Aurora Marinaro - 9 gennaio 2025
Starlink per la Difesa italiana, ecco a cosa serve
La Difesa italiana ha bisogno di Starlink? Ecco perché il ministro Crosetto punta lo sguardo su SpaceX.
Fonte immagine: Official SpaceX Photos su commons.wikimedia.org
Continua a crescere il dibattito su Starlink, anche se l’attenzione del governo Meloni sulla costellazione satellitare di Elon Musk non è certo cosa nuova. Non dovrebbe stupire più di tanto, quindi, l’ipotesi di un accordo per le comunicazioni viste le difficoltà italiane ed europee. Anche se di fatto non è stata presa alcuna decisione, come sottolineato dal ministro Guido Crosetto, è evidente che l’Italia è sempre più propensa verso SpaceX.
Al di là di tutte le congetture possibili, le infrastrutture satellitari sono una vera e propria necessità, soprattutto per la Difesa. “È l’unica opzione per le Forze Armate in attesa del progetto Ue” ha dichiarato Crosetto, che non ha mai fatto un mistero delle profonde lacune tecnologiche del Paese, né tanto meno della considerazione verso l’imprenditore. A prescindere dalla delicatezza della questione e dall’esistenza di specifiche procedure da rispettare, la predominanza di Starlink è sotto gli occhi di tutti.
A cosa serve Starlink per la Difesa italiana
Iris2, la (tentata) risposta europea a Starlink non prevede il primo dispiegamento fino al 2030, con un ulteriore aggravarsi del ritardo. Nel frattempo, le telecomunicazioni satellitari militari sono affidate completamente a Sicral, con copertura e banda decisamente limitate. Il piano di resilienza del sistema satellitare approvato dalla commissione Difesa della Camera è piuttosto ambizioso, ma richiede risorse (circa 300 milioni di euro secondo le attuali previsioni) e tempo. Parecchio tempo.
Il nuovo satellite di Sicral 3 non arriverà prima del 2026, sempre che i pronostici vengano poi rispettati. Intanto mancano le alternative per garantire le comunicazioni satellitari a orbita bassa, con il divario militare europeo che si fa sempre più grave e profondo. Le comunicazioni militari devono garantire rapidità, sicurezza e riservatezza: affidarsi a Starlink sembra una soluzione quasi inevitabile, per quanto ci siano dei rischi indiscussi.
Da una parte si tratta di mettere in sicurezza alcune comunicazioni sensibili e delicate parlando con il soggetto tecnologicamente più avanzato in questo campo e senza alternative pubbliche. E dovremo parlare del fatto che l’Italia e l’Europa non siano arrivati in tempo su questi temi, per cui l’alternativa è non avere una protezione. Si tratta di scegliere una soluzione tra due scenari, nessuno dei quali è ottimale.
Queste le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in merito al dossier Starlink e ai presunti accordi con Musk, rimettendo la questione all’istruttoria apposita. L’Italia, anche attraverso al propria Agenzia spaziale, sta quindi valutando tutte le opzioni a disposizione, dovendo far i conti con tempi molto ridotti. Le considerazioni politiche e ideologiche su Elon Musk, in merito ai possibili riflessi per l’Italia di un così stretto rapporto di dipendenza, si scontrano con l’avanguardia tecnologica del magnate, leader indiscusso nel suo campo. Servirebbero almeno altri 10 anni per arrivare ai livelli di Space X, secondo il ministro della Difesa.
Se anche bisogna far attenzione che la nostra sicurezza non finisca nelle mani sbagliate, citando quasi alla lettera le parole di Meloni, non possiamo nemmeno permetterci di restare inermi e perdere altro tempo. La rapida evoluzione dello scenario internazionale richiede alla Difesa tutt’altra prontezza. Il conflitto in Ucraina rappresenta in questo senso un forte scossone per i Paesi europei, costretti a prender atto di difficoltà oggettive e critiche. Le connessioni via cavo sono inadeguate sotto tutti i punti di vista, soprattutto per l’alta esposizione agli attacchi.
L’eccellenza italiana portata avanti dal personale deve poter contare su mezzi pratici, senza per questo sacrificare ulteriormente i militari stessi, come ci ricorda l’ASPMI:
Con l’attenzione alle infrastrutture il ministro della Difesa dimostra ancora una volta di avere a cuore l’Italia e le Forze Armate nazionali. Ricordiamo sempre, però, che dietro alle infrastrutture chi permette di mandare avanti lo Strumento militare è il personale. Una volta raggiunti gli obiettivi urgenti, in primis il 2% del Pil, ci aspettiamo che vengano attuate delle misure anche per valorizzare i militari, a partire dalla prossima legge di Bilancio.
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