Aurora Marinaro - 3 agosto 2024
Marina Militare, crollata la barca-porta di Taranto: una tragedia sfiorata
La barca-porta dell’Arsenale della Marina Militare tarantina è crollata nel suo stesso bacino. Fortunatamente non ospitava navi e c’è modo di pensare alla prevenzione.
La nave-porta del bacino Ferrati, tra i più grandi d’Europa, è ceduta presso l’Arsenale della Marina Militare a Taranto. Decine di tonnellate di acciaio crollate, generando un’inondazione che è arrivata dentro i capannoni e le strade del presidio militare e rovesciando in acqua detriti di ogni tipo. Un evento terribile, che tuttavia si è concluso in modo fortunato. Nessun morto e nessun ferito, semplicemente perché in quel momento nessuna nave occupava il bacino.
Altrimenti, saremmo qui a raccontare una storia completamente diversa, senza poterci dilungare sulle conseguenze economiche e d’immagine del crollo oppure sul massiccio inquinamento marino provocato. Se una nave fosse stata all’interno del bacino si dovrebbero oggi compatire centinaia di vite umane. Una consapevolezza che insedia timori e ansie nel personale della Marina Militare e dei loro familiari, che da ieri pomeriggio contattano incessantemente il sindacato Sim Marina.
Cercano spiegazioni, aiuto e rassicurazioni, probabilmente troppo delusi e amareggiati per rivolgersi alla stessa Amministrazione che non è riuscita a evitare il danno. Non sono ancora note le cause del cedimento, né tanto meno le eventuali responsabilità. È però piuttosto evidente che una struttura solida, controllata e ben tenuta non sarebbe crollata su sé stessa senza alcun evento esterno.
Crollata la barca-porta del bacino Ferrati: un campanello d’allarme per la Marina Militare
Il bacino Ferrati è uno dei bacini fissi dell’Arsenale della Marina Militare tarantina, uno dei fiori all’occhiello delle Forze Armate italiane, imponente e storicamente riconosciuto in tutta Europa. La cosiddetta barca-porta non è altro che una paratia mobile che viene aperta per consentire l’ingresso delle navi nel bacino, che poi rimane a secco per permettere alla nave di sedersi.
Il bacino Ferrati, lungo 243 metri e largo 35 metri, è in piedi dal 1916 e ha finora dato motivo di prestigio alle infrastrutture della Forza Armata. Ospita navi come la Cavour, la portaerei mastodontica della Marina Militare, completamente frutto dell’ingegno italiano e ad oggi il progetto più avanzato e complesso mai realizzato in Italia nello stesso campo.
Se immaginare la presenza della portaerei all’interno del bacino è una conseguenza troppo spaventosa, si può pensare a qualsiasi altra nave che faceva il suo ingresso nel bacino. Avrebbe visto comunque un enorme numero di operai a lavoro sulla carena e il 2 agosto 2024 sarebbe entrato nella storia come una tragedia. Caso ha voluto che così non fosse, perciò ci si può preoccupare del danno all’immagine delle Forze Armate italiane e di quello economico, ma anche dell’inquinamento generato.
Un’impressionante quantità di detriti, tra ferro, legno e carpenterie impiegati nei lavori al bacino, si è rovesciata in mare dando un duro colpo all’ecosistema. È quindi arrivato il momento di prendere atto di queste conseguenze, apprezzando quanto siano rimaste limitate, e assicurarsi che fatti del genere non si ripetano.
Il rilancio delle infrastrutture non può essere avviato prima di accertare la sicurezza e la stabilità di quelle in funzione e soprattutto bisogna velocizzare i tempi. La sostituzione della barca-porta era già in programma, già due strutture sono state varate prevedendo di allargare l’ingresso a ben due navi, mentre il bacino Ferrati sta ospitando lavori di ristrutturazione per 10 milioni di euro.
Che sia il caso di ridurre le aspettative e privilegiare la rapidità? Per questa volta la fortuna ha dato una magra consolazione e si spera che questo evento venga colto come insegnamento per la sicurezza delle Forze Armate e della cittadinanza, ma anche per il funzionamento stesso delle strutture.
Questo, il commento del sindacato Sim Marina, decisamente provato dalla tragedia sfiorata:
Stiamo ricevendo innumerevoli segnalazioni, sia dai militari, anche non iscritti al sindacato, ma altresì dai loro familiari. La paura e la preoccupazione che ci viene manifestata è veramente tanta perchè episodi di questo tipo mettono in gioco la vita delle persone. Siamo profondamente preoccupati per questa circostanza perché non può escludersi che questi fatti siano il segnale che anche in altre realtà ci possano essere situazioni delicate e degne di attenzione. Se un bacino di questo genere, tra i più grandi d’Europa, ha evitato la tragedia solo per mera fortuna, deve prudentemente accendersi un campanello d’allarme. Come SIM Marina ci stiamo già muovendo su diversi piani e stiamo valutando le migliori e più efficaci iniziative del caso.
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