Luca Restivo - 2 maggio 2022
L’Italia sta per entrare in guerra?
Il vertice di Ramstein potrebbe ben presto trasformare la posizione italiana. Se la NATO lo deciderà, il nostro Paese dovrà rispondere: presente.
Il vertice dei ministri della Difesa dei Paesi NATO, tenutosi a Ramstein, in Germania, ha gettato le basi per una guerra di attacco contro la Russia.
È la sensazione che si evince dal tavolo di discussione. Il passaggio dalla posizione di prudenza a quella offensiva è chiaro, come pure gli obiettivi messi sul banco del dibattito:
- Punire la Russia;
- Ridimensionare la Russia;
- Destituire Putin.
Che ci stessimo avviando più ad uno scontro che ad una mediazione lo si era intuito nel momento in cui si è smesso di discutere di negoziati.
Al tavolo di Ramstein c’era anche l’Italia, rappresentata dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, che non si è tirato indietro ed ha fatto la sua parte: l’Italia invierà armi e sostegno economico all’Ucraina ed è pronta a varare un terzo pacchetto di aiuti che comprendono armi speciali (qui).
Cosa è successo a Ramstein
Al vertice di Ramstein erano presenti i ministri della Difesa dei Paesi NATO. Nell’elenco dei 43 fanno parte anche:
- Giappone;
- Corea del Sud;
- Australia;
- Nuova Zelanda;
- Israele;
- Giordania;
- Qatar;
- Liberia;
- Marocco;
- Tunisia;
- Svezia;
- Finlandia.
Se per Il Riformista, il tavolo tedesco era un vero e proprio Consiglio di guerra, l’obiettivo finale è quello di sconfiggere Putin con ogni mezzo: “Dobbiamo indebolire la Russia e impedirle di riacquisire la forza militare necessaria per aggredire altri Paesi” ha dichiarato il ministro della Difesa americano, Lloyd Austin, ribadendo che “dobbiamo muoverci con il ritmo della guerra. Impediremo a Mosca di rimettere in sesto le sue forze armate”. Dello stesso avviso il Capo di Stato maggiore americano Mark Milley che alla CNN ha aggiunto: “È in gioco l’assetto internazionale. Se la Russia non verrà punita, allora entreremo in un’epoca di crescente e preoccupante instabilità”.
L’Italia sta per entrare in guerra?
La presenza del ministro Guerini al tavolo di Ramstein e la decisione del Parlamento italiano di continuare ad inviare armi all’Ucraina per difendersi dall’offensiva russa mette in evidenza che il nostro Paese sta facendo la sua parte in qualità di membro NATO. Quindi, se l’offensiva NATO nei confronti della Russia diventerà più stringente, c’è il serio rischio che anche l’Italia venga coinvolta.
In questo senso le parole del Presidente americano Biden lasciano presagire che un’azione di forza è nell’aria: “È il momento di decidere da quale parte stare, di qua le democrazie, di là le autocrazie”.
In molti si chiedono se il Parlamento italiano non debba discutere di un possibile impegno diretto del nostro Paese e se la politica, dapprima sulle barricate (vedi Movimento 5Stelle), ora affievolitasi non debba dire qualcosa in merito. L’unica preoccupazione sembra quella di non mettere a rischio la tenuta del governo: “Nessuno pensi di indebolire il governo, un nuovo passaggio parlamentare non è previsto” ha dichiarato Borghi del Pd.
Dinnanzi a questo timore, non c’è nessun confronto che tenga.
Le minacce di Lavrov
A dire qualcosa, invece, è stato il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, che è tornato sul tema del nucleare. In un’intervista ad al-Arabiya, ha detto: “La Russia non minaccia nessuno con una guerra nucleare”. Mosca “non si considera in guerra con la Nato: un tale sviluppo degli eventi aumenterebbe i rischi di un conflitto nucleare, che non può essere consentito”.
La sensazione, ha ammesso Lavrov è che sia la NATO ad essere in guerra contro la Russia. Poi, il monito: “L’Occidente non si aspetti che la Russia chieda perdono e capitoli davanti alle sanzioni”.
Intervenuto ieri sera nella trasmissione di Rete4, Zona Bianca, Lavrov si è detto sorpreso dall’atteggiamento italiano: “eravamo abituati all’idea che l’Italia, grazie alla sua storia, sapesse distinguere il bianco dal nero”. Ha poi, infine, derubricato i massacri di Bucha come “fake news”.
L’atteggiamento duro e deciso fa il paio con quello assunto qualche giorno fa a proposito delle conseguenze per chi si sarebbe messo in mezzo nel conflitto russo-ucraino: “Facciamo appello agli Stati Uniti e ai loro alleati perché mettano fine all’irresponsabile militarizzazione dell’Ucraina, che comporta conseguenze imprevedibili per la sicurezza regionale e internazionale”.
I Paesi europei, tra cui l’Italia, ha poi chiarito Lavrov, dovranno pagare il gas in rubli “perché hanno rubato a Mosca le sue riserve valutarie in dollari, ed euro, depositate presso le banche europee imponendo un congelamento nell’ambito delle sanzioni”. Precisando che:
“Voi pagherete comunque nella valuta prevista dai contratti ma le forniture verranno considerate pagate quando queste somme saranno state convertite in rubli, che non possono essere rubati, per gli acquirenti non cambierà nulla, pagheranno stesse somme previste dai contratti”.