Paola Gentile - 15 marzo 2023
Cosa si rischia con lo scontro tra caccia russo e drone Usa?
Lo scontro tra il jet russo e il drone statunitense potrebbe portare a grossi rischi e minacciare il precario equilibrio internazionale.
Lo scontro tra i due caccia russi e il drone Usa rischia di innescare un’escalation senza precedenti in un contesto internazionale che si regge su equilibri molto fragili.
Quello che è successo nei cieli internazionali è un po’ un assaggio di quello che potrebbe paventarsi: il drone Usa precipitato nel Mar Nero dopo essere stato abbattuto dai due caccia russi è solo la punta dell’iceberg di un’ipotetica collisione tra la Russia e la Nato, un faccia a faccia che Putin sta pregustando da tempo.
Gli effetti possono essere tanti ed imprevedibili sul confronto tra Allenza Atlantica e Cremlino innescato proprio dalla guerra in Ucraina.
Come sempre accade in questi casi, le versioni di Russia e Usa non coincidono per nulla. Se Mosca dice che il drone americano “è caduto da solo per una manovra brusca, si avvicinava al nostro confine”; gli americani sono di tutt’altro avviso. Nell’area era presente anche un velivolo spia italiano.
Scontro jet russi e drone Usa: cosa è successo
Nella giornata di ieri, martedì 14 marzo, un drone americano è precipitato nel Mar Nero dopo essere stato abbattuto da due caccia russi, per la precisione due Sukhoi-27.
Il drone, come riferisce un funzionario statunitense alla Cnn, stava operando nello spazio aereo internazionale, quando è stato colpito intenzionalmente da uno dei jet russi, che avrebbe urtato l’elica del MQ-9 Reaper, volando davanti al drone e iniziando a scaricare carburante.
Con l’elica del Reaper danneggiata, i piloti hanno dovuto abbattere il drone, che è caduto, senza possibilità di recuperarlo. Stando alle parole del funzionario, la collisione avrebbe danneggiato anche il jet russo.
Il Reaper è un mezzo fragile e poco manovrabile, concepito dagli Usa per la guerra contro il terrorismo jihadista, quando non era necessario misurarsi con difese contraeree o intercettori.
Scontro jet russi e drone Usa: le versioni che non coincidono
Gli Usa hanno fornito una versione dei fatti che è l’opposto di quanto fatto sapere dall’Aeronautica russa.
Gli americani hanno detto che il Reaper, un aereo telecomandato lento che procede a duecento chilometri orari, si trovava in acque internazionali, quando due Sukhoi-27 sono arrivati a velocità elevata e hanno vuotato il carburante sopra il drone.
L’obiettivo russo, riferiscono gli americani, era quello di accecare il drone, oscurare i sensori con una patina liquida in modo da non consentire ai piloti di condurlo fino alla base di Creech, nel Nevada.
Il Generale James B. Hecker, numero uno dell’Us Air Force in Europa, ha sottolineato che la manovra aggressiva russa è stata ripetuta più volte, sfrecciando davanti al drone per impedirgli il volo.
Durante uno di questi passaggi, un Sukhoi ha urtato l’elica, l’unico propulsore del drone che è andato fuori controllo ed è stato fatto cadere in mare. “Questo incidente dimostra una carenza di competenze oltre a un comportamento pericoloso e non professionale”, ha denunciato l’ufficiale statunitense.
Di diverso avviso la ricostruzione russa. Il ministero della Difesa di Mosca ha fatto sapere che il Reaper procedeva con il segnale spento in direzione della Russia e che i due caccia sono intervenuti per identificarlo.
Stando a quelle che sono le procedure standard, queste prevedono che i jet compiano dei giri intorno al velivolo sconosciuto, ma secondo i russi “a seguito di brusche manovre il drone americano è andato in volo incontrollato, ha perso quota ed è caduto in acqua”.
Per i russi si è trattata di una rivendicazione legittima, suffragata anche dall’insofferenza di Mosca nel registrare quotidianamente le missioni di aerei spia atlantici che raccolgono informazioni strategiche da girare poi alla resistenza ucraina.
Scontro jet russi e drone Usa: cosa si rischia
L’impatto è durato una quarantina di minuti e l’onda d’urto che si è generata è stata imponente. Una tecnica messa a punto dalla Russia che risale alla Guerra Fredda.
Immediatamente è scattato l’allarme Nato, con l’allerta delle squadriglie dell’Allenza Atlantica più vicine alla zona: quelle della base romena di Costanza, dove ci sono gli Eurofighter italiani e tedeschi. Pure gli F-18 della portaerei Bush, ormeggiata a Creta, e gli F-16 di Aviano devono essere stati mobilitati. Però, erano tutti troppo distanti per soccorrere il Reaper.
Il rischio che si prospetta è alto e di certo gli Usa valuteranno l’opzione di inviare caccia a proteggere i voli dei droni, così come ha fatto la Gran Bretagna quando, il 29 settembre scorso, un Sukhoi ha intercettato un Boeing RC-135 britannico e lanciato un missile.
Di certo, le parole pronunciate da Putin non rassicurano: “ Lottiamo per la sopravvivenza dello Stato russo ”.
Scontro jet russi e drone Usa: cosa ci faceva un velivolo spia italiano
A tenere d’occhio la situazione, rimanendo al confine tra Romania e Ucraina, c’era un Gulfstream Caew dell’Aeronautica Militare italiana decollato da Costanza e un Boeing P-8 dell’Us Navy partito da Sigonella.
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