Redazione - 25 giugno 2018
Storia e origini dei Vigili del Fuoco
Già nell’antica Roma si hanno le prime testimonianze di corpi specializzati nella protezione da incendi e disastri naturali; per la nascita del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco in Italia, però, ci sono voluti diversi anni.
Tra tutti i corpi delle Forze dell’Ordine, probabilmente sono i Vigili del Fuoco ad avere la storia meno recente; è già nell’Antica Roma, infatti, che si sentì la necessità di una vera e propria difesa contro il fuoco.
A tal proposito Augusto con le riforme del 26 a.C. e del 6 a.C. istituì il Corpo Speciale delle guardie notturne - sotto il comando del Prefectus Vigilum - costituito da più di 7.000 uomini, e suddiviso in 7 Coorti. D’altronde fuoco e calamità naturali hanno sempre fatto parte della storia dell’uomo e per questo motivo è stato strettamente necessario dotarsi di un organo che facesse fronte a qualsiasi emergenza.
Eppure la situazione che l’Italia ereditò al momento dell’Unità fu alquanto variegata e poco brillante; i corpi pompieristici locali, infatti, erano pochi e per la maggior parte formati da volontari. Perlopiù erano organizzati con concezioni ed ordinamenti medievali, incapaci di rispondere alle esigenze di un’efficace difesa antincendio per un’intera Nazione.
Come si è arrivati quindi alla formazione di un Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco? Scopriamolo ripercorrendo le tappe più importanti della storia recente dei Vigili del Fuoco.
Le tappe della storia dei Vigili del Fuoco
Volendo riassumere, la storia recente dei Vigili del Fuoco è caratterizzata da quattro tappe fondamentali. Come anticipato al momento dell’Unità d’Italia c’erano tanti corpi dei pompieri organizzati su base municipale, ma incapaci di far fronte alle emergenze di tutto il Paese.
Eppure è solo nel 1935 - prima tappa della nostra storia - che con la Legge 2472 si cerca di abbandonare l’impostazione territoriale tramite la nascita dei Corpi Provinciali dei Vigili del Fuoco. Non siamo ancora ai Vigili del Fuoco nazionali, ma si tratta comunque di un primo e importante passo verso quella che è l’impostazione attuale.
Ma allora si parla ancora di pompieri; è tre anni dopo, infatti, che questo termine viene sostituito dall’attuale “vigile del fuoco”.
I Corpi provinciali erano dipendenti all’Ente di provincia e a loro volta dal Ministero dell’Interno ove venne istituita la Cassa Sovvenzioni Corpi provinciali con l’intento di finanziare le loro operazioni.
È con il Regio Decreto 333/1939 del 27 febbraio che il Corpo assume in via definitiva la denominazione di Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco; un’organizzazione che grazie all’opera del Prefetto Alberto Giombini fu finalmente in grado di essere al passo con i tempi ed efficiente.
A tal proposito per dare maggiore valorizzazione al Corpo e a coloro che erano chiamati a svolgere le delicate operazioni di soccorso contro incendi e calamità naturali venne istituita la Scuola Centrale di applicazione per gli allievi Ufficiali, nonché un’altra per l’istruzione degli Allievi Vigili.
L’ultima tappa è quella del decreto 1570/1941 con il quale il corpo dei Vigili del Fuoco venne riorganizzato tramite l’abrogazione di tutte le precedenti leggi; questo infatti disciplinava tutta la materia giuridica, tecnico e amministrativa stabilendo che questo era alle dipendenze del Ministero dell’Interno, il quale a sua volta dettava le norme in merito agli oneri facenti capo alle Amministrazioni Provinciali, quali ad esempio la gestione degli alloggi nelle caserme.
È a questa legge - ancora vigente - che si deve l’attuale regolamentazione del personale in servizio, suddiviso in:
- Ufficiali in servizio permanente: ingegneri con la qualifica di Ufficiali delle Forze Armate dello Stato, ma con almeno un anno di esercizio della professione. Questi erano riconosciuti a tutti gli effetti come personale dello Stato;
- Sottufficiali, Vigili scelti e Vigili: equiparati al personale degli Enti locali, poiché appartenendo ai Corpi provinciali avevano una loro personalità giuridica.
Già allora, comunque, l’assunzione del personale avveniva tramite concorso pubblico indetto dal Ministero dell’Interno su base nazionale; sempre questo ha il potere di decidere dei trasferimenti, mentre promozioni e sanzioni disciplinari rientravano tra i poteri in mano ai Corpi provinciali.
Con queste quattro tappe possiamo dire che il corpo dei Vigili del Fuoco è ufficialmente parte del sistema delle Forze dell’Ordine italiane, tuttavia negli anni successivi ci furono molte altre norme che renderanno il Corpo quello che è oggi.
Le riforma recenti
È nel 1961 che si ha il primo riadeguamento normativo dei Vigili del Fuoco. In quest’anno, infatti, vengono soppressi i Corpi provinciali e la Cassa Sovvenzioni Antincendi, sostituiti da un Corpo unico nazionale a carattere civile. Questo, a sua volta, viene suddiviso in:
- Comandi provinciali;
- Distaccamenti;
- Posti di vigilanza.
Allo stesso tempo vengono istituiti gli Ispettorati di zona - sia regionali che interregionali - con il compito di realizzare il coordinamento funzionale dei Comandi provinciali.
Sempre in questo anno viene istituito il Ruolo Tecnico Antincendi per il quale non viene più richiesto il requisito di Ufficiale delle Forze Armate o l’esercizio pregresso della professione.
Nel 1970 - con la Legge 996 approvata l’8 dicembre inerente a Norme sul soccorso e l’assistenza delle popolazioni colpite da calamità - la Direzione Generale dei Servizi Antincendi, presso il Ministero dell’Interno, assunse la denominazione di Direzione Generale della Protezione Civile.
Con questa legge viene ribadito che i Vigili del Fuoco hanno il dovere di assicurare gli interventi tecnici urgenti e l’assistenza di primo soccorso alle popolazioni colpite da calamità naturali e per questo motivo vengono istituiti dei reparti mobili di immediato impiego, adeguatamente e specialisticamente attrezzati.
È con la legge 225/1992 che il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco diviene componente fondamentale della Protezione Civile, insieme alle Forze di Polizia, il Corpo forestale (ormai accorpato dei Carabinieri), la Croce Rossa italiana e le altre associazioni di volontariato. Viene riconosciuta quindi la competenza nella lotta contro gli incendi, così come negli interventi di qualsiasi tipologia di soccorso.
Prima di concludere è importante ricordare le azioni alle quali hanno preso parte i Vigili del Fuoco nella storia d’Italia; ad esempio negli anni della Seconda Guerra Mondiale questi si prodigarono per la messa in sicurezza dei cittadini nelle città colpite dalle incursioni aeree e furono in prima linea in tutte quelle operazioni necessarie per la tutela delle popolazioni lese dalle offensive belliche.
Ma si ricordano anche i loro eroici interventi nelle alluvioni del Polesine, della Calabria, del Salernitano e della toscana, nei terremoti della Sicilia e del Friuli e nei disastri del Vajont e della Val di Stava. Tutte azioni che gli sono valse le medaglie per il valor civile e militare dimostrato, oltre a tantissimi attestati di benemerenza.
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