Luca Restivo - 4 ottobre 2022
La Farnesina boccia i referendum russi: quali conseguenze per l’Italia
La Farnesina condanno i referendum russi nelle province del Donbass. Al via l’ottavo pacchetto di sanzioni contro Mosca.
Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato l’atto che, in seguito ai referendum, sancisce l’ingresso delle quattro province del Donbass nel territorio russo, allargando di fatto i confini della Federazione.
“Il popolo ha fatto una scelta netta. Ora i loro abitanti diventano nostri cittadini per sempre”, è stato il commento del capo del Cremlino che, tramite questa strategia, potrà mettere in atto la dottrina nucleare russa che lo legittima ad usare il nucleare qualora i suoi confini estesi venissero attaccati.
La comunità internazionale è prontamente intervenuta, facendo sapere che ritiene i referendum illegittimi. Sulla stessa scia le autorità di Kiev e la Farnesina che, tramite il segretario generale del Ministero degli Esteri, Ettore Francesco Sequi, ha ribadito all’ambasciatore russo in Italia, Sergei Razov, che l’Italia “non riconosce e non riconoscerà l’esito” dei referendum russi.
Il referendum, a detta di Putin, ha spinto a votare per l’annessione anche i giovani nati “dopo la tragedia della caduta dell’Unione Sovietica” perché “l’amore per la Russia è un sentimento indistruttibile”.
Il nostro Paese si è allineato, quindi, a quello che è il pensiero unanime e concorde della comunità internazionale. C’è il rischio di una possibile “vendetta” di Mosca nei confronti, anche, del nostro Paese?
La Farnesina boccia il referendum russo
“Ho esortato le autorità russe a revocare questi atti illeciti (i referendum) e a ritirare le forze russe dal territorio ucraino senza condizioni, completamente e immediatamente”, ha detto Sequi in un punto stampa dopo il colloquio con Razov, precisando che l’Italia “sarà pienamente allineata con i paesi partner nel valutare nuove misure restrittive ” contro la Russia “come pacifico strumento di pressione per porre fine a questa guerra di aggressione”.
L’Ucraina ha il “diritto di liberare i territori occupati all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale. E noi continueremo a fornire un forte sostegno all’Ucraina per tutto il tempo necessario ”.
La convocazione dell’ambasciatore russo è avvenuta in accordo con gli altri partner dell’Unione europea, con lo scopo di mandare un segnale a Mosca.
La reazione della Russia
Dal canto suo, l’ambasciatore russo Razov ha respinto al mittente quanto detto dalla Farnesina, esprimendo le sue posizioni in merito a quanto affermato dal presidente Putin nel discorso del 30 settembre scorso, quando ha sancito l’annessione dei territori ucraini alla Russia.
Sull’attendibilità e sulla trasparenza su come si siano svolti i referendum nelle regioni di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson ci sarebbe molto da dire.
In primis, la sorveglianza imparziale che non c’è stata. In secondo luogo, i picchi di adesione, il 99,2% della popolazione. Se non ci si poteva recare al seggio, era il seggio a muoversi, andando a casa di chi doveva votare, ed immaginiamo già con quanta libertà i cittadini abbiano potuto esprimere o meno il proprio consenso. Infine, il fatto che neppure la Cina abbia riconosciuto i referendum dovrebbe far riflettere Putin.
Le conseguenze per l’Italia
Il niet ai referendum russi da parte della Farnesina potrebbe rappresentare un rischio per l’Italia solo se la nostra presa di posizione la si legge all’interno della politica che l’Unione europea ha messo in piedi contro la Russia e alla quale il nostro Paese ha aderito.
Vale a dire che se la Russia volesse mai colpire direttamente e militarmente il nostro Paese non potrebbe farlo senza mettere in conto una mobilitazione europea e atlantica. Come pure se dovesse arrivare la vendetta di Mosca non sarebbe solo verso l’Italia, ma nei confronti di tutta la comunità europea e non solo.
Un rischio che, alla situazione odierna, ci sentiamo di escludere. Non è da escludere invece la possibilità che la Russia, rinvigorita dal referendum farsa, ne approfitti per lanciare bombe atomiche in Ucraina e scatenare un conflitto nel quale verremmo tirati in mezzo anche noi, in quanto membri Nato. La posizione degli Usa in merito è chiara: intervento tempestivo se la Russia userà l’atomica.
I rischi veri, l’Italia li sta già saggiando con la guerra in Ucraina che sta pesando non poco sulle tasche degli italiani alle prese con aumenti, rincari e un’inflazione che ha raggiunto picchi di +10%. Il costo della guerra è davvero enorme. Senza contare che Gazprom ha chiuso l’interruzione dei flussi di gas russo dall’Austria attraverso il Tarvisio.
C’è da sottolineare, che la protesta italiana è un’ulteriore conferma che i tradizionali buoni rapporti tra il nostro Paese e la Madre Russia sono ormai un lontano ricordo. Dopo i referendum, l’Ue ha deciso di fare muro in modo compatto contro lo strappo di Mosca, invitando tutte le cancellerie degli Stati membri a convocare gli ambasciatori russi.
Oggi, nell’audizione al Copasir, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini potrebbe illustrare i contenuti del quinto decreto per l’invio di materiali d’armamento a Kiev.
Sanzioni alla Russia
Il rinnovato pacchetto di aiuti all’Ucraina passa anche per la stretta economica su Mosca. L’ottavo pacchetto di sanzioni è arrivato sul tavolo del Coreper, i rappresentanti dei 27 all’Ue, con particolare attenzione al punto del price cap al petrolio.
Le sanzioni prevedono un vasto elenco di prodotti: dai semiconduttori alla carta igienica. Tra i beni che non verranno più commerciati si trovano tutti i pezzi di ricambio e le parti di automobili, moto, scooter, treni, navi, aerei, veicoli spaziali, compresi motori e macchinari per testare i veicoli.
La Commissione ha proposto di ampliare l’elenco delle restrizioni per le forze dell’ordine russe, in particolare impedendo loro di acquistare o vendere attrezzature antisommossa come gas lacrimogeni e scudi antisommossa e tecnologie per armi a elettroshock come le pistole stordenti. Non sono state incluse invece, le macchine per l’elaborazione dei dati, i diamanti o tecnologie o materiali legati all’energia nucleare.
Inoltre, sono state sanzionate direttamente le aziende della difesa Rostec e Almaz-Antey, i produttori di macchinari Uralvagonzavod e Kamaz, le aziende aerospaziali Oboronprom e United Aircraft Corporation e i costruttori navali Sevmash, Sovcomflot, Russian Maritime Register of Shipping e United Shipbuilding Corporation.
Con questa ulteriore mossa, l’Ue spera che la Russia si arrenda e ponga fine al conflitto.