Luca Restivo - 6 dicembre 2022
Chi è Alfredo Cospito e perché è stato condannato al 41-bis
Cospito è al regime di 41-bis. Da più di un mese è in sciopero della fame.
Sono 44 giorni che Alfredo Cospito non tocca cibo per protestare contro il regime del 41-bis al quale è stato sottoposto dal maggio scorso.
Il primo anarchico italiano al carcere duro è sostenuto dai suoi compagni di lotta che lo vogliono fuori dal penitenziario il prima possibile. A decidere sarà il tribunale del riesame di Roma.
Condannato per la gambizzazione di Roberto Ansaldo e per due bombe alla Scuola allievi carabinieri di Fossano, dopo 6 anni in regime di alta sicurezza, quest’anno è passato al 41-bis in seguito alla scoperta di suoi contatti esterni con il gruppo anarchico.
Il suo avvocato ha presentato ricorso, ma le proteste non si placano e si intensificano, non solo in Italia, ma anche in Grecia e in Cile, perché considerano il 41-bis un regime inumano e inadeguato.
Chi è Alfredo Cospito
Alfredo Cospito è pescarese ed ha 55 anni. È il primo caso di un anarchico condannato al 41-bis, una disposizione introdotta nell’ordinamento penitenziario italiano con una legge nel 1986, in funzione di lotta e contrasto alle mafie.
Perché è finito in carcere
Alfredo Cospito è detenuto da oltre 10 anni nel carcere di Bancali, a Sassari, in seguito alla condanna nel 2014 a 10 anni e 8 mesi per la gambizzazione dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, nel 2012.
L’attentato era stato rivendicato da Nucleo Olga Fai-Fri, Federazione anarchica informale-Fronte rivoluzionario internazionale.
Cospito è accusato anche di aver piazzato due ordigni a basso potenziale nei pressi della Scuola allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, nella notte tra il 2 e il 3 giugno 2006. L’esplosione non causò vittime.
Lo sciopero della fame
Dallo scorso ottobre, Cospito sta portando avanti lo sciopero della fame in segno di protesta contro l’inasprirsi della condanna a suo carico. Infatti, dopo sei anni in regime di massima sicurezza, a maggio, è passato al 41-bis per aver comunicato con l’esterno e per aver mantenuto i legami con il gruppo anarchico di riferimento, la Fai (Federazione anarchica italiana).
Sulla base dei rapporti epistolari tra Cospito e gli altri del gruppo, i pm di Torino hanno avviato un’indagine che ha condotto ad un procedimento nei confronti degli appartenenti al gruppo per i reati compiuti tra il 2003 e il 2006.
In quell’occasione, Cospito è stato indicato quale “capo e organizzatore di un’associazione con finalità di terrorismo” e condannato a 20 anni di carcere sia in primo che in secondo grado.
A luglio, la Cassazione ha rivisto le accuse nei suoi confronti che sono: devastazione, saccheggio e strage contro la sicurezza dello Stato (art. 285 del Codice penale). Quest’ultimo significa ergastolo ostativo, ovvero fine pena mai.
Il carcere duro
Il reato di strage chiude ogni possibilità di accedere ai percorsi di rieducazione o a misure alternative alla detenzione. Questo reato, elaborato in epoca fascista, risiede nella necessità di tutelare lo Stato e di favorire la cooperazione dei detenuti con la giustizia, così come è spesso avvenuto con il metodo Falcone.
L’avvocato di Cospito, Fabio Rossi Albertini ha evidenziato come il reato di strage non sia stato applicato a nessun evento stragista degli ultimi anni (Capaci, via D’Amelio, piazza Fontana, stazione di Bologna). I due ordigni, argomenta l’avvocato, sono stati piazzati di notte e non hanno provocato morti o feriti.
Cospito è stato visitato da Mauro Palma, Garante nazionale dei detenuti, il quale ne ha accertato le pessime condizioni e la grave perdita di peso. Di parere contrario vi è anche Luigi Manconi, che ha contestato l’utilizzo scorretto della misura e non la sua essenza in sé.
La palla passa ora al tribunale di Roma che dovrà decidere se dare un esito diverso alla vicenda giudiziaria di Cospito.