana da essere pacifica o tanto meno sicura. Un fragilissimo equilibrio sta permettendo lo scambio di alcuni prigionieri, che è già un risultato non da poco, ma si è ben lontani dalla fine del conflitto. Ancor più duramente rispetto alla tregua che ha preceduto lo scoppio della guerra, il cessate il fuoco ufficiale nasconde nemmeno troppo bene attacchi e insidie ai danni delle parti più fragili delle popolazioni. Rispetto ai precedenti 15 mesi di guerra, tuttavia, il solo raggiungimento di un compromesso rappresenta quanto meno un punto di partenza per appianare le ostilità. I negoziati sono ancora in corso e il futuro incerto, visto che ci troviamo al momento solo nella “Fase 1” della tregua, ed è indispensabile monitorare la situazione.

In tal proposito, tanto il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni quanto il ministro degli Esteri Antonio Tajani hanno sottolineato l’impegno dell’Italia per la pace. Nell’ottica di una tregua duratura ed effettiva, i nostri militari potrebbero avere un ruolo cruciale come parte delle missioni ONU. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha infatti ribadito che non ci sarà alcun invio di truppe italiane finché non sarà accertata la disponibilità di entrambe le parti, in quanto l’Italia si impegna nelle operazioni di pace senza imporsi o entrare nel merito delle ostilità. È inoltre fondamentale preservare la sicurezza dei militari, garantendo che ci siano tutte le condizioni per l’impiego pacifico. Queste le parole del ministro Crosetto:

Abbiamo fatto tutte le valutazioni logistiche del caso. Abbiamo già mandato alcune persone per capire come potrebbero lavorare. Il tema però è che lo faremo quando saremo certi della loro sicurezza e di essere graditi da tutti gli interlocutori che ci sono nel campo. Non andremo mai a Gerico, non andremo mai in Palestina solo su richiesta di un grande Paese occidentale , ci andremo quando sapremo che saremo accettati dagli israeliani, da tutti i palestinesi, da tutte le forze in campo. Andare a svolgere un’operazione di formazione di questo tipo si fa solo se sai di non andare in un teatro che poi si trasforma in un teatro di guerra in cui diventi la vittima. Ci andremo quindi con la totale sicurezza dei carabinieri che impiegheremo.

Militari italiani a Gaza e in Ucraina per la pace

Il governo italiano ha sostenuto l’impegno per la pace a Gaza ed è pronto ad assumere una posizione ancora più rilevante come parte delle truppe ONU, ma prima bisogna capire quale sarà l’andamento della tregua. Nel frattempo, si discute al tavolo tecnico per l’iniziativa Food for Gaza, concentrandosi sugli aiuti umanitari. La priorità va alla stabilizzazione e ricostruzione di Gaza, con ulteriori sforzi dell’Italia in tema di sicurezza alimentare e salute, come chiarito anche dal premier. Nel frattempo, i nuovi sviluppi in Medio Oriente fanno inevitabilmente riflettere sul conflitto in Ucraina, soprattutto alla luce dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca.

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Il tycoon ha infatti sempre sostenuto di poter instaurare la pace rapidamente, eventualità che aprirebbe anche in questo caso la strada alle truppe italiane, sempre come parte di un organismo internazionale per la pace. Non viene recepito il sottile invito del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, secondo cui la presenza dei militari occidentali permetterebbe di “costringere la Russia alla pace”. Non a caso il ministro Crosetto ha ribadito che la presenza dei contingenti italiani è subordinata alla cessazione del conflitto e alla sicurezza dei militari, che avrebbero spazio d’intervento esclusivamente per il mantenimento della pace. Analizzare lo scenario in Ucraina sarebbe inoltre un’ottima opportunità per i militari italiani, al fine di migliorare la comprensione delle dinamiche del conflitto e prevenire futuri scenari similari: “Se fosse possibile farlo in sicurezza e dopo l’autorizzazione parlamentare penso sarebbe utilissimo per la nostra difesa”.

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