Paola Gentile - 24 giugno 2022
Ucraina nell’Unione europea: lo scontento dei Balcani, cosa potrebbe accadere?
Lo status di candidato all’ingresso nella Ue dell’Ucraina potrebbe indebolire anziché rafforzare l’Europa.
L’Ucraina è candidata ufficialmente ad entrare nell’Unione europea, insieme a Moldova e Georgia.
È quanto stabilito nel Consiglio europeo tenutosi a Bruxelles dove i leader dei 27 Stati membri hanno accolto l’appello che da mesi aveva lanciato il Presidente Volodymyr Zelensky di accelerare l’iter per il riconoscimento dello status di Paese candidato a far parte della Ue.
Sebbene molti dei leader delle Nazioni votanti si siano turati il naso ed abbiano approvato la mozione, il Presidente francese Emmanuel Macron ha definito “un segnale politico” il potenziale ingresso di Kiev nell’Unione europea.
Decisione che ha fatto infuriare quei Paesi che da anni, alcuni anche da decenni, attendono l’ingresso nella Ue, continuando a subire i contraccolpi di veti posti da alcuni Stati che si oppongono all’adesione.
Stiamo parlando dei Balcani. Albania, Macedonia del Nord, Serbia, Bosnia ed Erzegovina e Montenegro sono ancora in stallo, vittime, in particolar modo l’Albania e la Macedonia del Nord del niet della Bulgaria.
Il destino che attende l’Ucraina è incerto a causa della guerra e di tutta una serie di riforme che la Ue imporrà per il suo ingresso in Europa; tuttavia, c’è l’eventualità che si possa chiudere un occhio e che quella terra martoriata dalla guerra possa avere una corsia preferenziale.
Nel caso in cui l’Ucraina riuscisse a “scavalcare” quei Paesi che attendono da anni, quali potrebbero essere i risvolti? L’ingresso dell’Ucraina in Europa getterà le basi per nuovi conflitti interni, incarnando i prodromi di una rivolta dei Balcani? E se così fosse, quanto potrebbe approfittarne la Russia?
Ucraina nella Ue: quando ci sarà l’ingresso ufficiale
Lo status di candidata all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, non la rende automaticamente un Paese membro della Ue.
Prima di sancire l’ufficialità, il Paese governato da Zelensky dovrà attuare una serie di riforme per rendere lo Stato moderno ed efficiente, a cominciare dagli aspetti economici e politici, tenendo in grande importanza i provvedimenti per quanto concerne lo Stato di diritto.
Per aderire alla Ue, l’Ucraina dovrà intavolare negoziati su 35 materie e dovrà impegnarsi a:
- Essere uno Stato europeo;
- Rispettare i principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali;
- Rispettare alcune condizioni economiche e politiche conosciute come criteri di Copenaghen;
- Creare un clima di fiducia per gli investimenti privati;
- Garantire libertà di espressione e rispetto delle minoranze.
Mettere in atto tutto questo sarà alquanto complesso. Complice la guerra che porta instabilità, avviare l’iter di adesione potrebbe portar via molto tempo.
Però, si potrebbe fare un’eccezione proprio in virtù della minaccia di Mosca che bussa prepotente alle porte dell’Europa. Crearle intorno una cortina di ferro può solo fare bene alla Ue per ribadire di non temere le ripercussioni di Mosca, accerchiandola definitivamente e fiaccandola con le sanzioni. Al momento, però la Ue non sembra intenzionata a uscire fuori dal protocollo.
Bisogna evidenziare che alcuni Stati della Ue hanno votato a favore della candidatura dell’Ucraina con delle rimostranze. E questo potrebbe essere un impedimento futuro, sempre che non si decida di togliere l’unanimità alla votazione, elemento che sbloccherebbe anche la situazione di Albania e Macedonia del Nord, il cui ingresso è vincolato dal parere negativo della Bulgaria, per una rivendicazione identitaria con Skopje.
E sono proprio i Paesi dei Balcani ad aver mal digerito la decisione della Commissione di “velocizzare” la pratica Ucraina. Vediamo perché.
Ucraina nella Ue: lo scontento dei Balcani
“È cosa buona dare lo status di candidato all’Ucraina ma spero che il popolo ucraino non si faccia troppe illusioni” ha dichiarato il Presidente albanese Edi Rama, facendo riferimento agli 8 anni di attesa di Tirana per iniziare i negoziati di ingresso in Europa.
Se l’Albania aspetta da così tanto tempo di entrare nell’Unione è perché la Bulgaria ha bloccato sia il suo ingresso che quello di Skopje.
La Bulgaria fa ostruzionismo per via dei suoi rapporti con la Russia, verso la quale è dipendente dal punto di vista energetico, oltre alla disputa storico-culturale con Skopje, visto che l’attuale governo dimissionario si era impegnato per cercare di trovare una soluzione con la Macedonia del Nord.
Dall’incontro tra i leader dei Balcani e la Commissione non è emerso alcun risultato positivo. L’Albania e la Macedonia del Nord non hanno ottenuto l’apertura dei negoziati, la Bosnia non ha avuto lo status di candidato, il Kosovo non ha ottenuto la liberalizzazione dei visti.
La Serbia è l’unico Paese balcanico a non aver applicato le sanzioni contro Mosca e continua ad avere rapporti commerciali con Putin.
Balcani Vs Ue: come potrebbe approfittarne la Russia
Putin potrebbe avere un asso nella manica per giocarsi la sua partita contro la Ue.
Si tratta di quei Paesi non ancora allineati alle sanzioni imposte da Bruxelles a Mosca, come Serbia e Kosovo, con la prima che ha rapporti commerciali con il Cremlino, dal quale dipende per le forniture energetiche.
Senza dimenticare l’alleato ungherese Victor Orbán che, proprio in queste ore, ha dichiarato che l’unico modo per evitare l’inflazione e risolvere la guerra in Ucraina è togliere le sanzioni alla Russia.
Nonostante l’Ungheria abbia votato a favore dell’adesione dell’Ucraina alla Ue, questo non significa nulla. Come abbiamo già visto per l’Albania e la Macedonia del Nord, molti Stati potrebbero in seguito mettere un veto e bloccare la definitiva annessione.
Tra le pieghe delle tensioni tra Unione europea e Balcani, potrebbe inserirsi proprio la Russia che, facendo leva sullo scontento di alcuni di loro, avvierebbe una politica di persuasione, inserendoli pian piano nella propria orbita.
C’è un solo modo per evitarlo: rivedere i trattati della Ue, abolire il voto all’unanimità e lanciare l’idea di una comunità politica europea: una “piattaforma di collaborazione” che permetterebbe di associare Paesi che non possono o non vogliono ancora aderire all’Ue.
Argomenti correlati: Ucraina Unione europea