Cosa succede se l’Iran attacca Israele?

Cosa succede se l'Iran attacca Israele?

Tutto fa temere che l’uccisione del leader di Hamas sul suolo iraniano porti a una risposta, ma cosa succederebbe se l’Iran attaccasse Israele?

Crediti immagine: Khamenei.ir su commons.wikimedia.org

Tutto il mondo è impallidito alla notizia della morte di Ismail Haniyeh. Il leader politico di Hamas è stato ucciso insieme a un comandante di Hezbollah, gruppo libanese alleato con l’Iran. L’uccisione è stata da subito attribuita a un attacco israeliano, come sostengono i media iraniani e palestinesi, e non sono tardate ad arrivare le promesse di vendetta per la “martirizzazione” del leader. Israele non ha rivendicato l’azione, almeno per il momento. Si ricorda che la rivendicazione dell’assassinio di Mohammed Deif, capo del braccio armato di Hamas, è arrivata a 3 settimane dai fatti.

Complica le cose il fatto che l’assassinio abbia avuto luogo proprio in Iran, dove gli uomini sarebbero dovuti essere più che al sicuro, e si complicano così i rapporti tra gli Stati, anche perché si vocifera di un aiuto interno dall’intelligence iraniana. Questo fatto ha quindi provocato una rapida escalation del conflitto a Gaza, facendo svanire ogni speranza di tregua, proprio mentre le parti sembravano più predisposte (almeno ufficialmente).

Ali Khamenei si trova in una posizione molto difficile, perché dovrà fare i conti con l’uccisione dei leader avvenuta proprio sotto gli occhi della scrupolosa Ircg Intelligence Organization, che mina lo status dell’Iran come rifugio sicuro e controllato. Paranoia e accuse di infiltrazioni complici non sono tutto, perché per la guida suprema iraniana questo evento rappresenta un significativo segno di potere di Israele, riuscito a uccidere due uomini molto importanti e posti sotto misure di sicurezza quasi infallibili.

L’Iran attaccherà Israele?

La paura di un attacco iraniano a Israele è più che fondata, non si basa certo su indizi grossolani. Le dichiarazioni stesse degli Stati coinvolti lasciano presagire eventi pericolosi, con timori confermati dalle analisi dei servizi di intelligence internazionali, tra cui quelli statunitensi e britannici.

Non a caso, molte nazioni hanno consigliato ai propri cittadini in Libano, Israele o Iran di rientrare in patria, impedendo i viaggi di andata verso queste destinazioni. Pare che gli Stati Uniti siano già intervenuti per sedare gli animi, promettendo all’Iran una diminuzione delle sanzioni economiche a carico degli ayatollah e forse una ripresa dei negoziati sul nucleare civile. Dagli USA sono comunque arrivate dichiarazioni di condanna dell’azione di Benjamin Netanyahu, da cui hanno preso le distanze.

Ciò potrebbe non bastare, con l’Iran che ha tutti gli interessi per vendicare l’omicidio avvenuto nella propria giurisdizione, peraltro violando il diritto internazionale. La rivalsa di Khamenei sarebbe comunque un fatto politico, ne va della reputazione del paese, che sta perdendo ora lo status di rifugio sicuro per gli alleati. Allo stesso tempo, l’Iran accorrerebbe in aiuto degli alleati libanesi, toccati direttamente dalla morte del comandante di Hezbollah.

Cosa succede se l’Iran attacca Israele?

Secondo gli esperti non c’è da temere, almeno per il momento, che il conflitto israelo-palestinese faccia scoppiare la terza guerra mondiale. Una spada di Damocle che accompagna tutto il globo dall’invasione russa in Ucraina. Questo non significa che l’eventuale attacco iraniano a Israele possa rimanere circoscritto e privo di conseguenze spiacevoli, tutt’altro.

Nello scenario più ottimistico, l’attacco militare dell’Iran potrebbe concretizzarsi in una replica paritaria. In parallelismo con il raid israeliano, Khamenei potrebbe colpire alcuni esponenti significativi di Israele o vicini al primo ministro, con un’aggressione precisa e mirata che non faccia ulteriori vittime.

In questo modo l’Iran potrebbe vendicare l’uccisione e dimostrare la pari fallibilità dei servizi di intelligence e sicurezza, con una manifestazione di forza alla pari. Non vi sono garanzie, tuttavia, che Teheran scelga questa via, anche perché la pressione esercitata dagli alleati deve essere non indifferente dal 31 luglio. Ciò potrebbe portare il paese a passare alle maniere forti, con un attacco deliberato che porterebbe l’Israele a rispondere e i rispettivi alleati a scendere in campo.

L’ulteriore espansione del conflitto in Medio-Oriente non dovrebbe però essere tra gli interessi iraniani, quindi la questione potrebbe chiudersi con un macabro “botta e risposta”. Non che si tratti di una possibilità piacevole, visto le condizioni di Gaza, che ad ogni atto di questo tipo è sempre più scossa, e accresce la preoccupazione per i soldati italiani impiegati nelle missioni di pace.