Emilia Morelli - 5 febbraio 2019
Agente della Penitenziaria aggredito per regolamento di conti
Nel carcere di Bollate, Milano, quello che è definito un carcere modello, si è consumata una vera e propria aggressione con delle forbici ai danni di un Poliziotto Penitenziario.
Imbavagliato, legato al letto e rinchiuso in una cella: è così che si è trovato nella serata di domenica 3 gennaio un agente della Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere di Bollate, Milano.
Secondo la ricostruzione dell’episodio l’agente, intorno alle 21:00, sarebbe stato minacciato da due detenuti con delle forbici mentre li stava accompagnando in infermeria perché lamentavano un finto malore. Dopo aver intrappolato l’agente e averlo legato, affinché non potesse più muoversi, è stato privato delle chiavi delle celle.
I due detenuti, entrambi italiani, pare che fossero intenzionati a portare a compimento un regolamento di conti con un altro ristretto. Si sono infatti recati, di corsa, verso la cella di un altro detenuto per affrontarlo armati di forbici e lamette.
Per fortuna le urla degli altri detenuti hanno fatto sì che il tutto si risolvesse senza conseguenze gravi: è intervenuto un altro agente che grazie a una lunga opera di mediazione è riuscito a ristabilire l’ordine all’interno del penitenziario.
Le reazioni
L’episodio di cronaca è stato portato alla luce da numerosi sindacati della Polizia Penitenziaria tra cui l’Osapp, Organizzazione sindacale autonoma della Polizia Penitenziaria, e lo Uilpa, Polizia Penitenziaria Nazionale.
Le considerazioni che pervengono da entrambi i sindacati conducono ad un’unica constatazione: occorre con urgenza un ampliamento dell’organico. Episodi del genere non dovrebbero verificarsi in un sistema penitenziario sano.
Non è possibile che ci sia un divario numerico così ampio tra detenuti e Poliziotti Penitenziari e che la vita degli agenti sia in pericolo perché mentre accompagnano i detenuti in infermeria sono soli, perché il collega in turno è uno solamente e magari a distanza di numerosi reparti.
Nel caso specifico gravi conseguenze sono state evitate grazie alle urla dei detenuti, ma anche alla prontezza e alle capacità di mediazione del Poliziotto Penitenziario intervenuto. Queste però sono circostanze fortuite, i detenuti avrebbero potuto essere accondiscendenti al raid punitivo ed ecco che si sarebbe consumata una tragedia in quello che in genere è invece definito un carcere modello.
I sindacalisti hanno quindi rivolto un esplicito invito al Ministro Bonafede perché ci sia un effettivo ripianamento degli organici e un potenziamento effettivo degli strumenti tecnologici a disposizione della Polizia Penitenziaria.
Al Ministro della Giustizia è stata, poi, suggerita la creazione di una sorta di “unità di crisi” con l’obiettivo di concepire provvedimenti immediati, concreti e tangibili che favoriscano la messa in sicurezza del sistema penitenziario a carattere emergenziale, quale conditio sine qua non per una reingegnerizzazione complessiva dei processi, capace di invertire la tendenza degli ultimi anni e restituire dignità al difficile lavoro della Polizia Penitenziaria.
Con urgenza è stato richiesto, a seguito dell’ennesimo episodio di aggressioni all’interno delle carceri italiane, un tavolo di dibattito e confronto cui sono chiamati a partecipare il Vertice Politico, il Dap,il Dmgc e le Organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.
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