Redazione - 25 febbraio 2022
La guerra in Ucraina spiegata in modo semplice dal Generale Domenico Rossi
L’Onorevole Domenico Rossi, laureato in Scienze politiche e in Scienze Strategiche, è intervenuto per fare chiarezza su cosa sta succedendo in Ucraina e su dove potrebbe portare un tale scontro.
Ex Sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito, nonché uno dei massimi esperti e autore di numerosi provvedimenti normativi del personale del comparto Difesa e Sicurezza, comprese riforme storiche del settore come la sospensione della leva e l’accesso delle donne nelle Forze Armate, il Generale Domenico Rossi è stato più volte Sottosegretario di Stato alla Difesa.
Un Curriculum di tanto rispetto che rendono la sua opinione su quanto sta succedendo tra Russia e Ucraina, come pure sui risvolti che una tale situazione potrà avere sugli equilibri internazionali e su quali sono le intenzioni di Putin, particolarmente rilevante.
Generale Domenico Rossi, dall’alto della sua esperienza, militare e politica, come vede questa situazione? La preoccupazione degli italiani è perlopiù sugli scenari futuri che un tale scontro potrà avere, il quale rischia di minare un ritorno alla tranquillità proprio nel momento in cui un’altra “guerra”, quella contro la pandemia da Covid-19, sembrava vicina a risoluzione. Cosa dobbiamo aspettarci?
Putin non ha intenzione di fermarsi, vuole dimostrare la sua superiorità militare. Le forze armate russe sono alle porte di Kiev. Un atto di forza che rappresenta una vera e propria violazione del diritto internazionale e della libera determinazione dei popoli. L’eventuale coinvolgimento dell’Italia in uno scenario militare è al fianco della Nato. Di sicuro questa crisi avrà effetti negativi sull’economia globale e quindi anche sulla nostra - come è stato per la pandemia - infatti le principale borse hanno registrato forti perdite negli ultimi giorni. Ma sicuramente ci saranno maggiori conseguenze per la Russia.
Occorrerebbe avere anche più elementi per capire meglio fino a che punto l’invasione dell’Ucraina serva innanzi tutto a Putin a rafforzare la sua posizione interna.
Mario Draghi ha annunciato la partenza di 3.400 soldati italiani per il sostegno della NATO, ma tutto lascia pensare che si possa trattare solamente di un primo contingente. Secondo lei, fino a dove si estenderà l’impegno militare italiano per tale scontro?
L’Italia è partner della Nato e le decisioni quindi non sono unilaterali e si prendono ai tavoli internazionali. Al momento abbiamo dei contingenti schierati in Lituania e in Romania che, sotto l’egida della Nato, contribuiscono ad altre missioni di sicurezza. È naturale che vi sia un rafforzamento della presenza alleata a Est e in tal senso la Nato si è già attivata per rimodulare i dispiegamenti delle forze armate dell’Alleanza. L’Italia in questo farà la sua parte e i militari italiani sono pronti e in grado d’intervenire in questo scenario.
È possibile secondo lei un ricorso all’articolo 1929 del codice militare, con il relativo ripristino dell’obbligo di leva e la successiva chiamata alle armi, oppure ritiene che l’Italia possa ricoprire un ruolo defilato in tale conflitto?
L’Italia non è sola, fa parte della Nato dove ha sempre avuto un ruolo di prim’ordine conquistato sul campo grazie alla professionalità dei propri militari e, purtroppo, anche con tanti caduti.
È sempre stata in prima linea nelle principali missioni internazionali, portando a compimento tutti gli impegni assegnati. Inoltre le recenti dichiarazioni del premier Draghi e del Presidente della Repubblica non mi sembrano lascino dubbi sulla volontà italiana di partecipazione. Per quanto concerne il servizio obbligatorio di leva e la chiamata alle armi ricordo che la legge che ne ha previsto la sospensione ne prevede il ripristino al verificarsi di uno dei seguenti eventi: mancanza di personale, guerra, grave situazione internazionale. Tecnicamente pertanto il ripristino appare possibile ma al momento i nostri organici consentono di far fronte alle prevedibili situazioni.
Tutti pensano alla guerra con il timore che si possa ricorrere alle armi nucleari. Eppure tra gli addetti ai lavori sembra esserci una maggiore preoccupazione per la possibilità dei cyber attack, ipotesi che oggi sembra essere la più concreta. Possiamo aspettarci in tal senso un attacco anche al nostro Paese? La nostra difesa è sufficientemente preparata a rispondere a questo tipo di attacchi?
Il rischio dei cyber attacchi non è escluso. L’Agenzia nazionale per la sicurezza cibernetica, nei giorni scorsi, ha messo in allerta le nostre aziende che operano nel territorio ucraino invitandole a innalzare il livello di sicurezza.
L’allerta non riguarda soltanto le aziende che collaborano con operatori ucraini. L’Italia con le infrastrutture strategiche che esercitano funzioni essenziali per il mantenimento di attività fondamentali per gli interessi dello Stato, può finire direttamente nel mirino.
Si segnala da tempo l’attivismo della Russia per acquisire informazioni politico-strategiche, tecnologiche e militari dai Paesi occidentali. Fanno gola particolarmente i ’segreti’ Nato. L’Italia è pronta a difendersi da questo tipo di attacchi non convenzionali. Ad agosto del 2021 è stata costituita l’Agenzia nazionale per la sicurezza cibernetica che, avvalendosi anche del Comando per le operazioni in rete della Difesa, protegge le infrastrutture critiche del paese.
La preoccupazione principale riguarda il non sapere fino a dove intende arrivare la Russia. Lei crede che la soluzione diplomatica sia ancora possibile, oppure sarà inevitabile uno scontro su larga scala?
Se fallisce la diplomazia ogni altra soluzione può essere presa in considerazione. Di sicuro è necessario dare intanto una risposta ferma e decisa e in questo le sanzioni sono l’arma più efficace e rapida.
Ancora di più rispetto alle armi. In tempi brevi, saranno approvate, a livello internazionale, misure restrittive nei confronti della Russia che consistono nel bando alle importazioni e alle esportazioni, sanzioni economiche e finanziarie.
Ciò fermo restando che poche ore fa il Cremlino sembrerebbe avere annunciato di essere disposta a sedersi nuovamente a un tavolo negoziale ma gli inganni dell’ultimo periodo mi lasciano molto dubbioso sulla reale volontà di far cessare il rumore delle armi senza avere raggiunto gli obiettivi dichiarati, tra cui sembrerebbe essenziale quello di sostituire il governo attuale con uno fantoccio asservito alla Russia.
Ringraziamo il Generale, e Onorevole, Domenico Rossi per aver risposto alle nostre domande.