Il Capo di SME alla Camera, l’Esercito deve prepararsi alle minacce emergenti

Il Capo di SME alla Camera, l'Esercito deve prepararsi alle minacce emergenti

Il generale Carmine Masiello in audizione alla Camera sottolinea l’importanza di un intervento urgente per far fronte ai problemi della Difesa.

Fonte immagine: ResoluteSupportMedia su flickr.com

Il generale Carmine Masiello, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, in audizione alla Camera ha evidenziato senza mezzi termini le problematicità della Forza Armata, e quindi dell’Italia. Il continuo evolversi dello scenario geopolitico impone cambiamenti profondi e urgenti perché “non possiamo farci trovare impreparati”. La legge n. 119/2022 e il decreto legislativo n. 2023, che hanno comunque il merito di aver finalmente invertito la tendenza di riduzione dell’organico, risultano oggi tiepidi tentativi di colmare le lacune della Difesa. Come sottolineato dal generale Masiello, i volumi complessivi dell’Esercito Italiano sono stati fissati a 93.100 unità da conseguire entro il 2033, del tutto insufficienti rispetto alle necessità operative.

Questi volumi risultano comunque inadeguati alle esigenze di carattere operativo e non assicurano alla forza armata la massa necessaria ad affrontare un eventuale conflitto ad alta intensità che richiede la capacità di alimentare e rigenerare le forze impiegate in combattimento.

In altre parole, l’Italia non dispone di un Esercito adeguato alle necessità e non perché manchino professionalità e dedizione, ma piuttosto perché il Paese non investe adeguatamente nella Difesa.

Capo di SME, una rivoluzione tecnologica e culturale

Il distacco dei volumi di organico dell’Esercito rispetto agli effettivi bisogni risulta evidente prendendo in considerazione gli obiettivi Nato, soprattutto perché l’esecuzione del piano di difesa internazionale richiede ulteriori sforzi anche in termini di organico. Secondo il Capo di SME servono quindi almeno 40/45mila unità in più rispetto alle previsioni, oltre alla costituzione di una riserva adeguata e prontamente impiegabile all’occorrenza.

Le carenze di organico non sono l’unico problema né quindi l’unico obiettivo su cui devono essere concentrate maggiori risorse. Manca infatti ancora un adeguamento dal punto di vista tecnologico, che ci pone in una condizione di assoluto svantaggio rispetto ad altre nazioni del mondo. I conflitti moderni, passando dall’Ucraina al Medio Oriente, ricordano amaramente l’importanza della preparazione anche su questo fronte. In tal proposito, le risorse limitate a disposizione non sono il solo ostacolo all’adeguamento, che si scontra anche con le lungaggini procedurali del tutto inadatte al contesto. I procedimenti per acquisire, certificare e introdurre un servizio d’Arma arrivano a durare anche anni, contro i pochi mesi davvero necessari alle innovazioni tecnologiche e per questo “serve una decisa svolta nella direzione di un procurement militare che trovi nelle deroghe previste dal Codice degli appalti la procedura principale per l’affidamento”.

La collaborazione tra le istituzioni è al centro del nuovo approccio pensato dal generale Masiello che punta alla creazione di un “Sistema-Paese” estraneo da logiche autoreferenziali che risultano futili e in questo momento più che mai inopportune. In assenza di sforzi, l’Esercito non può davvero prepararsi a ogni evenienza, come ha invece sempre fatto e continua a cercare di fare, trovandosi in una situazione di ingiusto svantaggio. “L’Esercito o è tecnologico o non lo è” ha sintetizzato il Capo di SME, facendo riferimento alla mancanza di interventi strutturali per adeguare le Forze Armate alle nuove frontiere dei conflitti, dove tecnologia, attacchi hacker, cyber security e disinformazione fanno da padroni.

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Naturalmente, con le forti carenze di personale, la riduzione all’osso delle risorse e l’assenza di strategie mirate non ci sono dedizione e valori che tengano. L’elevata preparazione del personale e lo spirito di sacrificio apprezzati tanto nel contesto nazionale quanto in quello internazionale non possono infatti compensare questi problemi. Senza dimenticare delle criticità legate alle dimensioni dell’Operazione Strade Sicure, che impongono la necessità di spazi, risorse e opportunità addestrative. Ed è sempre proprio al personale che il generale Masiello si rivolge inseguendo la rivoluzione tecnologica e culturale di cui la Forza Armata può solo beneficiare, ascoltando e valorizzando l’opinione e il contributo di tutti. “Le idee non hanno grado” secondo il Capo di SME e tutto il personale è importante, compresi i più giovani:

Richiede un investimento concreto sulle nuove generazioni, che sono il futuro dell’Istituzione, e sulla loro formazione. I giovani sono capaci di intercettare le evoluzioni rapidissime della nostra società e possono essere il motore del cambiamento per far crescere l’Esercito.

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