Paola Gentile - 7 marzo 2022
Italia nella lista dei Paesi ostili alla Russia: cosa succede adesso?
L’Italia figura nella black list dei Paesi invisi alla Russia. Intanto stanno per scadere i bond esteri comprati da Putin che non ha liquidi per pagarli.
Il pacchetto di pesanti sanzioni varato dall’Unione europea contro la Russia e le disposizioni di un nuovo, ulteriore, terzo inasprimento, hanno portato il leader russo Vladimir Putin a prendere delle contromisure contro quei Paesi che hanno appoggiato la decisione della Ue di imporre delle sanzioni economiche a Mosca nel tentativo che si ponga fine al conflitto russo-ucraino.
All’undicesimo giorno di guerra, con la minaccia di una escalation nucleare e la ventilata ipotesi che una bomba tattica venga sganciata nel Mar Nero, il governo russo ha diramato la black list dei Paesi ostili alla Russia, dove figura anche l’Italia che ha appoggiato, dopo i primi tentennamenti, le procedure contro la Russia, rischiando molto in termini di approvvigionamento del gas.
Secondo quanto riferito dalla Tass, la lista dei “Paesi ostili” contiene al suo interno una nota, nella quale viene spiegato come lo Stato, le imprese e i cittadini russi intendono onorare i propri debiti.
Lista Paesi ostili alla Russia: chi c’è oltre all’Italia
Nei giorni scorsi, il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, aveva parlato circa l’introduzione di un terzo pacchetto di sanzioni da parte della Ue alla Russia, considerandola come l’unica alternativa, in caso contrario uno scontro e una terza guerra mondiale sarebbero inevitabili.
Nella black list dei Paesi ostili alla Russia, oltre all’Italia, figurano tutti e 27 i Paesi della Ue insieme a:
- USA;
- Australia;
- Gran Bretagna;
- Islanda;
- Canada;
- Liechtenstein;
- Monaco;
- Nuova Zelanda;
- Norvegia;
- Corea del Sud;
- San Marino;
- Singapore;
- Taiwan;
- Montenegro;
- Giappone;
- Svizzera (a sorpresa ha rinunciato alla sua storica neutralità);
- Ucraina (per ovvie ragioni).
Lista Paesi ostili alla Russia: cosa stabilisce il decreto
Il decreto diramato dalla Duma rientra nella “Procedura provvisoria per l’adempimento di obblighi verso creditori esteri”.
All’interno del documento viene stabilito che:
“lo Stato, le società e i cittadini russi, che hanno obbligazioni in valuta estera nei confronti di creditori stranieri che rientrano nell’elenco dei Paesi ostili potranno pagarli in rubli”.
Considerando che il rublo si è enormemente svalutato, proprio a causa del conflitto, e che le banche russe sono in affanno e alcune di queste sull’orlo del fallimento, i bond emessi dallo Stato russo o da qualsiasi istituzione pubblica o privata potrebbero perdere di valore, dal momento che nessun creditore vorrebbe essere pagato con una valuta che è carta straccia.
La banca centrale russa ha fatto sapere che i creditori che si trovano in Paesi che non rientrano nella black list possono essere pagati in valuta estera, previo permesso speciale.
Attraverso questa mossa, Putin vuole dimostrare che la Russia può onorare i suoi debiti che vengono saldati in maniera opportuna con chi si è dimostrato “amico” del Cremlino (vedi Cina, Bielorussia); mentre sarà pagato con denaro svalutato chi ha pianificato le sanzioni al solo scopo di indebolire l’economia e schiacciare la Russia.
Lista Paesi ostili alla Russia: cosa succederà
Con l’affidabilità creditizia di Mosca, sia per quanto riguarda la valuta locale che quella estera, declassata da Standard & Poor’s da livello BBB (valuta locale) e BB+ (valuta estera) a CCC-, e con l’impennata dei Credit Default Swap (le assicurazioni sul rischio di default del Paese) sul debito russo; l’insolvenza della Russia è data all’80% da Bloomberg; vale a dire che Putin non riuscirà ad onorare i suoi debiti, alla data del 16 marzo, o lo farà solo parzialmente.
Secondo Reuters, la Russia, schiacciata dalle sanzioni che prevedono il congelamento delle riserve estere, onorerebbe solo parzialmente i suoi debiti, non solo per ciò che concerne i bond statali che la Russia vuole pagare in rubli e che ammontano a circa 280 miliardi comprensivi di debito pubblico, ma l’insolvenza potrebbe riguardare anche i debiti contratti dalle aziende russe.
Il 16 marzo, Mosca dovrà rimborsare una prima trance di 107 milioni di dollari di cedole relativi a due emissioni, con una proroga di 30 giorni. Il 31 marzo dovrà effettuare il pagamento di 359 milioni di dollari per un bond a scadenza 2030; mentre il 4 aprile ci sarà il pagamento di un bond da 2 miliardi di dollari.
Tra le aziende russe più esposte, c’è sicuramente Gazprom che, all’incontro con i creditori, porterà un debito da 1,3 miliardi di dollari che scade proprio oggi ed è ragionevole pensare che i creditori non accetteranno rubli.
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