Rinnovo contratto Forze Armate, richiesta ufficiale di maggiori risorse per affrontare l’inflazione

Rinnovo contratto Forze Armate, richiesta ufficiale di maggiori risorse per affrontare l'inflazione

Contratto e FESI, formale richiesta di maggiori risorse per la contrattazione 2022-2024.

In una lettera inviata allo Stato Maggiore dell’Esercito, l’Associazione Sindacale Professionisti Militari (ASPMI) ha delineato le sfide e le richieste che stanno caratterizzando la tornata contrattuale 2022-2024.

Questo ciclo negoziale, che si svolge sotto l’egida del dipartimento della Funzione Pubblica, prevede l’assegnazione di circa 1,6 miliardi di euro per l’intero Comparto Difesa e Sicurezza, sia civile che militare. Si tratta - è bene sottolineare al fine di smentire alcune false notizie circolate in queste ore - della somma più elevata destinata al comparto dal 2008.

Le risorse non bastano

La lettera evidenzia come, nonostante questo stanziamento, l’inflazione galoppante continui a erodere il potere d’acquisto degli stipendi.

Va ricordato che i precedenti rinnovi contrattuali avevano garantito incrementi medi mensili rispettivamente di 97,27 euro (2008-2009), 102,26 euro (2016-2018) e 134,17 euro (2019-2021). Per il triennio attuale, l’aumento previsto è di circa 169 euro a partire dal 1° gennaio 2025. Tuttavia, questo aumento, pari al 5,89%, è nettamente inferiore al tasso d’inflazione del Paese rilevato nello stesso triennio.

ASPMI ha quindi sollecitato l’intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, per incrementare le risorse destinate alla specificità militare, sottolineando la necessità di distinguere il loro comparto dal resto del Pubblico Impiego.

Pur riconoscendo la difficile situazione economica nazionale, l’Associazione prevede che eventuali interventi del Premier saranno comunque di entità limitata e mirati a risolvere problemi specifici, come il finanziamento dei distacchi e dei permessi sindacali.

Più risorse per il FESI

Un’altra questione cruciale affrontata nella lettera riguarda il Fondo per l’Efficienza dei Servizi Istituzionali. Creato nel 2007 per premiare la produttività del personale, attualmente solo una piccola parte delle risorse viene allocata a questo fondo.

A tal proposito, ASPMI propone due soluzioni per incrementare il fondo:

  • destinare una quota delle risorse risparmiate grazie all’Agenzia Industrie Difesa;
  • modificare la normativa vigente per destinare al Fondo almeno il 25% delle risorse derivanti dai compensi forfettari.

Ricordiamo che l’Agenzia Industrie Difesa, istituita nel 1999, ha il compito di gestire unitariamente le attività delle unità produttive e industriali della difesa. Con i decreti ministeriali del 2001, le sono state assegnate otto unità produttive, con ulteriori assegnazioni avvenute nel 2015 e 2016. La razionalizzazione dell’organizzazione e il miglioramento della gestione delle risorse umane sono tra gli obiettivi principali dell’Agenzia. L’Atto di Indirizzo del Ministro della Difesa per il triennio 2024-2026 sottolinea l’importanza di una governance rinnovata e della modernizzazione delle unità industriali del Ministero della Difesa.

ASPMI quindi chiede allo Stato Maggiore di promuovere l’allocazione di una parte delle risorse risparmiate grazie all’Agenzia Industrie Difesa al Fondo di Efficienza per i Servizi Istituzionali. Se questa richiesta non fosse accolta, l’Associazione propone piuttosto di modificare la normativa vigente per incrementare il Fondo attraverso una diversa destinazione delle risorse economiche disponibili.

L’Associazione quindi confida di ottenere un’attenzione adeguata alle problematiche economiche che affliggono il personale del Comparto Difesa e Sicurezza, auspicando un futuro con maggiori risorse e un miglioramento delle condizioni lavorative per i professionisti militari.