Paola Gentile - 7 ottobre 2022
Donato Bilancia: chi era e cosa ha fatto
La storia del serial killer rivive nel docu-film di RaiDue “Le tre vite di Donato Bilancia”.
Donato Bilancia è considerato il serial killer più brutale della storia italiana. Tra il 15 ottobre 1997 e il 20 aprile 1998 compie 17 omicidi, 9 uomini e 8 donne.
La sua storia rivive nel docu-film che andrà in onda questa sera, in prima serata alle 21:25, su RaiDue dal titolo “Le tre vite di Donato Bilancia”, scritto e diretto da Pino Corrias con Renato Pezzini, per il ciclo di Rai Documentari “L’Italia Criminale, quando la cronaca fa la Storia”.
La vita di Bilancia viene tratteggiata fotografando quelli che sono stati i tre momenti chiave della sua esistenza:
- Il giocatore d’azzardo;
- L’assassino, ricostruito attraverso gli audio originali della confessione resa nei tre giorni e tre notti di interrogatori;
- Il carcerato, una detenzione durata 22 anni, dal 1998 fino al 17 dicembre 2020, quando è morto di Covid.
Ripercorriamo le tappe della vita di Donato Bilancio e capiamo meglio chi era e cosa ha fatto.
Chi era Donato Bilancia
Classe 1951, Donato Bilancia (detto Walter) è stato uno dei più brutali ed efferati criminali della storia italiana. Nato a Potenza il 10 luglio, è morto di Covid il 17 dicembre 2020 a Padova. Condannato a 13 ergastoli per aver commesso 17 omicidi tra il 1997 e il 1998 in Liguria e nel basso Piemonte.
Dopo un lungo peregrinare per l’Italia, la famiglia Bilancia di stabilisce a Genova nel 1956. Donato ha un rapporto complicato sia con la madre che con il padre, non va d’accordo neppure con il fratello ed inizia la sua carriera criminale molto presto, con i primi furti.
“La mia era una famiglia disgraziata, litigi, botte, un inferno” racconta Bilancia che cresce con il complesso del fisico inadeguato e del pene piccolo: “Mio padre d’estate mi denudava di fronte alle mie tre cugine e io piangevo, mi attorcigliavo, morivo di vergogna”.
Non è brillante a scuola, ripete tre volte la terza media, e alla fine abbandona. Fa il barista, il meccanico, il panettiere ma la sua vocazione è fare il ladro. A scuola dai maestri della malavita, questi gli insegnano i segreti del mestiere tanto da autodefinirsi “ il migliore ladro professionista in circolazione ”.
A 15 anni, però, sopraggiungono i primi problemi con la giustizia, proseguiti con un arresto in flagranza di reato per furto e successivamente per rapina. Riesce ad evadere dalla prigione e affianca l’attività del rapinatore a quella del vizio del gioco d’azzardo, tanto da essere noto nelle bische clandestine con il nome di “Walterino”.
Capace di vincere 200 milioni di lire in una sera e di perdere tutto quella successiva, Bilancia vive l’eccesso, non ha fidanzate e frequenta le prostitute.
Il suicidio del fratello nel 1987 che si getta sotto un treno con il figlio di 4 anni è uno spartiacque importate per Bilancia. Alla tragedia si aggiunge il tradimento del suo unico vero amico, Maurizio Parenti, con cui frequentava le bische. I suoi disturbi mentali aumentano e nel 1990 è vittima di un incidente stradale e resta in coma per alcuni giorni.
Il killer delle prostitute
Prima di diventare il killer delle prostitute, Bilancia ha già all’attivo 5 omicidi consumati tra il 15 ottobre 1997 e il 25 gennaio 1998, quando toglie la vita al biscazziere Giorgio Centenaro, a Maurizio Parenti e alla moglie Carla Scotto, ai coniugi Solari e Pitto, a Luciano Marro e a Giangiorgio Canu, un metronotte.
Dopo di che si dedica alle prostitute. Ucciderà per puro odio e disprezzo contro le donne 4 prostitute tra Genova, Varazze, Arenzano e Cogoleto. Fino all’omicidio per il puro gusto di uccidere, senza un movente, che lo porta ad assassinare due donne incrociate sui treni della Liguria, di notte.
