Paola Gentile - 14 settembre 2022
Chi è Hasib Omerovic e cosa è successo
I magistrati indagano sul tentato omicidio del giovane sordomuto di Primavalle. La relazione degli agenti di Polizia respinge le accuse al mittente.
Il caso di Hasib Omerovic, il 36enne disabile che dal 25 luglio è ricoverato in ospedale in seguito alla caduta dalla finestra del suo appartamento a Primavalle, è avvolto dalle nebbie più fitte. Il capo della Polizia Lamberto Giannini ha assicurato la “massima trasparenza” nelle indagini e la procura di Roma ha aperto un fascicolo per tentato omicidio.
Troppi sono ancora i lati oscuri di questa vicenda che ha per protagonista un disabile rom sordomuto dalla nascita e che durante un controllo della Polizia è volato dalla finestra della sua abitazione in zona Primavalle, a Roma.
Sono 9 i metri che dividono la finestra del primo piano dall’asfalto. Un colpo violento e Hasib va in coma. Portato d’urgenza al Policlinico Gemelli di Roma, esce dalla rianimazione due giorni più tardi, ma è ancora ricoverato.
Nell’appartamento, non ci sono tracce di sangue, tranne che sulle lenzuola. La sorella Sonita, 32enne affetta da un ritardo mentale, ha assistito alla scena ed è sconvolta.
La famiglia di Hasib, insieme al suo avvocato, al rappresentante dell’Associazione 21 Luglio che tutela le minoranze rom e al deputato di +Europa Riccardo Magi hanno esposto la vicenda in una conferenza stampa convocata alla Camera.
Cerchiamo di capire meglio chi è Hasib Omerovic, cosa è successo e quale sarebbe il coinvolgimento della Polizia.
Hasib Omerovic: chi è e cosa è successo
La famiglia Omerovic, di etnia rom, vive nella Capitale e nel 2019 le è stato assegnato un alloggio popolare in zona Primavalle. Hasib è affetto da una disabilità: è sordomuto ed è un giovane problematico.
Nel quartiere girano strane voci su di lui, suffragate da un post sulla pagina Facebook del quartiere con una foto e il seguente commento: “Fate attenzione a questa specie di essere, importuna le ragazze, bisogna prendere provvedimenti”.
In seguito al messaggio, la sorella di Hasib, Erika (16 anni) viene chiamata dal proprietario del bar che l’avverte che suo fratello ha importunato alcune ragazze del quartiere e che “qualcuno lo vuole mandare all’ospedale”. Il barista chiede alla ragazza di incontrarsi il giorno seguente al bar, ma l’incontro non ci sarà.
Il 25 luglio, quattro poliziotti in borghese del commissariato Primavalle si presentano nell’appartamento in via Gerolamo Aleandro mentre i genitori sono dal meccanico. In casa ci sono solo Hasib e Sonita.
La ragazza apre la porta e una donna e tre uomini entrano in casa. La donna chiude la serranda della finestra del salone e gli altri chiedono i documenti a lei e al fratello.
Fanno delle foto con il cellulare e “ poi lo hanno picchiato e lui è scappato in camera ” racconta Sonita, come riporta La Repubblica.
Da qui, la vicenda inizia ad assumere toni foschi. La ragazza dice che Hasib ha chiuso la porta della stanza a chiave, porta che verrà poi abbattuta dagli agenti. Dopodiché, il ragazzo cade dalla finestra.
“Gli hanno tirato calci e pugni, lo hanno preso dai piedi e lo hanno buttato giù”, è la versione della sorella, testimone oculare. Nella stanza ci sono delle macchie di sangue sul letto, un manico di scopa spezzato: Sonita sostiene che sia stato usato dagli agenti per pestare Hasib.
Il capo della Polizia Giannini segue in prima persona la vicenda e la Questura sta facendo luce su quanto successo; il pm Stefano Luciani ha sequestrato il lenzuolo e il bastone e ha aperto un fascicolo contro ignoti per tentato omicidio in corso.
Il deputato di +Europa Magi solleva alcuni dubbi: “Quell’intervento a casa era previsto? Era autorizzato?”
