Luca Restivo - 5 ottobre 2022
Motorista Marina Militare morto di mesotelioma: ecco quant’è il risarcimento che esclude i figli
I ministeri di Difesa e Interno dovranno risarcire la vedova La Rocca con 200mila euro e un vitalizio mensile. Anche il terzogenito godrà del beneficio. Esclusi i figli maggiori.
Il Tribunale di Torre Annunziata ha condannato i ministeri della Difesa e dell’interno al risarcimento alla vedova del motorista navale della Marina Militare Mario La Rocca, morto per un mesotelioma nel 2017. L’indennizzo viene dato in quanto La Rocca è stato riconosciuto come vittima del dovere. Il motorista morì a soli 69 anni e lavorò in Marina Militare dal 1968 al 1970.
La vedova, Erminia Di Maio, all’epoca dei fatti 65enne, insieme a due dei tre figli, si era rivolta all’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, che da anni è al fianco delle vittime dell’amianto e delle vittime del dovere, per intraprendere la causa legale.
Il caso di La Rocca fa il paio con quello di Camillo Limatola, morto in seguito all’esposizione all’amianto.
Chi era Mario La Rocca
Mario La Rocca era un motorista navale che ha prestato servizio presso la Marina Militare dal 1968 al 1970. Deceduto all’età di 69 anni, l’uomo era stato esposto all’asbesto quotidianamente negli impianti, ed in particolare a bordo nave.
A contenere amianto non erano soltanto i motori, ma anche i rivestimenti delle tubature che portavano i fluidi che, raggiungendo temperature elevatissime, si degradano velocemente. Lo stesso accadeva a terra e senza alcuna attività informativa sui pericoli derivanti dall’asbesto e senza strumenti di protezione individuale.
La causa legale
Dimostrare il nesso causale tra l’esposizione all’amianto durante il servizio svolto in Marina e la morte di La Rocca non era semplice, dal momento che l’uomo aveva lavorato negli anni sempre a contatto con l’asbesto sia quando era in Marina che dopo.
In Marina aveva prestato servizio al Centro di Taranto, al Comando di Augusta e al Comando di Ancona. Sempre come motorista aveva lavorato anche, però, per il Ministero dei Trasporti e della navigazione e per la Tirrenia Navigazione Spa.
Nonostante questo, l’avvocato Bonanni è riuscito a dimostrare che l’esposizione avvenuta in Marina è stata determinante per l’insorgere della malattia, che si è manifestata ben 48 anni dopo.
I due consulenti tecnici sono giunti alla medesima conclusione ovvero che: “Anche una breve esposizione (1-2 anni), può essere sufficiente a determinare, anche a distanza di oltre 40 anni (come nel caso in esame) un mesotelioma pleurico”, e soprattutto viene assegnato “un peso maggiore alle esposizioni più remote”.
Il secondo ctu, Luigino Di Napoli, nominato in questo processo, ha concluso che “si ritiene che l’esposizione ambientale nel periodo della leva militare per gli incarichi certificati, possa essere considerata fattore concausale della patologia esitata nel decesso”.
A quanto ammonta il risarcimento
I ministeri della Difesa e dell’Interno sono stati condannati a risarcire la vedova dell’operaio con una speciale elargizione di 200mila euro e con una rendita mensile (assegni vitalizi) di circa 1.900 euro.
Il Tribunale ha provveduto anche a stabilire gli arretrati che ammontano ad un importo complessivo di 120mila euro. Alla vedova sarà garantito anche il beneficio dell’assistenza psicologica che sarà a carico dello Stato.
Perché i due figli maggiori sono stati esclusi e il terzogenito no?
Nella sentenza viene indicato anche che uno dei figli percepirà l’indennizzo, mentre gli altri due no. Non passa neanche questa volta l’equiparazione degli orfani di vittime di azioni criminali e di terrorismo, agli orfani delle vittime del dovere.
Questi ultimi, se non conviventi e non a carico della vittima al momento della morte, non hanno diritto, anche secondo il Tribunale di Torre Annunziata ai benefici richiesti.
Al momento del decesso di Mario La Rocca, il terzogenito Francesco era a carico fiscale del padre e per questo, grazie ad una sentenza del Tribunale di Bergamo, ha ottenuto la speciale elargizione di 120mila euro; ai fratelli maggiori è stato negato lo stesso diritto.
Impugnare la sentenza
I figli maggiori di Mario La Rocca, Raimondo e Cira, impugneranno la sentenza per far sì che venga riconosciuto anche a loro lo stesso diritto che ha avuto il fratello minore, che oltre ai 120mila euro può beneficare di un assegno mensile di 1.900 euro.
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