Paola Gentile - 15 marzo 2023
Quanto guadagna il titolare di un bar e come aprire l’attività
Tutto quello che c’è da sapere su quanto guadagna il proprietario di un bar, quali sono i costi per aprire l’attività e quali requisiti bisogna possedere.
Aprire un bar potrebbe essere una valida alternativa per chi non ha un lavoro, ma vorrebbe investire in un’attività tutta propria.
Quello del titolare di un bar è una professione molto faticosa che comporta sveglia molto presto, affabilità con i clienti, trattare con i fornitori, offrire sempre nuovi prodotti e far quadrare i conti a fine mese.
Per aprire un bar servono dei permessi e una partita Iva, primo requisito che occorre possedere, dal momento che si è a tutti gli effetti dei lavoratori autonomi.
Il secondo step è iscriversi al Registro delle Imprese, presentare la Scia Commerciale, seguire un corso per la somministrazione e la vendita di alcolici e conseguire l’attestato HACCP, oltre ad avere il nulla osta dell’Asl.
Di seguito, tutto quello che c’è da sapere su come aprire un bar e quanto guadagna il titolare.
Aprire un bar: la guida completa
Come aprire un bar
Innanzitutto, bisogna avere chiara la collocazione dove aprire un bar. Per sciogliere questo nodo occorre, magari, fare un sopralluogo della zona alla quale si è pensato e verificare che non ci sia troppa concorrenza intorno e che sia un’area trafficata, così da avere quantomeno dei guadagni sicuri.
Importante sarà anche rendere la struttura accogliente, arredata in modo tale da invogliare il clienti a sedersi e a tornare.
Ordine e pulizia devono farla da padrone in un’attività aperta al pubblico, oltre ad avere bene in mente un business plan, così da avere ben chiaro tutto quello che serve e i costi a cui si va incontro. Da tenere a mente sono anche alcuni dettagli, quali:
- Numero di persone che compone lo staff;
- Budget iniziale;
- Costi dei fornitori, del commercialista, delle tasse.
La normativa di riferimento
La normativa di riferimento per l’apertura di un bar è specifica e la si trova nella legge n. 287 del 1991, che riguarda la somministrazione di alimenti e bevande. In linea generale, allo scopo di poter aprire l’esercizio commerciale si deve applicare quanto fissato in materia dalla normativa regionale e dalla normativa locale del Comune nel quale ha sede l’attività.
Da qualche anno è scattata l’abolizione delle licenze che regolavano la concorrenza. Quindi, fatta eccezione per i regolamenti comunali che normano l’apertura di esercizi commerciali nei centri storici, oggi non è più nella facoltà dei Comuni decidere il numero di bar che possono essere aperti sul territorio.
Questo rappresenta una buona notizia per tutti coloro che vogliono intraprendere questa avventura imprenditoriale. La situazione attuale trova origine nella circolare del MISE n. 3635/C del 2010.
Inoltre, per poter avviare concretamente il bar è necessario che il locale sia in regola con quanto fissato dalla normativa igienico-sanitaria per i pubblici esercizi, all’interno del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 1980.
I requisiti da possedere
Sulla base delle norme vigenti, è possibile tracciare una lista dei requisiti che servono per aprire un bar:
- Aver già compiuto i 18 anni di età;
- Aver completato la scuola dell’obbligo;
- Scelta di un locale commerciale che abbia le caratteristiche idonee allo scopo;
- Iscrizione all’Inps e alla Camera di Commercio (Registro delle imprese);
- Apertura della Partita Iva;
- Superamento del corso ICAL, che consente l’abilitazione alla somministrazione di alimenti e bevande;
- Certificazione di inizio attività (SCIA) presso il Comune - Sportello unico per le attività produttive - che includa i seguenti dati: titolare dell’impresa, orari di apertura e chiusura, agibilità, conformità Asl, planimetria del locale e visura catastale ecc..;
- Pagamento dei diritti SIAE per la diffusione di musica e immagini negli spazi del bar;
- Possesso dell’attestato di analisi dei pericoli e dei punti critici di controllo (HACCP), giacché come proprietario del bar è ovvio aver a che fare quotidianamente con il cibo e serve conoscere quali alimenti, quali preparazioni o quali iter possono costituire un rischio d’intossicazione alimentare.
Oltre a quelli sopra indicati, è indispensabile possedere anche i seguenti requisiti:
- Essere diplomati presso un istituto alberghiero;
- Aver frequentato un corso di somministrazione di alimenti e bevande;
- Aver svolto in proprio, per almeno due anni nell’ultimo quinquennio, l’attività di vendita all’ingrosso o al dettaglio di prodotti alimentari;
- Aver lavorato, per almeno un biennio negli ultimi 5, presso un’impresa del settore alimentare come dipendente qualificato alla vendita, alla preparazione o all’amministrazione di prodotti alimentari;
- Aver frequentato un corso di somministrazione di alimenti e bevande.
È previsto anche che il locale rispetti le regole riguardanti i vincoli paesaggistici e storici previsti dal Comune, la sicurezza e l’igiene sul posto di lavoro e che il titolare sia in possesso delle certificazione antincendio, previo controllo del locale da parte dei Vigili del Fuoco.
Per esporre l’insegna serve l’autorizzazione del proprio Comune; mentre, nel caso in cui si vogliano vendere alcolici è necessario munirsi dell’apposita licenza che viene rilasciata dall’Agenzia delle Entrate.
Costi da considerare
Ovviamente come tutte le attività commerciali, anche l’apertura di un bar implica dei costi che possono essere fissi e variabili.
Tra i costi fissi possiamo annoverare le somme che riguardano la costituzione dell’impresa, la parte burocratica e gli obblighi di legge. Nei costi variabili si inseriscono quelli legati ai macchinari, all’arredamento ecc.
Alla luce di tutti i costi ipotizzabili, possiamo fare una massima circa il denaro che servirà per l’apertura dell’attività. Per inaugurare un bar si parte da una spesa non inferiore ai 50mila euro circa. Se si rileva un’attività già esistente, il costo può superare i 100mila euro.
Una valida opzione per risparmiare qualcosa è il franchising, in quanto consente di aprire l’esercizio commerciale con un servizio “chiavi in mano” a costi non altissimi e potendo sfruttare un brand solido. In queste circostanze, l’interessato dovrebbe investire una cifra minima attorno ai 10-15 euro.
Quanto guadagna un barista
Dire quanto guadagna un barista è assai complesso dal momento che entrano in gioco tanti fattori a cui abbiamo fatto cenno in apertura del pezzo.
Però possiamo fare una stima, prendendo in esame i dati FIPE (Federazione Italiana Pubblici Servizi) che nel 2018 ha stilato un’analisi sulla situazione dei bar in Italia. Il fatturato medio per questo tipo di attività è di 465.000 euro l’anno. Un bar, quindi, guadagna circa 38.700 euro al mese.
Per andare avanti ed attestarsi su buoni livelli di resa, un bar non può fatturare meno di 400-600 euro al giorno, circa 15mila euro al mese. Poi dipende anche in che posto è collocato e che movimento di clientela possiede.
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