Scontro nel mar Nero tra Gran Bretagna e Russia: cosa sta accedendo e possibili scenari

Scontro nel mar Nero tra Gran Bretagna e Russia: cosa sta accedendo e possibili scenari

Per sbloccare la situazione dell’export del grano ucraino, si pensa all’utilizzo di navi britanniche contro quelle russe che sorvegliano a stretto giro il porto di Odessa.

La guerra russo-ucraina va avanti da più di tre mesi ormai e non è dato sapere quando e se finirà. La diplomazia langue, mentre le bombe continuano a piovere incessanti su città ormai ridotte allo stremo, vedi Mariupol o Charkiv, e i missili a fendere l’aria tersa dei cieli ucraini.

Le conseguenze della guerra non sono solo il bilancio spaventoso in termini di vite umane, ma una nuova catastrofe potrebbe affacciarsi all’orizzonte: quella della crisi alimentare.

Questo è il periodo del raccolto, si sa, e i silos e i depositi di grano in Ucraina sono già colmi e pronti a partire se non fosse che i russi stanno saccheggiando quel grano e bloccando l’esportazione in Europa, Africa e Asia, con un blocco navale nel mar Nero, tenendo sotto scacco la città di Odessa che, nonostante i continui attacchi, sta resistendo strenuamente e non è ancora caduta nelle mani del Cremlino.

Per questo motivo si sta pensando ad una coalizione di volenterosi con a capo la Marina militare britannica e altri Paesi della NATO che dovrebbero scortare le rotte del commercio e dell’export di grano dall’Ucraina.

Bene, ma occorre fare presto, perché il rischio fame sta diventando pressante e a risentire di tutta questa situazione sarebbero inevitabilmente quei Paesi già in condizioni di povertà.

Cosa sta accedendo

Nel corso dei colloqui intercorsi a Londra con il ministro degli esteri britannico, Liz Trust, l’omologo lituano, Gabrielius Landsbergis ha proposto un piano. Come riportato dal Guardian e ripreso da difesaonline.it, Landsbergis ha chiaramente detto che “non c’è altro modo pratico per esportare il grano se non attraverso il porto di Odessa sul Mar Nero” ed è fondamentale “mostrare ai paesi vulnerabili che siamo preparati a fare i passi necessari per nutrire il mondo”.

La Gran Bretagna si è subito attivata, chiamando a raccolta gli alleati e valutando persino l’invio di navi da guerra nel Mar Nero per proteggere i mercantili che trasportano grano ucraino, in modo tale da sfondare il blocco russo per poche settimane fornendo a navi e container un “corridoio di protezione” da Odessa attraverso il Bosforo.

Dello stesso avviso il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, le cui parole sono state rilanciate dal ministro degli Esteri Dmytro Kuleba:

“I ladri russi rubano il grano ucraino, lo caricano sulle navi, passano dal Bosforo e cercano di venderlo all’estero. Invito tutti gli Stati a rimanere vigili e a rifiutare qualsiasi proposta di questo tipo. Non comprate il grano rubato. Non diventate complici dei crimini russi. Il furto non ha mai portato fortuna a nessuno”.

All’intero della coalizione per il grano, oltre ai Paesi della NATO, potrebbe essere coinvolto anche l’Egitto, uno dei più minacciati e che di recente ha respinto un carico di grano depredato dai russi in Ucraina.

Sul coinvolgimento della NATO, il ministro lituano non è d’accordo, poiché era compito proprio dell’Alleanza Atletica proteggere le navi cariche di grano da quelle da guerra e dai sottomarini russi mentre si dirigevano attraverso il mar Nero.

Quello che abbiamo visto ora è solo l’inizio. Il peggio deve ancora venire nelle prossime cinque o sette settimane quando arriverà il primo raccolto” senza il quale intere popolazioni “nell’Africa settentrionale, nel Medio Oriente e nel sud-est asiatico pagheranno prezzi esorbitanti per il grano, mais e le altre merci di cui hanno bisogno per mettere il cibo sulla loro tavola” ha detto al Times Landsbergis.

Possibili scenari

Landsbergis è stato categorico: l’Ucraina deve poter esportare i suoi 80 milioni di tonnellate di grano quest’anno e può farlo solo attraverso Odessa, “costi quel che costi” ha aggiunto.

Già, cosa significa in termini fattivi quel costi quel che costi? Il primo luogo, l’invio di navi da guerra britanniche che risponderebbero colpo su colpo ai missili russi e lo scenario di guerra, oltre che sul suolo ucraino, si trasferirebbe nel mar Nero, trasformando il porto di Odessa in una vera e propria polveriera.

Vero è che se il grano ucraino non viene sbloccato, si rischia una crisi alimentare che non coinvolgerebbe solo i Paesi poveri ma anche il nostro che, grazie ai prodotti a base di grano abbiamo costruito la nostra economia.

Pensate se da domani pasta, pane, pizza, farina non si potessero più produrre perché manca la materia prima, l’Italia produce pochissimo grano se lo si commisura al fabbisogno per la produzione. Rischieremmo di ritrovarci gli scaffali dei supermercati e la dispensa vuota, oltre al colpo gravissimo che verrebbe inferto alla nostra economia e all’export.

Preoccupata per i possibili risvolti a livello globale, anche la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che, nel suo discorso al Forum economico a Davos, ha illustrato una situazione complessa:

“Dobbiamo agire con urgenza, i russi stanno bombardando i depositi di grano e le loro navi da guerra nel Mar Nero stanno bloccando le navi ucraine piene di grano e semi di girasole. Le conseguenze di questi atti vergognosi sono sotto gli occhi di tutti”.

Se a questo si aggiunge l’aumento globale del prezzo del grano, il quadro diventa davvero nefasto.

Di recente, nuove foto satellitari mostrano come i russi stiano saccheggiando il grano ucraino bloccato nei silos. Come scrive la Cnn, e riporta Repubblica, le immagini di Maxar Technologies, datate 19 e 21 maggio, sono state scattate sul porto di Sebastopoli, in Crimea e si vedono due navi russe, la Matros Pozynich e la Matros Koshka, che attraccano e caricano quello che potrebbe essere grano ucraino rubato. Una ricostruzione confermata anche da un portavoce Ue.

Sebbene venga dato per scontato l’aiuto britannico, Downing Street proprio oggi ha precisato che: “Al momento non ci sono simili piani di impiegare la Royal Navy nel Mar Nero”.

Come sbloccare la situazione

Per cercare di arginare la situazione del blocco navale nel mar Nero servirebbe dotare l’Ucraina di nuovi missili a lungo raggio che farebbero da deterrente e difenderebbero le imbarcazioni coinvolte, come gli ultimi Harpoon annunciati dalla Danimarca e dal segretario di Stato americano Lloyd Austin. Gli Harpoon hanno uno spettro di azione di oltre 300 chilometri.

L’eventualità che venga aperto un possibile corridoio di sicurezza nel mar Nero, come auspicato dalla vicepremier ucraina Yulia Svyrydenko, è tanto ipotizzabile quanto di difficile attuazione.

Fonti dell’intelligence affermano che la creazione del corridoio non può prescindere dall’avallo russo.

Qualora Mosca non venisse interpellata e a causa del loro dominio sull’intera aria, con i missili puntati da Sebastopoli e da tutta la Crimea, il mancato coinvolgimento potrebbe causare un’escalation militare che nessuno vuole.

L’assenso al corridoio di sicurezza potrebbe essere dato dai russi solo in cambio di un alleggerimento delle sanzioni o con una sorta di garanzia da parte della Turchia.

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