Paola Gentile - 4 agosto 2022
Cosa può succedere tra Cina, Taiwan e Usa
Il viaggio in Asia di Nancy Pelosi potrebbe dare vita ad uno scontro senza precedenti tra Cina e Usa. Al centro della contesa l’isola di Taiwan.
La visita della speaker della Camera americana, Nancy Pelosi, a Taiwan ha inasprito i rapporti già tesi tra Cina e Stati Uniti.
In più di un’occasione la nazione del dragone ha ribadito che gli Usa devono tenersi fuori. Le rivendicazioni cinesi su Taiwan si perdono nella notte dei tempi e malgrado l’obiettivo di Pechino sia quello di inglobare la nazione insulare nella propria orbita, questa mantiene strenuamente la propria indipendenza, potendo contare, tra le altre cose, sull’appoggio degli Stati Uniti.
Proprio il presidente Joe Biden, stimolato sulla questione, non ha fatto mistero che se la Cina dovesse invadere Taiwan, gli Usa non esiterebbero ad intervenire in favore di quest’ultima.
Dopo l’isola, il viaggio in Asia di una delle massime autorità americane, si è spostato in Corea del Sud, ma gli strascichi delle 20 ore trascorse a Taipei si protrarranno ancora a lungo.
La reazione della Cina alla visita di Pelosi
Il Ministero della Difesa di Taiwan ha confermato il lancio di diversi missili balistici da parte dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) nelle acque nordoccidentali e sudoccidentali dell’isola.
Lo riferisce l’Ansa che riporta anche che le Forze armate di Taipei hanno attivato i sistemi di difesa.
Giornalisti dell’agenzia di stampa Afp hanno visto proiettili sparati dall’Esercito cinese in direzione dello Stretto di Taiwan.
“Sono gli Stati Uniti che hanno provocato i guai, la crisi e che continuano ad aumentare le tensioni”, ha affermato il ministro degli Esteri cinese Wang Yi.
La palese provocazione Usa, con la visita a Taipei della speaker della Camera Nancy Pelosi, “ha creato un pessimo precedente se non viene corretto e contrastato”, ha aggiunto Wang in una nota ministeriale.
Oltre ai missili, la Cina ha risposto alla visita di Pelosi schierando i carri armati anfibi sulle coste, facendoli transitare lungo la spiaggia tra i bagnanti. Una prova muscolare con una doppia chiave di lettura: inviare un messaggio all’America e terrorizzare i propri abitanti, segno che Pechino è pronto a tutto se si invade il proprio raggio d’azione.
Il filmato mostra i tank anfibi di tipo 63° sulla battigia della spiaggia di Xiamen, nella provincia del Fujian, separata da un braccio di mare dalle coste di Taiwan.
Altri filmati, riporta La Stampa, mostrano enormi veicoli militari trasportati attraverso il centro della città di Xiamen. La visita, se pur non ufficiale, di Pelosi a Taiwan arriva in un momento difficile delle relazioni Usa e Cina.
Del resto, il presidente cinese Xi Jinping la scorsa settimana ha detto al presidente Usa Joe Biden che intende “salvaguardare risolutamente la sovranità nazionale della Cina e l’integrità territoriale” e che “ chi gioca con il fuoco finirà per bruciarsi ”.
Come se non bastasse, il Ministero della Difesa di Taiwan ha denunciato l’incursione di 27 caccia cinesi nella zona di difesa aerea, in prossimità della linea mediana dello Stretto di Taiwan.
Si tratta di:
- Sei caccia J-11;
- Cinque caccia J-16;
- Sedici caccia Su-30.
Il commento degli Usa
Gli Stati Uniti “non abbandoneranno il proprio impegno nei confronti di Taiwan”, ha assicurato la speaker della Camera Usa Pelosi nel suo breve intervento introduttivo tenuto nell’incontro a Taipei con la presidente Tsai Ing-wen, dopo aver ricevuto un’onorificenza per gli sforzi profusi nella collaborazione tra Washington e Taipei.
Dello stesso avviso la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre che, in un briefing con la stampa, ha dichiarato: “Gli Stati Uniti non cercano e non vogliono una crisi con la Cina ma siamo pronti a gestire qualsiasi cosa Pechino decida di fare”.
La presidente di Taiwan ha assicurato che l’isola “non si tirerà indietro” dinnanzi alle minacce militari della Cina, assicurando che continueranno a “mantenere la linea di difesa della democrazia”.
Di tutt’altro tenore le parole di Ma Xiaoguang, portavoce dell’Ufficio per gli affari di Taiwan del governo di Pechino che ha ribadito che la visita di Pelosi “non è una difesa della democrazia e della libertà, ma una provocazione e una violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Cina ”.
Tensioni tra Cina, Taiwan e Usa
La visita di Pelosi potrebbe generare ulteriori tensioni tra Cina e Usa, con Taiwan che si troverebbe al centro della disputa. Sicuramente la presenza della speaker della Camera è la volontà manifesta degli Usa di rimarcare la propria posizione e di non rinunciare ai propri interessi economici sull’isola.
Dall’altro lato, la Cina non ha alcuna intenzione di lasciar andare “la provincia ribelle”, tantomeno fare i conti con l’eventualità che Taiwan possa gravitare nell’orbita americana.
Se Washington vuole che l’isola resti indipendente, così da avere un avamposto nel Pacifico; Pechino desidera l’esatto contrario.
Non bisogna dimenticare che Taiwan è un polo unico e prezioso nel campo tecnologico, manifatturiero, automotive, elettronico e informatico; oltre ad essere tra le prime venti economie al mondo, con un Pil che supera quello di Svizzera, Svezia e Arabia Saudita.
Accaparrassi il controllo di Taiwan equivarrebbe ad avere un ruolo strategico ed economico nel Pacifico.
Le conseguenze di un’escalation sono presto dette: uno scontro tra superpotenze che darebbe vita ad un nuovo conflitto e che potrebbe sfociare in una terza guerra mondiale.
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