Redazione - 24 febbraio 2022
Guerra in Ucraina, cosa può succedere adesso: l’opinione di Luca Aresta (M5S)
L’attacco della Russia in Ucraina scuote l’Europa, e non solo: cosa succederà adesso? Ne abbiamo parlato con Giovanni Luca Aresta, deputato M5S e capogruppo in commissione Difesa.
La domanda del giorno riguarda quanto sta succedendo in Russia: tutti, infatti, si chiedono dove potrebbe portare una tale situazione. L’attacco di Putin in Ucraina non passerà inosservato e le conseguenze possono essere diverse, a seconda dello scenario che si concretizzerà.
Cosa può succedere adesso? Lo abbiamo chiesto a un parere esperto, Giovanni Luca Aresta, deputato M5S e capogruppo in commissione Difesa, che ringraziamo per aver accettato di rispondere alle nostre domande.
Dopo settimane di smentite, la Russia ha deciso di attaccare l’Ucraina. Una situazione che preoccupa tutti gli italiani, i quali temono che un attacco in Europa possa avere delle gravi ripercussioni anche per il nostro Paese. Pensiamo per un attimo al lato economico: le forniture di gas, già caratterizzate da una crescita rilevante nelle ultime settimane, potrebbero vedere il loro prezzo aumentare ancora. Quale pensa che possano essere i risvolti in questo senso, con l’Italia che ricordiamo è uno dei Paesi che per la fornitura di gas è molto dipendente dalla Russia?
Prima di tutto il pensiero va al popolo ucraino che oggi è sotto un inaccettabile bombardamento e invasione. Siamo preoccupati per questo bagno di sangue e per il fatto che la guerra torni a devastare una parte del continente europeo. Le guerre portano sempre in sé un potenziale effetto domino: scegliere la guerra abbandonando la via maestra della diplomazia e del dialogo è un errore imperdonabile di Putin che oltre a pregiudicare la vita e la libertà degli ucraini minaccia la stessa sicurezza della popolazione russa.
Per questo chiediamo di cessare immediatamente l’attacco all’Ucraina e a Mosca di tornare al dialogo e al negoziato. Sulla guerra non si costruisce nessun futuro. L’Ue e la Nato sono compatte nel condannare questa violazione del diritto internazionale. Le sanzioni sono una conseguenza di una scelta scellerata ma è chiaro che devono essere accompagnate da una forte iniziativa diplomatica tesa ad arrestare la guerra.
Altra preoccupazione per i cittadini riguarda la possibilità che un tale conflitto possa portare allo scoppio di un’altra guerra mondiale. Possiamo rassicurare tutti, ribadendo che il Parlamento si fa garante di quanto stabilito dall’articolo 11 della Costituzione che “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
L’Italia è vincolata saldamente al suo articolo 11 della Costituzione e al carattere difensivo dell’Alleanza Atlantica.
Stiamo rafforzando, anche in modo dissuasivo, la difesa dei Paesi alleati dell’Europa orientale e dei Paesi Baltici affinché sia chiaro che quello dei confini della Nato è un limite invalicabile. La pace ovviamente è la nostra priorità a cui orientiamo tutta la nostra politica estera, ma la Russia deve dare una chance alla pace, fermare le armi e tornare al negoziato. C’è l’Onu da attivare e anche altri Paesi possono agire da mediatori. Come la Cina, per esempio, che non ha mai riconosciuto l’annessione russa della Crimea. Tutta la comunità internazionale è chiamata ad agire e mettere in campo ogni sforzo per fermare la guerra.
Un tale attacco tuttavia non rimarrà impunito. Il fronte Nato appare compatto, anche se nelle ultime ore non sono mancati gli attacchi all’Italia colpevole - citando il Wall Street Journal - di “aver esitato sulle sanzioni nel momento sbagliato”. Secondo lei, quanto sta succedendo potrebbe in qualche modo cambiare gli equilibri internazionali? E se sì in che modo?
Purtroppo la costruzione di una sicurezza comune di tutto il nostro continente sconta errori e sottovalutazioni dei decenni post guerra fredda.
In una fase in cui le economie sono interdipendenti una guerra è una iattura per tutti, più qui in Europa che oltre Atlantico. Per cui mi sembrano ingenerose le critiche del Wall Street Journal. Poi andrebbe valutata anche l’efficacia delle sanzioni rispetto agli obiettivi dichiarati. Sicuramente, le sanzioni vanno maneggiate con cura e intelligenza, oltre a essere proporzionate e graduali. Sappiamo che le conseguenze delle sanzioni nei confronti di Mosca potranno avere effetti drammatici sull’Europa, soprattutto per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico, a cominciare dal gas, e quindi comporteranno inevitabili riflessi sugli importi delle bollette degli italiani, che già hanno registrato una preoccupante impennata.
Il timore è che un tale attacco possa avere un seguito con altri Paesi che potrebbero seguire l’esempio della Russia per affermare le loro rivendicazioni territoriali. Donald Trump nei giorni scorsi ha parlato di un possibile attacco della Cina in Taiwan, con l’asse cinese-russo che di fatto sembra essere il grande timore di tutti. Bisogna dunque fare in modo che il conflitto in Ucraina si spenga il prima possibile: secondo lei la soluzione diplomatica è ancora possibile? E se no, come potrebbe finire la guerra in Ucraina?
Non c’è alternativa alla composizione diplomatica e negoziata della crisi. La stessa Russia non può non rendersi conto che l’Ucraina non può essere tenuta sotto occupazione a lungo, il prezzo da pagare sarebbe altissimo anche nei confronti dell’opinione pubblica russa. Bisogna ritornare al diritto internazionale e al ruolo delle Nazioni Unite per la costruzione di un sistema di sicurezza comune.
Qual è la posizione dei partiti italiani a riguardo? In passato, specialmente da parte della Lega, non sono mancati gli ammiccamenti alla Russia. Oggi possiamo dire che la politica italiana è compatta riguardo a qual è il ruolo dell’Italia in questo conflitto.
L’Italia è collocata in modo fermo con la Ue e con la Nato e lavora nelle istituzioni internazionali di cui è parte per una soluzione diplomatica della crisi. Bisognerà sostenere il popolo ucraino anche sotto il profilo dell’aiuto umanitario e del sostegno ai profughi. In questo disastro, il sostegno e il riparo ai profughi dovrà vedere proprio i paesi di Visegrad, così poco disponibili a farsi carico dei profughi che sbarcano sulle coste del Mediterraneo. Forse capiranno adesso quanto fosse sbagliata la mancata solidarietà con i Paesi europei del Mediterraneo in questo campo.
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