Luca Restivo - 20 giugno 2022
Missioni internazionali, l’Italia cambia: meno in Africa, più nell’Est Europa
Ridurre l’addestramento della Guardia costiera libica fino a congelarlo, potenziando il contingente italiano a sostegno della Nato lì dove il confine è più caldo.
La delibera sulle missioni internazionali, approvata in Consiglio dei ministri ma non ancora inviata al Parlamento, imprime un punto di svolta nella gestione delle missioni internazionali, così come sono state intese fino ad oggi.
Secondo quanto stabilisce il dossier, il nostro Paese è intenzionato a depotenziare il proprio impegno sul fronte caldo del Nord Africa e a concentrarsi nel rafforzamento del fianco Est dell’Europa, proprio lì dove il supporto alla Nato sta diventando sempre più essenziale. Un’area ad alto tasso di pericolo che potrebbe deflagrare da un momento all’altro, dando vita ad un conflitto ad ampio spettro.
La decisione presa dal governo Draghi non è solo logistica, ma è principalmente politica. Depotenziare l’impegno del nostro contingente in Africa, fatto salvo la priorità della stabilizzazione di Tripoli, significa anche ripensare alle regole d’ingaggio per il nostro Paese, tra cui quella di non addestrare più la Guardia costiera libica.
Questo elemento strizza l’occhio a chi, Partito Democratico in testa, seguito da Movimento 5Stelle e Liberi e Uguali, ha contestato al governo le modalità di azione delle autorità libiche sul fronte immigrazione, chiedendo un coinvolgimento dell’Unione europea.
Missioni internazionali: cosa cambia
L’impegno del nostro contingente all’estero è mirato a salvaguardare la pace e la stabilità dei luoghi dove è richiesto il suo intervento.
Per lungo tempo, i nostri militari sono stati coinvolti nelle missioni in Africa, che restano ancora in piedi, ma adesso qualcosa cambierà.
Voci vicine al dossier, come riporta Repubblica, spiegano che la scelta del governo tiene conto dell’evoluzione della situazione in Libia e della necessità di coinvolgere l’Europa, tramite la missione Irini: “La questione merita una risposta complessa e passa dai corridoi umanitari, dai flussi regolati e soprattutto da un intervento europeo”.
Con la delibera sulle missioni internazionali il governo, in Africa, punta a:
- Ridurre l’attività di addestramento della Guardia costiera libica fino a congelarla;
- Garantire assistenza alla Libia per ciò che concerne la manutenzione delle imbarcazioni con le quali pattuglia le sue coste;
- Garantire la stabilizzazione di Tripoli, tenendo d’occhio la situazione incerta che vi è nel Maghreb e nel Sahel;
- Rimodulare la presenza a Misurata, dove i nostri militari gestiscono l’ospedale da campo nei pressi dell’aeroporto;
- Non azzerare la presenza del nostro contingente, mantenendo un presidio di manutenzione dei mezzi forniti dal nostro Paese.
Lo scopo è quello di spostare il nostro raggio d’azione sul fianco Est dell’Europa. Proprio lì, si ha in programma di:
- Rafforzare la presenza delle nostre truppe a sostegno della Nato con nuove missioni in Bulgaria e Ungheria (qui);
con un aumento della spesa di complessiva di 51,6milioni di euro portandola a 1,6miliardi.
Missioni internazionali: il nostro impegno
“Rafforzare la sicurezza degli Alleati è una delle principali sfide politico-strategiche dei prossimi anni: l’Italia è fermamente impegnata a contribuire fattivamente alla sicurezza collettiva”, ha detto il ministro della Difesa Lorenzo Guerini a Bruxelles, al termine del vertice Nato.
A Sofia verranno mandati 750 militari, a Budapest altri 250, che andranno ad aggiungersi ai:
- 240 impegnati in Lettonia;
- 160 impegnati in Romania;
- 130 impegnati in Islanda.
In Bulgaria, l’Italia avrà il comando della missione, mentre la Germania lo assumerà in Slovacchia e la Francia in Romania. Un impegno parallelo, a riprova della stessa linea di intenti che accomuna le tre nazioni europee.
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