Paola Gentile - 18 agosto 2022
Tensione nei Balcani, la Nato pronta ad intervenire: c’è il rischio di una guerra?
L’Alleanza Atlantica si dice pronta qualora le cose dovessero degenerare. Il primo ministro kosovaro è certo che dietro Belgrado ci sia la Russia.
Non c’è pace per l’Europa in questi ultimi tempi. Come se non bastasse la guerra che si sta consumando in Ucraina da 176 giorni, ci si mettono anche i Balcani con Serbia e Kosovo ad alzare la tensione che è già oltre ogni forma accettabile.
Dissapori che affondano le loro radici in un passato che continua ad avere i propri echi anche nel presente.
Talmente forti da spingere la Nato, tramite il segretario generale Jens Stoltenberg, a precisare che se le cose dovessero deteriorarsi “siamo pronti ad intervenire”.
Ma cos’è che sta esacerbando così tanto gli animi in quella che è da sempre considerata la polveriera balcanica?
Serbia e Kosovo: le ragioni della tensione
Le ragioni dei nervi tesi tra Serbia e Kosovo risiedono principalmente nella decisione di quest’ultimo di vietare l’uso di documenti e targhe dei veicoli serbi nelle regioni del Nord del Kosovo.
La popolazione serba, che rappresenta la maggioranza nel Kosovo, ex provincia serba, dovrà avere documenti di identità emessi dalle autorità kosovare, ed entro la fine di settembre 2022 e dovrà sostituire anche le targhe automobilistiche serbe con quelle kosovare.
In origine, il divieto doveva entrare in vigore il 1° agosto, ma i tafferugli e l’escalation di violenza che ne è seguita, ha spinto il governo di Pristina a procrastinare la data di un mese, fino al 1° settembre prossimo.
I serbi hanno eretto barricate e sparato contro la Polizia sulle strade che portano ai valichi di Jarinje e Brnjak.
Una situazione dinnanzi alla quale, di certo, la Nato non può stare a guardare.
L’intervento della Nato
Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha ribadito che la missione dell’Alleanza Atlantica è quella di garantire la pace su mandato ricevuto dall’Onu, ma “se la situazione dovesse deteriorarsi siamo pronti a intervenire, ma il dialogo è l’unica soluzione per la regione”.
Stoltenberg ha aggiunto anche che: “la nostra posizione è chiaramente illustrata dal mandato dell’Onu e lo rispettiamo, siamo un attore neutrale, la nostra missione prevede, tra le varie cose, di far rispettare il movimento libero delle persone”.
In Kosovo, la Nato ha 4 mila soldati appartenenti alla missione Kfor che controlla da vicino la situazione al confine. L’obiettivo è quello di garantire la sicurezza a tutte le comunità in Kosovo, anche ai serbi lì residenti. Il segretario ha poi rimarcato che la Nato “sostiene il ruolo di mediazione dell’Ue”.
Una situazione non facile ma che la Serbia, però, minimizza. Il presidente Aleksandar Vučić ha ribadito che il suo Paese è pronto “a rispettare tutti i trattati firmati, vogliamo evitare ogni possibile escalation con la Nato: crediamo di non avere dato adito a nessuna provocazione”, smentendo anche le voci che vogliono la Serbia impegnata in azioni militari.
I motivi storici degli scontri
Gli scontri tra serbi e kosovari risalgono agli anni ’90 quando, finita la guerra nell’ex Jugoslavia, il Kosovo diventa un protettorato Onu rivendicato dalla Serbia, con Russia e Cina a dare man forte e che ancora oggi non hanno riconosciuto l’indipendenza dello Stato dove è di stanza una forza militare a guida Nato.
I tentativi di mediazione europei iniziati nel 2013, non hanno ancora portato ad una soluzione.
Dietro c’è la Russia?
Che dietro l’inasprimento delle tensioni tra Kosovo e Serbia ci sia la Russia ne è convinto il primo ministro di Pristina, paventando la longa manus di Mosca su Belgrado. Del resto, la Serbia non ha mai condannato quanto Putin sta compiendo in Ucraina e continua a commerciale con la Russia.
“Il rischio che scoppi un nuovo conflitto tra Kosovo e Serbia è alto. Sarei un irresponsabile se dicessi il contrario, soprattutto dopo che il mondo ha visto cosa ha fatto la Russia con l’Ucraina” ha dichiarato Albin Kurti, il 47enne leader dei socialdemocratici alla guida del Paese in un’intervista a Repubblica.
Kurti ha poi spiegato i motivi tali per cui ritiene che Putin manovri il presidente serbo. All’ultimo incontro avvenuto tra il capo del Cremlino e Vučić a Sochi, il presidente serbo ha dichiarato: “Abbiamo parlato di doppi standard e delle ipocrisie nelle relazioni internazionali. Putin ne è consapevole. Io gli ho mostrato il Nord del Kosovo sulla mappa”.
Senza contare le esercitazioni congiunte di Russia e Serbia che dovevano essere 91 ma che alla fine sono diventate 104. Dall’agosto del 2001, la Serbia ha installato attorno al Kosovo 48 basi operative avanzate, 28 dell’esercito e 20 della gendarmeria. I veterani serbi sono diventati tutti pro-Russia.
Il presidente del Kosovo è convinto dell’ingresso del suo Paese nell’Alleanza Atlantica e che “la partnership con il Programma di Pace e l’ingresso nella Nato contribuiranno a mantenere una pace duratura. Il nostro orientamento è trasparente. Ed è basato su valori euroatlantici ”.
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