Caso Hasib: la versione della Polizia
Il primo dato certo sul caso Hasib è che la procura di Roma non aveva firmato alcun mandato di perquisizione per l’appartamento della famiglia Omerovic. È quanto emerge dalle prime verifiche delle Forze dell’Ordine. Il mandato non era stato firmato neppure dai superiori dei quattro agenti che il 25 luglio si sono presentati a casa di Hasib.
Nella relazione di servizio su quanto successo a Primavalle, gli agenti hanno dichiarato: “Alle 12,29, al momento dell’accesso all’abitazione Hasib è scappato dalla finestra lanciandosi dal primo piano ”. La versione, ora confluita nel fascicolo di indagine, respinge ogni accusa al mittente.
La versione ora all’esame della procura prosegue: “Era molesto sebbene sordomuto e al commissariato sono arrivate segnalazioni che lo riguardano, in quanto disturba le donne”.
Al momento i magistrati indagano contro ignoti, ma a breve i quattro poliziotti, che sono entrati in casa di Hasib senza mandato, potrebbero essere iscritti nel registro degli indagati.
Caso Hasib: la versione della sorella
Fatima Omerovic, la madre di Hasib, ha raccontato che lei, l’altra sorella Erika e il marito erano fuori casa per portare l’auto dal meccanico. Sonita ha invece detto alla madre che il figlio: “è stato picchiato, preso a calci, pugni, a bastonate. Poi i poliziotti l’hanno preso per i piedi e lanciato dalla finestra. Mi ha fatto vedere il manico della scopa spezzato e con cui ha visto che l’hanno percosso. La porta della camera da letto era sfondata, il termosifone divelto dal muro”.
Caso Hasib: il racconto della vicina di casa
La vicina di casa di Hasib, una mediatrice culturale, è testimone oculare, insieme a Sonita, del volo che è quasi costato la vita al 36enne sordomuto, ricoverato al Gemelli.
“Ho ancora i brividi, ho raccontato tutto alla polizia, dopo la caduta ho visto Hasib in terra e i poliziotti che cercavano di aiutarlo. Prima non ho sentito urla, richieste di aiuto o rumori provenire dall’abitazione degli Omerovic”.
Cosa non torna?
Nell’esposto che ha dato il via all’indagine per tentato omicidio è riportata la sintesi della conversazione informale tra il padre di Hasib e un altro agente del commissariato di Primavalle.
Secondo il racconto della famiglia Omerovic, riportato da La Repubblica, la vicina di casa telefona loro per informarli che c’è un problema con Hasib. L’agente della Polizia le prende il telefono dalle mani e, qualificandosi come poliziotto, rassicura i genitori del giovane che “ha solo un braccio rotto”, invece la situazione è ben più grave.
Al commissariato di Primavalle, il padre di Hasib chiede spiegazioni. Un poliziotto, che fa parte del gruppo che ha fatto l’intervento, spiega che il figlio importunava alcune ragazze e in seguito ad alcune segnalazioni web è scattato il controllo.
Qui, l’agente fornisce un dettaglio che desta sospetti. “Abbiamo suonato, la porta ci è stata aperta da Hasib, lui era molto tranquillo e si è fatto scattare delle foto mentre ci consegnava i documenti”. Dal momento che Hasib è sordomuto come avrebbe fatto a sentire il campanello?
L’agente spiega al padre come è avvenuta la caduta di Hasib: “Al termine delle operazioni, mentre se ne stavano andando via, si sono soffermati a parlare con Sonita, all’improvviso avrebbero sentito tirare su la tapparella della finestra della camera da letto da dove improvvisamente Hasib si sarebbe buttato nel vuoto”.
Stando al resoconto della famiglia Omerovic, la serranda era rotta da tempo e non si apriva se non forzandola. Quando rientrano a casa dopo la caduta, la trovano spalancata. E la porta della camera da letto è scardinata.
“Mi hanno detto che non avevano un mandato perché non serviva ”, mette a verbale il padre di Hasib nell’esposto depositato in procura.
Cosa sia accaduto in quell’appartamento di Primavalle potranno dircelo solo gli inquirenti. Si scava anche nel passato della famiglia bosniaca, di etnia rom, per appurare se ci siano stati precedenti di maltrattamenti, ma finora non è emerso nulla.
I quattro agenti verranno ascoltati per capire le ragioni che li hanno spinti ad andare a casa Omerovic senza mandato, o se sono stati autorizzati bisognerà capire da chi e per quale motivo.
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