Paola Gentile - 31 gennaio 2023
Chi era Fernanda Wittgens: la prima direttrice donna della Pinacoteca di Brera che salvò gli ebrei
La storia della prima donna direttrice della Pinacoteca di Brera che salvò centinaia di ebrei.
Fernanda Wittgens è stata la prima donna direttrice della Pinacoteca di Brera, una delle Istituzioni culturali più importanti del nostro Paese. Quella di Fernanda Wittgens è una storia dove il coraggio si mescola alla determinazione, oltre che all’amore per l’arte e l’impegno civile.
Critica d’arte, museologa e docente, Fernanda ha protetto molte opere d’arte dai bombardamenti che provocarono la quasi totale distruzione della Pinacoteca e salvò molti ebrei, aiutandoli a scappare in Svizzera.
La Resistenza si mescola con il dramma dei campi di concentramento e il film che va in onda questa sera su Rai Uno, “Fernanda”, con protagonista Matilde Gioli, cade a pochi giorni di distanza dalla Giornata Internazionale della Memoria e della Shoah, perché c’è sempre bisogno di ricordare ciò che è stato per far sì che non si ripeta più.
Chi era Fernanda Wittgens, per cosa è diventata famosa, qual è stato il suo impegno civile e come ha salvato gli ebrei.
Chi era Fernanda Wittgens
Fernanda Wittgens nasce a Milano il 3 aprile 1903 e muore nel capoluogo meneghino l’11 luglio 1957. Si innamora dell’arte grazie al padre che, ogni domenica, porta lei e i suoi sei fratelli, a visitare musei, instillando in loro la passione per il bello.
Nell’ottobre 1925, Fernanda si laurea in Lettere presso l’Accademia scientifico-letteraria di Milano, con una tesi che ha per tema la storia dell’arte che ottiene il massimo dei voti, sotto la guida di Paolo D’Ancona.
È co-autrice di alcuni libri scolastici di storia dell’arte e, dopo aver lavorato come insegnante presso il Liceo Parini e il Regio Ginnasio “Alessandro Manzoni”, nel 1928, l’ispettore della Pinacoteca di Brera, Mario Salmi, la presenta a Ettore Modigliani, direttore della Pinacoteca e soprintendente alle Gallerie della Lombardia.
L’incontro con Modigliani e la direzione della Pinacoteca di Brera
L’incontro con Ettore Modigliani rappresenta una svolta nella vita professionale di Fernanda Wittgens, che viene assunta a Brera, nel 1928, come “operaia avventizia”. Fernanda fa una rapida carriera e già nel 1931 è assistente di Modigliani e due anni dopo (1933) viene promossa ispettrice.
Soprannominata da Modigliani “la piccola allodola”, Fernanda e l’Italia intera saggiano la repressione fascista, diventata ancora più feroce.
Nel 1935, Modigliani viene allontanato dalla Pinacoteca per antifascismo e, essendo ebreo, nel 1938, all’entrata in vigore delle leggi razziali, viene sollevato da ogni incarico e mandato al confino.
Fernanda prosegue il suo lavoro in Pinacoteca e nel 1940, dopo il superamento del concorso, diventa direttrice della Pinacoteca di Brera, la prima donna in Italia ad aver raggiunto un incarico così prestigioso alla guida di un importante museo o galleria.
La guerra e il salvataggio degli ebrei
La direzione della Pinacoteca di Brera avviene pochi mesi dopo dell’entrata in guerra dell’Italia (10 giugno 1940) e Fernanda deve occuparsi di salvaguardare le opere della galleria dai bombardamenti.
Malgrado il personale ridotto al minimo e le difficoltà dovute ai bombardamenti, riesce a mettere in salvo dalle razzie naziste tutte le opere di Brera, del Museo Poldi Pezzoli e della Quadreria dell’Ospedale Maggiore. È lei a sistemare le tele per il trasporto e a portarle direttamente in Svizzera.
Quello che fascisti e nazisti ignorano, però, è che dentro le casse di legno, nei camion, dietro le opere d’arte ci sono gli ebrei. Centinaia di ebrei a cui Fernanda Wittgens salva la vita grazie a questo stratagemma, portandoli oltre il confine.
Però, non fila tutto liscio. Una spia segnala l’attività di Fernanda e la consegna alle forze del regime. Fernanda è condannata a scontare quattro anni di carcere, diventati poi uno. Inizialmente viene reclusa nella prigione di Como, successivamente in quella di San Vittore, a Milano, dove ha per compagna di cella l’artista Carla Badiali.
Dalle lettere alla madre e ai nipoti, nonché dai suoi scritti privati, trapela la sua forte e fiera personalità. Dopo 7 mesi di detenzione, nel febbraio 1945, la famiglia, preoccupata per la sua incolumità, riesce a presentare un falso certificato di tisi e a farla scarcerare. La pena termina poi con la Liberazione: esce il 24 aprile.
Per il suo straordinario coraggio, nel 2014, Fernanda Wittgens viene riconosciuta come “Giusta tra le nazioni”.
La vita dopo la guerra e il restauro del Cenacolo di Leonardo da Vinci
Di nuovo libera, e con lei l’Italia intera, Fernanda viene nominata pro-direttore e commissario per l’Accademia delle Belle Arti di Brera. Aver svuotato la Pinacoteca si è rivelata una scelta giusta e saggia.
I bombardamenti, infatti, avevano distrutto 26 sale su 34. Si attiva per la ricostruzione della Pinacoteca, potendo contare sull’aiuto di Modigliani, reintegrato in servizio.
Il progetto parte, con l’architetto Piero Portaluppi che vuole dare vita ad una nuova grande Pinacoteca. Il 22 giugno 1947, dopo la morte di Modigliani, le viene affidata nuovamente la soprintendenza e successivamente anche la guida delle Gallerie Lombarde.
Fernanda Wittgens si è occupata in prima persona del restauro del Cenacolo di Leonardo da Vinci e di altre opere d’arte di immenso valore.
Fa di tutto (riuscendoci) per convincere il Comune di Milano ad acquistare la Pietà Rondanini di Michelangelo Buonarroti, messa sul mercato e contesa da Roma, Firenze e Stati Uniti d’America.
Il 1° novembre 1952, la scultura diviene milanese per 130 milioni di lire, grazie allo stanziamento dei fondi necessari da parte del Comune.
Di sé dirà: “ La mia vera natura è quella di una donna a cui il destino ha dato compiti da uomo, ma che li ha sempre assolti senza tradire l’affettività femminile ”.
Fernanda Wittgens muore prematuramente l’11 luglio 1957.
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