Aurora Marinaro - 26 marzo 2025
Strade Sicure: Portolano apre il dibattito, ma per il Viminale è ancora irrinunciabile


Operazione Strade Sicure, il Viminale non vuole rinunciarci mentre la Difesa ne chiede una rimodulazione. Il sindacato ASPMI attacca: "Allora riconosceteci quanto ci siamo meritati sul campo".
L’Operazione “Strade Sicure” torna al centro del dibattito istituzionale.
A riaccendere i riflettori è stato il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Luciano Portolano, durante un’audizione davanti alle Commissioni Esteri-Difesa di Camera e Senato. Alla domanda del senatore Bruno Marton (M5S) sul futuro dell’Operazione, Portolano ha espresso un dubbio ormai non più marginale: “Strade Sicure nasce in un momento di crisi, d’emergenza. Ora c’è da chiedersi se l’emergenza continua”.
Un’apertura chiara a una riflessione sul modello attuale e sulle modalità di impiego del personale, che oggi vede coinvolti 6.800 militari sul territorio nazionale. Portolano non ne mette in discussione il valore, ma sottolinea l’urgenza di una riforma: “Serve maggiore capacità ed efficacia, magari con un pattugliamento più dinamico”.
Ma il Viminale blinda Strade Sicure: “È un caposaldo della sicurezza”
A queste parole, però, è seguito il tempestivo chiarimento del Viminale. Il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni ha infatti definito Strade Sicure come “uno dei capisaldi delle politiche di sicurezza sul territorio”, affermando che si tratta di una “misura fortemente sostenuta dal Governo” e “molto apprezzata dai sindaci di ogni orientamento politico”. Il rifinanziamento per il prossimo triennio è stato già assicurato, insieme all’estensione dell’Operazione “Stazioni Sicure” a 800 unità. Il messaggio è chiaro: nessun taglio all’orizzonte.
Ma c’è un altro aspetto su cui Molteni ha voluto insistere: le modalità di impiego delle unità militari non dipendono dalla Difesa, bensì dal Ministero dell’Interno, e a seguire da prefetti e questori. Un richiamo istituzionale che, di fatto, ribadisce come i militari dell’Esercito siano utilizzati come forza di supporto, senza però un corrispondente riconoscimento normativo, economico o logistico.
ASPMI: “Se l’Esercito è indispensabile, allora deve essere rispettato”
“Il dibattito riaperto da Portolano è utile e opportuno. Ma ora non si può più far finta di niente: se l’Esercito è ritenuto indispensabile per la sicurezza del Paese, come affermato dallo stesso Viminale, allora i nostri militari devono ricevere il trattamento che meritano”. A dirlo è Francesco Gentile, Segretario Generale di ASPMI, che da tempo denuncia le condizioni in cui si trovano a operare i soldati impiegati nell’Operazione Strade Sicure.
“Le difficoltà sono molteplici - continua Gentile – a partire da un equipaggiamento spesso inadeguato. In estate ci si ritrova in strada con divise invernali, salvo che non si compri di tasca propria una maglietta a maniche corte, tra l’altro concessa solo a discrezione del Comandante. In inverno, invece, ci sono mezzi che non proteggono neppure dalla pioggia. E tutto questo mentre si condividono gli stessi rischi delle Forze di Polizia, ma con meno tutele e meno diritti”.
Alloggi inadeguati, indennità ferme, straordinari dimezzati
ASPMI torna anche sul tema degli alloggi: “Abbiamo raccolto diverse testimonianze da parte dei nostri iscritti – ricorda Gentile – che parlano di stanze sovraffollate, con più di quattro militari per camera, e condizioni di riposo inadeguate, spesso compromesse dal continuo via vai di chi lavora su turni sfalsati. In alcune sedi manca persino un locale idoneo per rifocillarsi prima o dopo sette ore di pattugliamento sotto il sole o sotto la pioggia”.
Dal punto di vista economico, poi, la situazione è ferma al 2008. L’indennità omnicomprensiva per chi partecipa a Strade Sicure non è mai stata aggiornata, nonostante il crescente numero di militari coinvolti e l’importanza strategica riconosciuta dalla politica. Inoltre, le ore di straordinario retribuite sono molto inferiori rispetto a quelle garantite al personale delle Forze dell’Ordine con cui i soldati lavorano fianco a fianco.
Uno status giuridico ancora incompleto
Non meno grave è l’assenza di tutele giuridiche. I militari impiegati in Strade Sicure non godono dello status di pubblico ufficiale, pur intervenendo a supporto della pubblica sicurezza. In caso di eventi critici, questo li espone a responsabilità sproporzionate e a un pericoloso vuoto normativo.
ASPMI ha quindi accolto positivamente la proposta di legge presentata dall’Onorevole Paola Maria Chiesa, che punta proprio a colmare questa lacuna. “Si tratta di un passo nella giusta direzione – commenta Gentile – perché riconoscere lo status di pubblico ufficiale ai militari impegnati in Strade Sicure significa garantire maggiore protezione, maggiore chiarezza giuridica e maggiore rispetto per chi rischia ogni giorno sulla strada. È una proposta che non risolve tutto, ma che indica una volontà politica che ASPMI riconosce e sostiene”.
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