Cos’è il Comitato nazionale per l’abolizione della Polizia locale

Cos'è il Comitato nazionale per l'abolizione della Polizia locale

Nasce il Comitato nazionale per l’abolizione della Polizia locale, che ha avviato la raccolta firme per un referendum di abrogazione. Ecco cosa chiede e perché.

Fonte immagine: Gianni Franco su commons.wikimedia.org

È nato il Comitato nazionale per l’abolizione della Polizia locale. Il gruppo di agenti che ne fa parte, coordinato da Antonio Musciacchio e Massimo Cozzo, richiede proprio l’abrogazione della legge-quadro n. 65/1986, la norma che istituisce appunto la Polizia locale, per riportare la professione ai compiti amministrativi di competenza dei Vigili urbani.

L’alternativa: riconoscere al personale un trattamento alla pari rispetto alla Polizia di Stato, inteso tanto dal punto di vista economico quanto da quello delle tutele. Il problema principale che ha portato a questa iniziativa riguarda infatti il rapporto con le Forze di Polizia statali, che gli operatori della Locale sono chiamati a coadiuvare senza pari riconoscimento.

Per questo motivo è stata avviata una raccolta firme per un referendum abrogativo della legge che istituisce la Polizia locale, con l’obiettivo di richiamare l’attenzione politica sulle difficoltà patite dal personale. Un tema non di certo nuovo per la Polizia locale, divisa dalle due alternative - ottenere maggiori poteri e tutele o ridurre gli incarichi di propria competenza - fin dal 1986.

Il Comitato nazionale per l’abolizione della Polizia locale

La questione portata all’attenzione dal Comitato è stata anticipata da lunghe discussioni sulla situazione del Corpo. Uno dei problemi è che prima della legge-quadro sull’ordinamento della Polizia municipale i Vigili urbani avevano compiti più limitati, ma non erano affatto maggiormente tutelati dai rischi del mestiere. Un numero elevato di Vigili urbani è rimasto coinvolto in contesti estremamente pericolosi, la cui triste dimostrazione è la lunga lista di caduti della Polizia locale curata dall’Associazione nazionale comandanti e ufficiali dei Corpi di Polizia municipale. Tra le cause di morte, non mancano i colpi di arma da fuoco e persino il coinvolgimento della criminalità organizzata.

Insomma, i Vigili urbani non sono mai stati semplici “impiegati amministrativi” e anche oggi il personale non manca di esporsi a rischi e pericoli, svolgendo un lavoro prezioso per la collettività. Il problema di sicurezza riguarda tutte le forze dell’ordine, ma il personale della Polizia locale lamenta una particolare condizione di svantaggio rispetto ai colleghi della Polizia di Stato.

In tal proposito, è bene sottolineare - come in passato hanno fatto con premura portavoce della Polizia di Stato - che il Corpo locale si occupa in via principale del controllo del territorio su cui ha competenza. Viceversa, la competenza nazionale della Polizia di Stato implica un coinvolgimento prioritario nella difesa della sicurezza pubblica e nella repressione dei reati. Di conseguenza, il numero di caduti in servizio nella Polizia di Stato è decisamente più elevato.

Accade tuttavia, peraltro sempre più spesso, che il personale della Polizia locale sia chiamato a collaborare con le Forze di Polizia statali, esponendosi ai medesimi rischi, o comunque ad attività di sicurezza o giudiziarie. Bisogna infatti ricordare che anche la Polizia locale può assumere funzioni di Polizia giudiziaria (e per esempio procedere con un arresto nel territorio di competenza), nel territorio di propria competenza e quando in servizio. Compiti di ausilio che vanno oltre l’impegno specifico nell’ordine pubblico a livello territoriale.

Di seguito, le dichiarazione dei coordinatori del Comitato nazionale per l’abolizione della Polizia locale rese ad Ansa:

Il movimento nasce dall’esasperazione della categoria, che si trova a lavorare in condizioni inique e insostenibili. Siamo sfruttati e messi da parte, senza tutele e senza il giusto riconoscimento. Gli operatori della Polizia Locale sono chiamati a sopperire alle carenze delle forze di polizia statali, ma senza ricevere le stesse garanzie e con contratti del tutto inadeguati. La politica locale pretende che ci comportiamo come forze militari, ma senza offrirci le stesse tutele, lasciandoci alla mercé degli umori mattutini delle amministrazioni.

L’elemento cruciale è quindi quello del riconoscimento del servizio svolto in collaborazione con la Polizia di Stato, al fine di ottenere un trattamento equo.

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