Luca Restivo - 29 giugno 2022
L’Italia è in guerra e con miliardi di debiti: la situazione
Se non si avviano le riforme economiche strutturali, la classe media rischia il default, trascinandosi dietro l’intero tessuto sociale italiano.
La difficile condizione nella quale versa l’intera Europa e in particolar modo l’Italia, allarma e preoccupa allo stesso tempo.
Con una crisi economica che non vuole saperne di attenuarsi, con i problemi legati alle forniture di gas e l’innalzamento del costo della vita, una delle tante conseguenze drammatiche di questa guerra, arrivare alla fine del mese è davvero un’impresa.
A soffrire di più sono i nuclei familiari, specie con due figli. Il quadro diventa drammatico se la prole supera i due.
Come se non bastasse ci viene fatto notare che il nostro Paese ha il più basso tasso di natalità d’Europa, spronandoci a fare figli. Ma nessuno si domanda come fare per mantenerli?
In tutto questo scenario da film sulla fine del mondo, con un debito pubblico che sfiora i 2.759miliardi di euro, ci mancava solo la guerra: una ciliegina sulla torta di cui non si sentiva affatto l’esigenza, ma che obbliga il nostro Paese, in quanto membro Nato, a fare la nostra parte.
Con il rafforzamento del confine orientale, l’impegno dell’Italia in seno all’Allenza Atlantica sarà sempre maggiore.
Una guerra incomprensibile, ingiusta, inutile che sta provocando solo morte e distruzione in Ucraina e che potrebbe estendersi anche altrove.
Come fare in questo marasma? Qual è la ricetta, se c’è, per fronteggiare tutto?
Guerra e debiti: la situazione italiana
Paola Liguori su Il Riformista è secca quando analizza le dichiarazioni del premier inglese Boris Johnson che sprona ad invertire le sorti della guerra. Liguori si domanda se lo si deve fare “per arrivare a Mosca come Napoleone?” Sappiamo tutti com’è andata a finire.
Dopo che Vladimir Putin avrà conquistato il Donbass, cosa accadrà? Per non lasciare che l’Ucraina cada nelle mani della Russia sarà necessario un intervento della Nato.
Se i 30 dell’Alleanza Atlantica scenderanno in campo lo faranno anche gli alleati di Putin, bielorussi in testa, seguiti dalla Cina, dall’India e da tutti coloro i quali spalleggiano, anche silentemente, la politica autoritaria del Cremlino.
In questa situazione, la terza guerra mondiale sarebbe inevitabile, e la Crimea potrebbe essere il cavallo di Troia di Mosca.
Intanto, rinfoltire i ranghi militari di Kiev costa, e tanto. Al vertice europeo è stato stanziato un nuovo pacchetto di aiuti per l’Ucraina, denaro a debito, certo, ma è improbabile che Zelensky possa farsi carico di restituire i soldi che gli vengono prestati: quindi la maggior parte dei costi della guerra dovrà accollarseli l’Europa.
Meglio questi costi rispetto alla guerra globale, è vero, ma per quanto ancora si potrà andare avanti così?
“I debiti che abbiamo contratto prima o poi li dovremo ripagare. E poi i debiti che Biden ci ha consigliato di contrarre per l’Asia… all’Europa toccano 600 miliardi, l’America ne mette 300, per che cosa? Per affrontare la Cina in Asia, è un problema molto lontano da noi” dice Liguori nella sua analisi.
La ricetta per arginare la povertà in Italia
Virus e guerra hanno fatto sì che la soglia di povertà in Italia aumentasse. Come riporta il sito nicolaporro.it, nel nostro Paese ci sono 2milioni di nuovi poveri.
Colpa del conflitto in Ucraina, è vero, ma non solo. In Italia mancano le riforme economiche strutturali e se non verranno fatte in tempi rapidi, coloro i quali non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena aumenteranno.
Se i dati Istat rilevano una percentuale del 10% di poveri, ben più drammatico è il quadro delineato dall’organizzazione no profit Index Mundi, che porta la soglia al 29%.
Quello che bisogna combattere di più è la rassegnazione. Gli italiani pare si siano “abituati” ad una vita che si trascina.
La ricetta proposta dal blog di Nicola Porro va ad operare su 5 emergenze economico-finanziarie italiane:
- Debito dei singoli individui;
- Debito pubblico;
- Più basso livello di salari di tutta Europa;
- Elevato livello di disoccupazione;
- Elevata pressione fiscale.
Le riforme passano necessariamente per l’aumento dei salari portandoli ai livelli europei che garantisce una soglia di reddito sotto la quale nessun datore di lavoro può e deve andare.
Inoltre, è indispensabile abbassare la pressione fiscale, portandola addirittura a zero per i primi tre anni per quelle aziende che assumono con costanza.
Una politica di prevenzione dal disastro potrebbe far sì che il nostro Paese riesca pian piano camminare con le proprie gambe, senza chiedere costantemente aiuto all’Europa.
Se si continua così, si rischia il default della classe media che è quella che tiene in piedi tutto il sistema economico italiano.