Gli inquirenti indagano sulla catena di omicidi che non hanno un apparente filo conduttore. Gli esperti balistici, però, scoprono che i primi delitti hanno in comune la stessa pistola, ma il loro referto viene ignorato per mesi.
I delitti sono affidati per competenza territoriale alle cinque procure di: Genova, Savona, Sanremo, Imperia e Alessandria, ma non si scambiano informazioni. È Enrico Zucca, il magistrato di Genova che con i carabinieri del Nucleo operativo indaga sull’omicidio della nigeriana Tessy Adodo, che riesce a ricollegare la sequenza dei delitti in corso, selezionare gli indizi e a mettere a fuoco la pista che li condurrà fino a Donato Bilancia.
Il carcere
La transessuale Lorena, scampata alla furia omicida di Bilancia, fornisce alle Forze dell’Ordine l’identikit che incastra il serial killer. Altro elemento importante è l’identificazione di una Mercedes nera usata durante i delitti, insieme alla testimonianza di un uomo che ha venduto ad un ladro di professione un’auto.
Tra i tasselli che portano gli inquirenti a Bilancia, ci sono gli omicidi casuali sui treni, nella settimana di Pasqua del 1998. Le Forze dell’Ordine si mettono sulle sue tracce, dopo una serie di pedinamenti, i carabinieri identificano il DNA del sospettato e finalmente Bilancia, “il giustiziere della Liguria” e “il serial killer dei treni”, viene arrestato.
È il 6 maggio 1998. “Se volete che vi racconti la mia storia, dobbiamo cominciare dall’inizio. E l’inizio non è un omicidio, non sono otto omicidi, ma diciassette” dice agli inquirenti.
Reo confesso, è condanno a 13 ergastoli senza mai andare in aula, “mi vergogno di farmi guardare in faccia dai parenti delle vittime”. Portato nel carcere “Due Palazzi” di Padova vi resterà per 20 anni, prima in isolamento e poi più integrato.
In carcere, Bilancia si diploma, frequenta il gruppo teatrale del penitenziario e negli ultimi anni della sua vita si pente, fino a convertirsi e a chiedere perdono, ma mai in forma pubblica.
La morte
All’inizio di dicembre 2022, nel carcere di Padova dov’è detenuto Bilancia scoppia un focolaio di Covid. Viene ricoverato presso l’ospedale della città veneta, al reparto di pneumologia. Abbattuto perché si era visto negare un permesso premio, decide di non sottoporsi alle cure e si lascia morire per non essere “più un problema per la società”. Muore il 17 dicembre 2022 a 69 anni.
Le ragioni dei delitti
Gli psichiatri hanno a lungo analizzato le ragioni dietro la serie di omicidi di cui si è macchiato Bilancia. Crudeltà e piacere si fondono e sono la base che ha spinto l’uomo ad uccidere. “Più le sue uccisioni erano arbitrarie, perentorie, senza esitazioni, più il suo senso di onnipotenza cresceva. E, con l’onnipotenza, il piacere” dice il magistrato.
Bilancia uccide perché questo lo rende onnipotente. Più è facile uccidere e più lo fa. “Ho fatto a tutti la stessa cosa: a ognuno un colpo in testa. Routine, monotonia assoluta. Ma non chiedetemi perché l’ho fatto, perché non lo so” confessa Bilancia, ma in realtà, spiega l’autore del docu-film Pino Corrias, le motivazioni lui le sapeva: “Quel “non lo so” è la sola bugia contenuta nella sua confessione, quando ancora provava a farsi passare anche lui da vittima della propria violenza”.
La sua vita in tv
Oltre al docu-film “Le tre vite di Donato Bilancia”, la storia del serial killer ha ispirato “Ultima pallottola”, la miniserie in onda nel 2003 su Canale5. Nel 2004, desta scalpore l’intervista fatta da Paolo Bonolis a Bilancia durante la trasmissione Domenica In.
Il 2014, Rai 3 dedica una puntata del programma “Stelle nere” ai delitti di Bilancia e nel 2021, il programma della terza rete “Un giorno in pretura” realizza una puntata sul suo processo.
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