Paola Gentile - 27 dicembre 2022
Serbia-Kosovo sale l’allerta, perché i Carabinieri italiani sono al confine: cosa sta succedendo
Tensione e aria di guerra tra Serbia e Kosovo, i nostri Carabinieri schierati al confine.
Sale l’allerta tra Serbia e Kosovo e le Forze armate si preparano a fronteggiare qualsiasi tipo di escalation che dovesse conseguirne.
Lo ha annunciato nella serata di ieri il ministro della Difesa Milos Vucevic e i media di Belgrado si riferiscono alla decisione assunta dal governo di difendere la popolazione serba dinnanzi a quelle che vengono indicate come delle provocazioni e minacce da parte delle autorità kosovare.
Il nodo della questione, che è diventato più ampio e che non riguarda più solo la questione delle tensioni legate alle vicende delle targhe auto, si avvita su un possibile intervento della Polizia e delle Forze di sicurezza kosovare per rimuovere i blocchi stradali e le barricate che i serbi locali attuano da 17 giorni nel nord del Kosovo per protestare contro l’arresto considerato ingiusto di tre serbi e per la presenza consistente di Forze di Polizia e di Forze speciali kosovare.
Una situazione che potrebbe sfociare in una guerra, con Belgrado pronta ad intervenire al minimo attacco kosovaro, che preoccupa il mondo intero ed in particolar modo l’Italia, non solo per la vicinanza geografica, siamo dirimpettai, ma per la presenza massiccia italiana del contingente della missione KFOR, la forza militare internazionale guidata dalla Nato che opera in quella zona dal 1999 per garantire la stabilità in quella che è ritenuta a tutti gli effetti la polveriera balcanica.
Tensioni Serbia-Kosovo: cosa sta succedendo
Le tensioni tra il governo centrale di Pristina e la minoranza serba che vive nella parte settentrionale del Kosovo si sono riaccese. Ed è proprio in quel lembo di terra che i nostri Carabinieri sono stanziati ed operano all’interno della missione KFOR.
Quest’estate gli animi si erano surriscaldati con la questione delle targhe serbe a provocare proteste e blocchi. A questo, ora si aggiunge, la possibile minaccia di una guerra dovuta all’arresto di un ex poliziotto serbo-kosovaro accusato di terrorismo.
I blocchi stradali eretti dai serbi, il lancio di una granata stordente contro una pattuglia di Eulex, la missione di sicurezza dell’Ue, esplosioni e raffiche di spari hanno reso l’atmosfera ancora più incandescente.
Un probabile scontro nei Balcani potrebbe creare una reazione a catena, dal momento che la Russia sostiene il governo di Belgrado, uno dei pochi a non aver messo in atto le sanzioni contro Mosca, mentre a difesa del Kosovo c’è la Nato. Uno scontro che se dovesse concretizzarsi porterebbe ad una terza guerra mondiale.
Tensioni Serbia-Kosovo: perché i nostri militari sono schierati al confine
“Noi siamo per la pace e il dialogo, ma se si arrivasse ad attacchi fisici e all’uccisione di serbi, e se la Kfor non dovesse intervenire, la Serbia sarà costretta a farlo”, ha detto il primo vicepremier e ministro degli Esteri serbo Ivica Dacic citato dai media.
Come riporta Rainews, il ministro degli esteri ha ricordato le tre linee rosse che Belgrado ritiene invalicabili:
- Creazione della comunità delle municipalità serbe in Kosovo;
- Fermo no all’indipendenza del Kosovo e alla sua eventuale ammissione all’Onu e ad altre importanti organizzazioni internazionali;
- Difesa della sicurezza e dell’incolumità fisica dei serbi del Kosovo.
Secondo il premier kosovaro Kurti, la Serbia potrebbe scatenare una nuova guerra con l’invio di proprie truppe nel Kosovo, accusando al tempo stesso Belgrado di appoggiare l’attività di gruppi criminali le cui attività illegali destabilizzerebbero continuamente la situazione nel Nord del Paese.
Nel frattempo, i nostri Carabinieri sono stati schierati lungo il confine che divide la Serbia dal Kosovo. Ovviamente la guerra tra serbi e kosovari non può scoppiare unicamente per le targhe o per i tafferugli che ne sono seguiti.
Le ragioni dello scontro
Le ragioni dello scontro tra le due nazioni sono antiche, tant’è che il Kosovo è un protettorato dell’Onu, mai riconosciuto dalla Serbia che ne rivendica, appoggiato da Russia e Cina, la propria appartenenza, disconoscendo il legittimo governo di Pristina.
La Serbia non riconosce l’indipendenza della sua ex provincia meridionale proclamata nel 2008, e popolata per la maggior parte da albanesi, ma incoraggia i 120.000 serbi del Kosovo a sfidare le autorità locali.
Il governo del Kosovo ha chiesto alle truppe della Nato di rimuovere i blocchi stradali serbi. Il primo ministro Albin Kurti, il comandante della KFOR (Kosovo Peacekeeping Force), il generale italiano Angelo Michele Ristuccia, e Lars-Gunnar Wigemark, a capo di una missione dell’UE per l’ordine pubblico, si sono incontrati per discutere la situazione, ha dichiarato la KFOR su Twitter.
La Serbia ha chiesto alla KFOR di dispiegare fino a 1.000 truppe nel nord del Kosovo, popolato da serbi, per proteggerli dalle presunte molestie dell’etnia albanese, che è la maggioranza nel Paese. Finora la richiesta non è stata accolta.
La situazione con il Kosovo è “sull’orlo di un conflitto armato”, ha dichiarato la scorsa settimana il primo ministro serbo Ana Brnabic.
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