Qual è davvero la situazione a Persano dopo l’incendio

Qual è davvero la situazione a Persano dopo l'incendio

Qual è la situazione a Persano dopo l’incendio? L’aria è sicura per i cittadini e i militari del luogo?
Facciamo chiarezza.

Sono arrivati i chiarimenti per quanto riguarda la situazione ambientale nella zona del Comprensorio di Persano Serre dopo l’incendio scoppiato lo scorso 30 luglio, con il quale hanno preso fuoco 6.000 ecoballe, merito del lavoro congiunto tra lo Stato Maggiore dell’Esercito, le amministrazioni locali e i sindacati militari.

Un incendio che secondo Fulvio Bonavitacola, Vicepresidente regionale e assessore all’Ambiente campano, ha probabilmente origini dolose ed è legato traffico illecito di rifiuti: a prescindere dalle modalità con cui si sono sprigionate le fiamme, il risultato è stato l’alzarsi di una nube tossica che ha compromesso la salubrità dell’aria e aggravato l’inquinamento ambientale.

Ecco perché gli oltre 2.000 militari impiegati nella zona hanno atteso con preoccupazione le notizie riferite alle conseguenze dell’incendio, temendo che l’aria fosse inquinata.

La situazione a Persano oggi, tra paure e rassicurazioni

Il rogo di rifiuti ha inevitabilmente sprigionato sostanze altamente tossiche nell’ambiente circostante e in particolare nel comprensorio militare di Persano-Serre.

A distanza di oltre 20 giorni dall’incendio c’è ancora un po’ di timore tra i cittadini, nonostante siano avvenuti i regolari rilevamenti da parte dell’Arpa, puntualmente pubblicati sul sito web ufficiale dell’agenzia. Basti pensare che il sindaco, Antonio Opramolla, ha persino richiesto ulteriori test sul suolo e sugli ortaggi affidandosi a un laboratorio privato.

ASPMI, preoccupata per la salute del personale, ha interessato il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito per rassicurare i militari e non far mancare loro un appoggio in questa situazione confusa.

L’Associazione sindacale ha constatato, ovviamente con grande soddisfazione, che i Vertici militari hanno operato nel migliore dei modi per preservare la salute del personale. Il divieto riguardante l’attività fisica all’aperto di cui si era parlato nelle ultime ore, non ha nulla a che fare con l’inquinamento dell’area: la disposizione era legata alle forti ondate di caldo, tanto che la lettera riguardante questo divieto è antecedente allo scoppio dell’incendio (risale allo scorso giugno).

I Comandi militari, già nelle scorse settimane, avevano chiarito che non ci sono fattori di rischio per i militari in servizio nella zona: i rilevamenti dell’Arpa hanno dimostrato che l’ambiente è sicuro, visto che tutti i valori - inclusi quelli relativi alle polveri sottili - sono al di sotto delle soglie massime stabilite dalla legge.

Bisognerebbe ricordare che quando accadono eventi di questo genere, soprattutto in territori già provati e segnati da vicende analoghe, è importante non solo fare il possibile per la sicurezza, ma far percepire questo impegno alla popolazione. L’Esercito ha mostrato, in tal senso, un esempio virtuoso di gestione degli eventi; ASPMI ha fatto da cassa di risonanza, riuscendo con rapidità a placare le residue preoccupazioni, anche a discapito di un approfondimento dei fatti che avrebbe richiesto troppo tempo.

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