Simone Micocci - 11 marzo 2019
Strade Sicure: la disparità di trattamento tra VFP1 e VFP4
L’Operazione Strade Sicure continua ad essere oggetto di discussione tra i militari; condizioni di servizio difficili e poche opportunità - specialmente per i VFP1 - di recuperare energie.
VFP: in questo articolo vogliamo parlarvi di tutti i problemi - molti dei quali segnalati dai nostri lettori - che riguardano il servizio Strade Sicure, l’operazione di sostegno alla pubblica sicurezza avviata da Governo Berlusconi nel 2008 (con l’approvazione della legge 125/2008) che prevede l’utilizzo del personale delle forze armate italiane nel contrasto alla criminalità e per la tutela dell’ordine pubblico.
In questi ultimi mesi l’Operazione Strade Sicure è stata oggetto di polemica visto quanto successo a Roma, dove un caporalmaggiore dei Granatieri di Sardegna si è suicidato nei bagni di palazzo Grazioli mentre era in servizio. Un vero e proprio dramma che si aggiunge al suicidio di un bersagliere ventinovenne di Taranto che nel febbraio del 2018 si è suicidato nei bagni della stazione metro Barberini.
Sicuramente il suicidio è stato provocato da drammi personali dei due militari, tuttavia il fatto di essere impiegati in un servizio duro come quello previsto durante l’Operazione Strade Sicure non li ha certo aiutati.
A tal proposito lo scorso 26 luglio 150 militari dell’Operazione Strade Sicure hanno deciso di inviare - supportati dagli avvocati Giorgio Carta e Chiara Lo Mastro - al Ministero della Difesa una nota nella quale hanno chiesto il rispetto di quanto stabilito dal TU sulla Sicurezza sul lavoro, mettendo in risalto i rischi organizzativi e psicosociali ai quali sono esposti giornalmente.
Questa nota ci offre uno spunto interessante per analizzare le difficili condizioni in cui si trovano a lavorare i militari durante il servizio Strade Sicure. Uno dei punti sui quali ci soffermeremo in questa analisi, ad esempio, riguarda la disparità di trattamento per VFP4 e VFP1, con quest’ultimi che non sono abbastanza tutelati dal punto di vista dei riposi.
VFP1 e VFP4: disparità di trattamento nell’Operazione Strade Sicure
Come anticipato, il periodo in cui i militari vengono impiegati nell’Operazione Strade Sicure sono particolarmente stressanti. Per questo motivo, una volta terminati i 6 mesi i militari avrebbero bisogno di un periodo di riposo per recuperare le energie psicofisiche.
Ed è per questo che solitamente i VFP4 approfittano della possibilità di recuperare le ore di straordinario per staccare almeno 2-3 mesi e riposarsi dopo questo stressante periodo.
Questa possibilità invece non è riconosciuta ai VFP1, i quali non possono recuperare le ore di straordinario. Questo fa sì che il VFP1 deve attingere ai giorni previsti dalla licenza ordinaria per avere un po’ di riposo. Ecco perché solitamente dopo circa 2 settimane (a seconda dei giorni di riposo che il militare decide di prendere) questo torna ad essere impiegato nel fare le guardie ed altri servizi.
I VFP1, infatti, per riposarsi hanno a disposizione la sola licenza ordinaria, i 24 giorni (+4), per riposarsi; a questi, però, non conviene assolutamente smaltirli tutti dal momento che in tal caso non avrebbero più giorni di ferie ai quali attingere durante l’anno.
Quindi mentre i VFP4 hanno almeno la possibilità di riposarsi per un adeguato periodo di tempo grazie al recupero delle ore di straordinario, VFP1 non hanno il tempo necessario per riprendersi. A tal proposito al Comandante di Corpo viene data la possibilità di concedere eccezionalmente dei recuperi ai VFP1; recuperi che però sono di natura “psicofisica” e non “compensativa” come invece vale per i VFP4.
Aggiungiamo, però, che sono pochi i casi in cui i Comandanti concedono questi permessi ed ecco perché, come detto in precedenza, questa disparità di trattamento si ripercuote sui volontari in ferma prefissata annuale.
Le difficili condizioni lavorative durante Strade Sicure
Ma quali sono le condizioni in cui si trovano a lavorare i militari durante l’Operazione Strade Sicure? Rifacendoci alla nota inviata dai militari al Ministero della Difesa scopriamo che molte volte tra un turno e l’altro non vengono rispettate le 12 ore di riposo.
Senza dimenticare, poi, che durante il servizio si sta in posizione eretta fissa prolungata, con circa 25 kg di equipaggiamento addosso (se si conta il fucile, il giubbotto anti-proiettili, manganello, pistola e maschera anti-gas), indipendentemente da quelle che sono le condizioni atmosferiche.
Questo può provocare problemi a carico dell’apparato osteoarticolare, in particolare nella zona della colonna vertebrale. Non bisogna trascurare poi le conseguenze psicologiche dello stress causato dalla monotonia e dalla ripetitività del lavoro svolto, dal rumore assordante del traffico veicolare e dal rapporto con colleghi e superiori. Senza dimenticare poi il rischio connesso alle mansioni in cui sono impiegati, i turni pesanti e le scarse gratificazioni.
Tutti fattori che se sommati possono determinare un peggioramento delle condizioni psico fisiche del militare.