Ucraina e Medio Oriente, il ministro Crosetto: "l’Italia è indietro"

Ucraina e Medio Oriente, il ministro Crosetto: "l'Italia è indietro"

Serve aumentare le spese militari per preservare la posizione nella NATO e avere la possibilità di difesa da eventuali attacchi. Il ministro Crosetto teme per le capacità dell’Italia.

Crediti immagine: rawpixel.com

In un continuo complicarsi dei rapporti internazionali e con conflitti sempre più instabili anche i Paesi in pace, come l’Italia, devono pensare alla sicurezza e alla Difesa. A maggior ragione se le nostre capacità sono inferiori rispetto agli obiettivi, ponendo il Paese in una situazione di rischio rispetto agli altri. Le recenti dichiarazioni del ministro Guido Crosetto ricordano proprio l’importanza di investire maggiormente nelle nostre Forze Armate, per quanto capacità e dedizione del personale militare siano eccellenti.

Uomini e donne delle Forze Armate italiane sono riconosciuti in tutto il mondo per impegno e preparazione, un contributo fondamentale nelle missioni di pace che presto potrebbero coinvolgere le truppe nazionali anche in Ucraina. Difficile, però, poter far da contrappeso alla carenza di organico, agli equipaggiamenti insufficienti e a tutte quelle lacune che si sono accumulate negli anni.

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Guerra in Ucraina e Medio Oriente, in che posizione è l’Italia?

Il ministro Crosetto non sembra particolarmente ottimista sul futuro del conflitto russo-ucraino. Nemmeno l’imminente insediamento alla Casa Bianca di Trump getta nuove speranze, pensando soprattutto all’intensificarsi degli attacchi russi negli ultimi giorni. Il ministro della Difesa è preoccupato per la volontà di Putin di consolidare le posizioni territoriali, che potrebbe indicare la considerazione una tregua con il nuovo presidente degli Stati Uniti. Circostanze a oggi imprevedibili e che potrebbero comunque richiedere l’impegno delle truppe italiane.

“Le truppe italiane sono sempre messe a disposizione per preservare la pace” ha ricordato Crosetto, portando l’esempio del Libano e di Gaza. Si fa sempre riferimento a una missione di peacekeeping dell’Onu, in quanto le parti non sarebbero senza dubbio disposte a una missione di tipo europeo. Il confine su cui dovrebbero dispiegarsi le truppe di pace sarebbe inoltre piuttosto vasto, richiedendo un importante contributo di militari italiani.

Bisogna però chiarire che i lavori per la pace tra Russa e Ucraina, in special modo nell’ottica del mantenimento di un’eventuale tregua, sarebbero comunque affidati a una forza multinazionale e non ai singoli Stati. Ciò non toglie, ovviamente, che sono i militari delle nazioni che compongono l’Onu a formare le truppe, in cui peraltro la presenza italiana è molto forte. Per quanto l’Italia non abbia un peso particolarmente considerevole nell’esecutivo Onu, i militari italiani rappresentano per numero e prestigio dei ruoli ricoperti una componente fondamentale delle missioni di pace.

Ciò la dice lunga sulla preparazione e sulla competenza delle Forze Armate nostrane, che tuttavia non può compensare le carenze accumulate negli anni. Il problema riguarda ovviamente la spesa per la Difesa. Nonostante l’aumento degli impegni l’Italia ha spese militari per l’1,57% del Pil, ancora distante dal 2% richiesto dalla Nato. Uno scenario complicato per l’Italia, tanto nelle capacità di difesa quanto nei rapporti internazionali.

Raggiungere l’obiettivo del 2% per le spese militari è un dovere che va ben oltre gli accordi Nato. Ne va della capacità dello Stato di difendersi e mantenere una posizione sicura nell’attuale scenario geopolitico.

Se subissimo un attacco come Israele, dovremmo essere in grado di difenderci. Oggi siamo più indietro degli altri.

Così il ministro Crosetto ricorda a Repubblica, ancora una volta, la necessità di dedicare più attenzione allo Strumento militare, conscio comunque della posizione di rischio nei rapporti internazionali. Il problema è più ampio di quanto si pensi, perché mentre l’Italia arranca per avvicinarsi al 2% gli altri Paesi della NATO puntano almeno al 2,5%, se non anche al 3%. Ci troviamo inevitabilmente in difetto, tanto che la posizione nell’Organizzazione potrebbe essere compromessa.

Nel frattempo, il sostegno all’Ucraina si basa essenzialmente sulla fornitura militare, che procede indipendentemente dalle rimostranze politiche e dall’imminente giuramento di Donald Trump. Proprio il ministro Crosetto presenterà il pacchetto sulle armi al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica mercoledì 18 dicembre. Il decimo pacchetto di aiuti militari dallo scoppio della guerra, ovviamente con contenuto riservato. Il decreto-legge per regolare le forniture nel 2025 è anche già pronto, in attesa della decisione del Consiglio dei ministri di lunedì 23 dicembre.

Il proseguimento della guerra in Ucraina ha comunque effetti che superano ampiamente le fazioni direttamente coinvolte nel conflitto. L’indebolimento della Russia, concentrata sull’offensiva da più di 2 anni, ha portato al ritiro dalla Siria, più realisticamente secondo il ministro rispetto a un presunto nuovo ordine mondiale in mano a Trump, Putin ed Erdogan. Va invece tenuto sotto controllo il trasferimento delle risorse di Mosca da Damasco alla Libia, visto che “navi e sommergibili russi nel Mediterraneo preoccupano sempre, a maggior ragione se invece che a mille chilometri sono a due passi da noi”.

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