Paola Gentile - 13 giugno 2022
Se la Cina attacca Taiwan scoppia la terza guerra mondiale?
Le tensioni tra Cina e Stati Uniti, con al centro Taiwan, potrebbero condurre ad un’escalation militare con la Cina disposta a tutto pur di difendere i propri territori.
Non si arrestano i venti di guerra nel mondo che rischiano di scatenare un altro conflitto senza precedenti che vedrebbe la Cina affermare il proprio dominio su Taiwan che considera, di fatto, parte del proprio territorio, non avendone mai riconosciuto l’indipendenza.
È bastato che il Presidente Usa, Joe Biden rispondesse di Si alla domanda se gli Stati Uniti interverrebbero in caso di attacco cinese a Taiwan, per difendere quest’ultima, per alzare un polverone diplomatico che rischia di minare gli equilibri già tesi tra Usa e la Repubblica Popolare Cinese.
Se l’attacco cinese a Taiwan dovesse esserci e Biden dovesse mantenere fede alla parola data, allora l’ipotesi di una terza guerra mondiale, sfiorata più volte nel corso del conflitto russo-ucraino e non ancora del tutto esclusa, potrebbe invece concretizzarsi in questo nuovo scontro che vedrebbe spostarsi l’asse a est.
Perché la Cina non riconosce l’indipendenza di Taiwan
I contrasti iniziano nella notte dei tempi. All’inizio del secolo scorso, l’impero cinese era in crisi profonda e la caduta della dinastia Qing nel 1912, con la rivoluzione Xinhai, portò alla nascita della Repubblica di Cina, guidata dal partito nazionalista Kuomintang.
Quest’ultimo creò un governo contrapposto a quello di Pechino, guidato dai giapponesi, e negli anni successivi alla Prima guerra mondiale creò un fronte comune assieme al neonato partito Comunista.
Presto l’idillio tra i comunisti di Mao Zedong e i nazionalisti si ruppe. Le rivolte operaie e proletarie, alimentate dal primo in alcune aree del Paese, portarono a una forte repressione da parte del leader del Kuomintang Chiang Kai-shek, che fondò il suo governo nella città di Nanchino e Mao Zedong fondò uno stato a Yan̓an.
Le due realtà si unirono dopo l’attacco giapponese alla Cina nel 1939, salvo poi degenerare con la guerra civile. Con la vittoria, i comunisti fondarono, nel 1949, la Repubblica popolare di Cina e il leader del Kuomintang fuggì sull’isola di Taiwan, dove proseguì l’esperienza democratica.
Dagli anni ’70 in poi, la comunità internazionale, che dapprima riconosceva l’indipendenza di Taiwan, si è fatta da parte, e l’isola ha perso il suo seggio all’Onu che è stato dato alla Cina continentale comunista.
Pechino continua a considerare Taiwan come una provincia ribelle, per quanto detenga governo, elezioni, diplomazia e istituzioni proprie. Per questo le dichiarazioni del Pentagono hanno fatto infuriare la Cina, che minaccia ripercussioni.
Scontro Cina-Usa su Taiwan: terza guerra mondiale?
Stando alle ultime dichiarazioni, la Cina non intende appoggiare la Russia nella sua battaglia in Ucraina, preferendosi concentrare sui “guai” in casa propria: ovvero Taiwan.
“Mosca è un partner importante e non un alleato” ha dichiarato il Ministro della Difesa cinese Wei Fenghe all’annuale summit sulla difesa e la sicurezza nell’Asia-Pacifico.
Nel suo intervento ha chiarito che la Cina non ha inviato materiale bellico contro l’Ucraina ed ha attaccato, senza mai citarli, gli Stati Uniti dopo le dichiarazioni del Pentagono.
Il presidente Usa ha risposto affermativamente a chi gli ha chiesto se gli Stati Uniti scenderebbero in campo per difendere Taiwan da un eventuale attacco cinese. Dichiarazioni che squarciano il velo di ambiguità tenuto dall’America fino a quel momento.
La Cina combatterà “a tutti i costi e fino alla fine” per impedire a Taiwan di dichiarare l’indipendenza.
Il ministro cinese ha assicurato che “questa è l’unica scelta per Pechino e coloro che vogliono dividere la Cina non avranno sicuramente buona fine”.
Wei, all’indomani dell’attacco del capo del Pentagono, Lloyd Austin, sulle attività militare di Pechino “provocatoria e destabilizzante” vicino all’isola, ha aggiunto che “nessuno dovrebbe mai sottovalutare la determinazione e la capacità delle forze armate cinesi di salvaguardare la propria integrità territoriale”.
Nella costituzione Taiwan si definisce uno Stato, e rivendica anche la sovranità sulla Cina continentale e la Mongolia Esterna, ma la controversia riguardante lo status politico resta: la Repubblica di Cina considera illegittima la sua esistenza come stato sovrano e il suo riconoscimento da parte della comunità internazionale.
La tensione si è fatta più alta dopo che Washington ha approvato un pacchetto di 120milioni di dollari di equipaggiamento navale a favore della provincia ribelle cinese, la quarta vendita di armi a Taiwan da quando Joe Biden è Presidente.
L’Asia-Pacifico ha bisogno di pace e stabilità e servono “degli sforzi congiunti dei Paesi della regione per essere mantenute”. Quindi Pechino “spera di stabilire una sana e stabile relazione tra i principali Paesi dell’area con gli Stati Uniti, che dovrebbe essere anche la direzione degli sforzi congiunti di Cina e Usa”.
Ma le provocazioni non avvengono solo con le incursioni di aerei militari cinesi nello spazio di Taiwan, ma anche Mare cinese con manovre ed esercitazioni della Marina di Pechino.
Una situazione critica che potrebbe assumere contorni pericolosi, con l’intenzione della Cina di rovesciare lo status quo nello Stretto di Taiwan.
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