Paola Gentile - 9 marzo 2022
Cosa fare in caso di disastro nucleare
Il governo ha varato il Piano di intervento da attuare in caso venisse attaccato uno dei 107 reattori nucleari sparsi per l’Europa.
L’evolversi del conflitto russo-ucraino, giunto ormai al quattordicesimo giorno di scontro, ha gettato una nuova preoccupazione circa l’eventualità che possa ripetersi anche in Europa, quanto accaduto alla centrale nucleare di Zaporizhzhya, colpita dai russi, con risvolti inimmaginabili per la popolazione.
A questo proposito, il governo italiano ha delineato le linee guida da seguire in caso di incidenti nucleari nei Paesi europei e non, preparando la bozza del “Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche nucleari”, firmato dal capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, che dovrebbe essere approvato a breve in Conferenza Unificata.
Cosa fare in caso di disastro nucleare: cosa prevede il Piano italiano
Il “Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche nucleari” punta a fornire tutte le indicazioni necessarie per “difendersi” dalle conseguenze che gli incidenti ad impianti nucleari situati in Europa e nei Paesi extraeuropei potrebbero creare.
A gestire l’eventuale emergenza sarebbe Maurizio Pernice, direttore dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare.
Il piano si articola in 3 fasi e prevede tutta una serie di misure preventive dirette o indirette sia che il disastro nucleare riguardi l’Italia, sia le Nazioni vicine.
Le 3 fasi prevedono:
- Riparo al chiuso, con porte e finestre chiuse e sistemi di ventilazione spenti al massimo per 48 ore;
- Iodioprofilassi, viene consigliata per ridurre l’assorbimento di iodio radioattivo, principalmente per le fasce d’età da 0 a 40 e per le donne incinte o in fase di allattamento;
- Restrizioni alla produzione, commercializzazione e consumo di alimenti di origine vegetale e animale, protezione del patrimonio agricolo e zootecnico e monitoraggio della radioattività nell’ambiente e delle derrate alimentari.
Le prime due misure vengono attuate nella prima pase dell’emergenza, ovvero se la sorgente delle radiazioni è entro i 200km. In questa prima fase, infatti, il pericolo di irradiazione esterna e di inalazione di aria contaminata da nube radioattiva è ingente (ulteriori approfondimenti su come avviene l’esplosione, potete leggerli qui).
Se la sorgente dell’esplosione si trova tra i 200 e i 1000km, vengono messi in atto interventi indiretti sul territorio con controllo sulla verdura a foglia larga, frutta, latte, filiera agroalimentare e sulle importazioni dall’estero.
Se l’esplosione avviene oltre i 1000km, i controlli vanno effettuati solo su prodotti in arrivo dall’estero e sul rientro in sicurezza di cittadini italiani esposti alle radiazioni.
L’ultima fase coincide con la seconda fase dell’emergenza, quando le sostanze radioattive si sono già propagate e si sono depositate sul suolo.
All’interno della bozza per l’adozione del Piano, previsto dal decreto legislativo n. 101 del 31 luglio 2020, art. 182, c.2, vengono indicate altre misure che prevedono:
- Assistenza ai cittadini italiani all’estero che vengono colpiti dall’emergenza radiologica e nucleare;
- Istruzioni per le scuole;
- Limiti da stabilire per evitare l’importazione di prodotti contaminati.
Cosa fare in caso di disastro nucleare: quando assumere le pillole di iodio
La iodioprofilassi è un’efficace misura di intervento a protezione della tiroide e avviene mediante l’assunzione di pillole di iodio che inibiscono o riducono l’assorbimento di iodio radioattivo per le fasce d’età da 0 a 40 anni, comprese le donne incinte o quelle in fase di allattamento, considerate più sensibili e quindi a rischio.
Il periodo consigliato per assumere lo iodio stabile è:
- Da meno di 24 ore prima dell’esposizione;
- Fino a due ore dopo l’inizio dell’esposizione.
“Risulta ancora ragionevole somministrare lo iodio stabile fino a 8 ore dopo l’inizio stimato dell’esposizione” precisa il Piano, poiché somministrare lo iodio stabile dopo le 24 ore successive all’esposizione può causare gravi danni, innescando un prolungamento dell’emivita biologica dello iodio radioattivo che si è già accumulato nella tiroide.
In caso si dovessero verificare le condizioni perché il Piano venga attuato, sarà il Ministero della Salute a decidere le tempistiche e avviare le procedure per la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate dalle radiazioni.
L’assunzione delle pillole di iodio avverrebbe per massimo otto ore.
Cosa fare in caso di disastro nucleare: le raccomandazioni dell’ISS
Sebbene l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) abbia specificato che quelle inserite nel Piano sono solo misure preventive e non bisogna farsi prendere dal panico, nella popolazione è scattata la psicosi e la corsa ad accaparrarsi quante più piccole di iodio possibili per scongiurare il contagio da radiazioni nucleari.
“In queste ore c’è una corsa ingiustificata a richiedere in farmacia medicinali a base di iodio. Bisogna evitare questo fai da te assolutamente inutile, ingiustificato ed inappropriato, come ha denunciato anche la Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani e la comunità scientifica”
ha specificato Alessio D’Amato, Assessore regionale alla Sanità del Lazio, in un’intervista rilasciata al Messaggero.
Tuttavia, complice la coda dell’emergenza Covid e il profilarsene di un’altra ancora più distruttiva, le persone sono impaurite e spesso ricorrono alla medicina “fai-da-te”.
Cosa fare in caso di disastro nucleare: dove sono le centrali nucleari in Europa
Come ben sappiamo, in Italia non ci sono centrali nucleari, ma in Europa vi sono 107 reattori nucleari ubicati in 13 Paesi.
Entro i 200km dall’Italia, vi sono alcuni impianti in Slovenia, Svizzera e Francia.
Argomenti correlati: Guerra Italia Terza guerra mondiale Russia