Paola Gentile - 15 giugno 2022
Scenario drammatico per l’Italia se la guerra in Ucraina non si fermerà a breve
Se la guerra proseguirà dovremo fare i conti con un’inflazione all’8%.
Se la guerra in Ucraina continuerà ci saranno risvolti drammatici per la nostra economia.
A lanciare l’allarme è Bankitalia che ha delineato due possibili scenari per la nostra situazione finanziaria, entrambi poco confortanti.
Nel migliore dei casi, il PIL (Prodotto Interno Lordo) aumenterà di pochissimo; mentre nella peggiore delle ipotesi si avrà una crescita negativa e un’inflazione all’8%. Tutto dipenderà dalla guerra e dai suoi risvolti.
Della crisi che si paventa all’orizzonte ne avevamo già avuto un assaggio con i rincari sui costi di luce e gas e con l’aumento del prezzo delle derrate alimentari, oltre che con l’impennata della benzina al distributore.
Nel tentativo di arginare la situazione e cercare di contrastare l’aumento del costo della vita, il governo Draghi ha varato alcune misure contenute nel Decreto aiuti come il bonus 200€, che verrà erogato a luglio. Sempre sulla stessa scia, l’esecutivo sta pensando, per luglio, ad un decreto anti-inflazione che vada a tagliare il cuneo contributivo.
Tutto questo, però, potrebbe non bastare e per l’Italia si prospetta uno scenario drammatico se la guerra non cesserà a breve.
Le stime di Bankitalia
La preoccupazione è palpabile e la Banca d’Italia non si nasconde. Cosa ne sarà dell’economia del nostro Paese dipenderà dalla piega che prenderà la guerra.
Sbloccare il grano ucraino sequestrato dai russi sarebbe già un primo passo per evitare una crisi alimentare di proporzioni gigantesche.
Secondo le stime di Banca d’Italia, la crescita del Pil quest’anno si attesterà intorno al +2,6%. I dati trimestrali diramati dall’Istat, riferiti al 31 maggio 2022 e non inclusi in queste proiezioni di crescita, ci dicono che il Pil è aumentato dello 0,1% nel primo trimestre del 2022, tre decimi di punto rispetto a quanto era stato indicato nella stima flash del 29 aprile.
Tale correzione e le revisioni ai dati del 2021 comportano meccanicamente un aumento della crescita media annuale per l’anno in corso di 0,4 punti percentuali, come riporta Milano Finanza.
Lo scenario diventerebbe drammatico se la guerra di intensificasse. Il dato riferito al Pil rischierebbe di non aumentare di alcun punto percentuale nel 2022, di perdere un punto nel 2023 e di tornare a crescere solo nel 2024.
Gli scenari economici della guerra
Se, come si pensa, la guerra proseguirà per tutto il 2022, a patto che non vengano coinvolti altri Paesi, allora gli analisti di Banca d’Italia stimano che i prezzi delle materie prime e l’incertezza sui costi della vita rimarranno elevati; con il conseguente rallentamento del commercio internazionale. E sappiamo bene quanto sia vitale per la nostra economia il settore dell’export.
Con l’intensificarsi delle ostilità si andrà incontro ad un’interruzione delle forniture di energia da parte della Russia e se ciò dovesse verificarsi sarebbe un duro colpo per le nostre aziende manifatturiere a più elevata intensità energetica.
Le conseguenze sono presto dette:
- Rialzi nei prezzi delle materie prime;
- Rallentamento del commercio estero;
- Deterioramento del clima di fiducia;
- Aumento dell’incertezza.
Le prospettive di crescita
Dopo la stagnazione del Pil nel primo semestre del 2022, ci sarà una crescita modesta per il resto dell’anno, salvo rafforzarsi progressivamente nel 2023, in virtù anche dell’attenuarsi della situazione bellica.
Il dato del Pil si porterà a 2,6% quest’anno, all’1,6% nel 2023 e all’1,8% nel 2024. Con l’aiuto delle politiche di sostegno e con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nell’arco del triennio 2022-2024, il prodotto interno lordo potrebbe aumentare di oltre 3,5 punti percentuali, di cui 2 ascrivibili al Pnrr.
A precipitare saranno anche i consumi delle famiglie che passeranno dal 4,4% al 2,5%, per poi tornare a crescere nella seconda metà del prossimo anno.
Per il 2023, Banca d’Italia ha previsto un crollo delle esportazioni e delle importazioni, rispettivamente a 3,3% e 2,7%, rispetto ai dati stimati a gennaio, rispettivamente 6% e 6,3%. Il tasso di disoccupazione scenderà progressivamente, portandosi su livelli poco superiori all’8,0 per cento nel 2024.
Cosa succede se la guerra peggiora?
Qualora lo scenario bellico dovesse peggiorare, ci sarebbe un aumento pressoché nullo del Pil per quest’anno e un calo nel 2023, ma a preoccupare seriamente sarebbe l’inflazione.
Con l’attenuarsi dei prezzi delle materie prime, nello scenario base l’inflazione al consumo si collocherà al 6,2% nella media di quest’anno, per poi diminuire nel 2023 e nel 2024 rispettivamente al 2,7% e al 2,0%.
Nella peggiore delle ipotesi, il dato potrebbe avvicinarsi all’8% nel 2022, rimanendo elevato nel 2023 (intorno al 5,5%), per poi scendere solo nel 2024.