Paola Gentile - 1 dicembre 2022
Ecco quali armi l’Italia manderà a Kiev: la lista completa
Approvata la mozione per l’invio del sesto pacchetto di Aiuti militari a Kiev. Nella lista anche i missili Aspide.
Alla fine, il nodo sull’invio di nuove armi all’Ucraina è stato sciolto e la Camera ha approvato la mozione del centrodestra che impegna l’esecutivo Meloni a spedire nuove armi in Ucraina per aiutare la resistenza di Kiev per tutto il 2023.
Oltre a questo, il governo si impegna anche a portare le spese militari al 2% del Pil entro il 2028. L’aspetto che ad uno sguardo poco attento potrebbe destare sorpresa è che sull’invio di armi a Kiev c’è stata la convergenza della maggioranza con Partito Democratico e Terzo Polo.
Tuttavia, tale appoggio risulta coerente con quanto verificatosi nella precedente legislatura, sostegno che fa il paio con la posizione di Carlo Calenda che non ha mai fatto mistero delle sue posizioni.
A sfilarsi solo il Movimento 5Stelle con Giuseppe Conte che ha espresso parole dure nei confronti della mozione targata FdI, Lega e Fi, richiamando alle azioni diplomatiche e alla pace, rigettando l’invio di ulteriori armi.
Pronta la replica di Calenda che sul suo Instagram ha bacchettato ed ironizzato sul comportamento del capo politico del Movimento.
In cosa consiste il nuovo documento dell’esecutivo Meloni e qual è l’impegno dell’Italia per Kiev.
Armi italiane a Kiev: quali sono
Il governo Meloni è d’accordo per l’invio di armi a favore dell’Ucraina per tutto il 2023. Si tratta del sesto pacchetto di Aiuti che verrà licenziato tra fine dicembre ed inizio gennaio.
Al momento, il testo è secretato per ragioni di sicurezza, come peraltro i precedenti, ma come riporta Repubblica le armi italiane a Kiev sono proprio i missili Aspide.
Fino a questo momento, infatti, i suddetti missili non erano stati mai forniti da Roma. Meloni ha voluto, così, dare un segnale politico e di continuità con quanto fatto dal governo Draghi.
Missili Aspide a Kiev: a cosa serviranno
Gli Aspide sono dei missili terra-aria di vecchia generazione che l’Aeronautica militare italiana ha ritirato dal servizio lo scorso anno.
Malgrado in Italia siano considerati vetusti, in Ucraina potrebbero rivelarsi come una vera e propria manna dal cielo. La contraerea sovietica di Zelensky è al collasso e gli Aspide potrebbero garantirgli affidabilità e precisione. Anche la Spagna li aveva in dotazione e ha deciso di fornirli a Kiev, addestrando il personale: la prima batteria è già stata consegnata da Madrid.
I missili Aspide italiani sono custoditi negli hangar di Rivolto, in provincia di Udine, dove i tecnici hanno già iniziato le manovra di rivitalizzazione dei propulsori.
L’Italia fornirà quattro batterie complete di radar, ciascuna con 18 missili, con un raggio d’azione di 20km, sufficiente a proteggere una città dai droni e dai cruise russi.
Aiuti a Kiev: tutte le armi da inviare
Oltre ai missili Aspide, l’Italia invierà anche cannoni, semoventi, munizioni e sistemi di difesa aerea. Ovviamente non ci sono certezze in merito, poiché il testo è secretato, tuttavia, indiscrezioni di stampa ci dicono che la lista è lunga.
Nell’elenco figurano i Pzh2000 (l’Italia ne ha dati 6 su 68 in possesso), obici con un cannone da 155 millimetri e un sistema di sparo computerizzato, essenziali per la guerra di trincea perché in grado di sparare a 40km di distanza e capaci di esplodere venti proiettili in tre minuti. Gli obici vanno ad aggiungersi ai semoventi M109L già inviati dal governo Draghi.
Il ruolo dell’Italia nella resistenza di Kiev
Il Corriere della Sera ha rivelato che l’Italia sta svolgendo un ruolo fondamentale nel sostegno alla resistenza di Kiev.
Alle porte di Roma, nella campagna romana, è nascosto un bunker gestito dalla nostra intelligence nel quale opera un sistema satellitare indispensabile per le operazioni in corso delle forze armate ucraine sul fronte Est della Nato.
In più, i servizi segreti e l’Esercito italiano addestrano il personale militare ucraino, impegno assunto dal nostro Paese in ambito Nato.
Aiuti a Kiev: Berlusconi e Salvini provano a far saltare il banco
Sebbene ce l’abbiano messa proprio tutta, alla fine Berlusconi e Salvini non sono riusciti a far saltare il banco.
Eppure, ci avevano messo del loro. Prima cercando di far saltare l’invio di armi all’Ucraina dapprima inserito nell’emendamento Calabria, poi ne è stato disposto uno ad hoc, e infine costringendo la maggioranza a modificare la mozione sull’Ucraina inserendo in apertura al testo lo sforzo per la pace e l’impegno diplomatico.
Insomma, un modo per tenere il piede in due scarpe, per strizzare l’occhio ai filo-putiniani e per sfilarsi al momento opportuno quando le cose si metteranno male, brandendo una presunta verginità ed estraneità che si fa fatica ad attribuire ad entrambi.
Che il governo Meloni avrebbe sostenuto e ampliato gli aiuti a Kiev lo si era capito dal bilaterale avuto con il presidente americano Joe Biden, sostegno che passa necessariamente dall’invio di armi mai date finora.
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