Simone Micocci - 19 novembre 2018
Quale riforma per la Polizia Penitenziaria?
Quale futuro per la Polizia Penitenziaria? C’è chi è favorevole all’accorpamento nella Polizia di Stato o nei Carabinieri, altri ad una riforma delle competenze e all’istituzione di una Polizia di Giustizia; tuttavia, al momento tutto tace.
Sono anni che si parla di una riforma della Polizia Penitenziaria; secondo diversi esperti in materia - così come gli addetti al settore - una riforma delle competenze sarebbe necessaria per far sì che il carcere svolga nella maniera più adeguata possibile la funzione rieducativa nei confronti dei detenuti.
Il problema è che oggi il personale della Polizia Penitenziaria non è adeguato a svolgere questo compito vista la scarsa preparazione in materia. Secondo il parere degli esperti, l’affidamento della cura e la gestione dei detenuti, infatti, non dovrebbe essere di competenza dei poliziotti penitenziari, bensì di professionisti di tipo psico-pedagogico facenti parte di un corpo di sicurezza non avente funzioni di polizia generale.
Se si vuole veramente che la pena scontata in carcere sia una forma di rieducazione del detenuto è importante che questo processo venga affidato a delle figure professionali specializzate in ambito psico-pedagogico.
Di riforma della Polizia Penitenziaria quindi si parla da tempo e c’è chi prospetta - in caso di affidamento della gestione dei detenuti ad un corpo di sicurezza - un nuovo ruolo per la Pol.Pen. con un possibile accorpamento in un’altra Forza dell’Ordine, quale potrebbe essere la Polizia di Stato o i Carabinieri.
Tuttavia nonostante negli anni siano state fatte diverse ipotesi su come riformare questo corpo - la cui storia ha avuto inizio poco più di 200 anni fa - ad oggi non sono stati fatti passi in avanti in merito.
È comunque interessante approfondire i progetti di riforma presentati in questi anni, così da farsi un’idea di quale potrebbe essere il futuro della Polizia Penitenziaria.
Da Polizia Penitenziaria a Polizia di Giustizia
C’è chi ritiene che alla base di una riforma della Polizia Penitenziaria ci possa essere la Legge 103/2017 approvata nella scorsa legislatura recante “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento penitenziario”.
Una riforma promossa dal Governo e specialmente dall’allora Ministro della Giustizia Andrea Orlando, nel quale viene delegato il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per prevedere delle misure tali da rendere maggiormente efficace il sistema dei controlli, anche tramite “il coinvolgimento della Polizia Penitenziaria”.
In realtà alla riforma non è seguito alcun progetto riformatore della Polizia Penitenziaria ma c’è chi ritiene che si potesse partire da qui per istituire un Corpo di Polizia di Giustizia attribuendo agli agenti penitenziari delle nuove competenze.
Nel dettaglio, questi dovrebbero occuparsi di tutti gli aspetti esecutivi della pena, specialmente al di fuori delle mura carcerarie; ad esempio potrebbero controllare i detenuti ai domiciliari e sottoposti ad altre misure alternative, così come potrebbero assumere un ruolo di primo piano nella protezione dei collaboratori di giustizia.
In questo modo Polizia di Stato e Carabinieri sarebbero svincolati da questi compiti, mentre all’interno delle carceri potrebbero essere inseriti professionisti di tipo psico-pedagogico per seguire il percorso riabilitativo dei detenuti. Il compito della Polizia Penitenziaria - o meglio di Giustizia - sarebbe invece quello di tutela della sicurezza dentro e fuori dal carcere.
Accorpamento in Carabinieri e Polizia
C’è poi chi ritiene che la soluzione migliore sia quella di accorpare la Polizia Penitenziaria all’interno di una tra Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri.
In tal caso lo scenario più ovvio sarebbe quello di un accorpamento nella Polizia di Stato, già previsto dallo schema di unificazione della Polizia Penitenziaria dell’aprile del 2017, scaricabile di seguito.
D’altronde in questo modo gli appartenenti alla Pol.Pen. non diventerebbero una forza militare (cosa che invece succederebbe con il passaggio nei Carabinieri) mantenendo il loro stato di polizia ad ordinamento civile.
Tuttavia l’accorpamento nell’Arma con la conseguente creazione dei Carabinieri Penitenziari potrebbe essere più funzionale, poiché vista la maggiore articolazione dei carabinieri in Comuni e periferie sarebbe più semplice - ed economico - assegnare loro l’attività di controllo sul territorio dei detenuti ammessi alle misure alternative alla detenzione, sempre più diffuse negli ultimi anni.
Anche in questo caso - così come per la Polizia di Giustizia - ai Carabinieri Penitenziari verrebbe affidato il controllo esterno della struttura detentiva nonché, come anticipato, il monitoraggio sul territorio della misure alternative alla detenzione collegate all’esecuzione penale extra-moenia.
Non bisogna dimenticare, d’altronde, che è lo stesso Consiglio dell’Unione Europea - con la Raccomandazione R(2006)2 - a chiedere che la direzione degli Istituti penitenziari venga affidata ad autorità pubbliche non facenti parte delle Forze Armate e di Polizia, cosa che invece avviene in Italia dove questa è affidata alla Polizia Penitenziaria.
Siamo arrivati in un momento della storia, quindi, in cui la Polizia Penitenziaria dovrebbe “uscire” dalle carceri, ed essere sostituita da funzionari giuridico pedagogici del carcere, a cui verrebbe affidato il compito di accompagnare i detenuti nel percorso di reinserimento sociale.
Ribadiamo comunque che al momento non c’è nulla di concreto per quanto riguarda la riforma della Polizia Penitenziaria, anche perché nel contratto di Governo sottoscritto da Lega e Movimento 5 Stelle non c’è alcun progetto del genere.
La necessità di riformare questo Corpo, però, è crescente, quindi immaginiamo che se ne continuerà a parlare e che nel medio-lungo periodo dalle parole si potrebbe passare ai fatti.
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