Luca Restivo - 23 dicembre 2022
Amianto nell’Esercito, finanziere riconosciuto vittima del dovere: risarcimento e benefit
La Corte d’Appello di Trieste ha condannato i ministeri a risarcire un ex militare, ora nella Guardia di Finanza, vittima dell’amianto.
Appuntato scelto in servizio presso la Guardia di Finanza ma per lungo tempo nell’Esercito italiano ha vinto la battaglia legale in Appello, e ha ottenuto il riconoscimento come vittima del dovere, in seguito all’esposizione da amianto che gli ha portato ispessimenti e placche pleuriche.
La Corte d’Appello di Trieste ha accolto il ricorso presentato da Marco Sedda, tramite il suo avvocato, Ezio Bonanni, emettendo una sentenza in netto contrasto con quanto affermato dal Tribunale di Trieste che, nel processo di primo grado, aveva ritenuto che non vi fossero elementi specifici e concreti della presenza del minerale killer sul luogo di lavoro.
Ora, con il riconoscimento di vittima del dovere, l’appuntato scelto Sedda potrà ottenere un risarcimento dai tre ministeri coinvolti e avere accesso ad una serie di altri benefit fino a questo momento preclusi.
Ex militare Esercito vittima di amianto: cosa è successo
L’appuntato Marco Sedda, 59 anni, è stato per lungo tempo nell’Esercito italiano e ora è appuntato scelto della Guardia di Finanza.
Il militare ha subìto un’esposizione all’asbesto tra il 1984 e il 1990, quando era in servizio presso lo Squadrone autonomo misto di Alghero e dal 2002 ad oggi, “per contaminazione dell’ambiente lavorativo, essendo tale materiale utilizzato in tutte le coibentazioni e nei diversi locali, nonché nella componentistica degli autoveicoli militari, mezzi corazzati, elicotteri, e ciò sia nell’esercito che nella GdF”.
Il 59enne ha fatto parte della fanteria meccanizzata e di un gruppo di elicotteristi che portavano documenti da Alghero a Roma.
L’avvocato Bonanni ha presentato tutta la documentazione in Appello, dimostrando che l’amianto era presente sia nei motori che nelle coibentazioni degli elicotteri in dotazione all’Esercito e alla Guardia di Finanza.
Stando alla relazione dell’ingegnere Marino Valle, anche nella caserma “Campo Marzio” della Guardia di Finanza di Trieste era presente amianto, caserma dove Sedda ha prestato servizio fino al 2008.
Le bonifiche effettuate nel 2002 non sarebbero state fatte secondo i criteri stabiliti. Anche in virtù di questo, l’appuntato scelto Sedda avrebbe aggiunto la sindrome delle apnee ostruttive di lieve entità al quadro clinico che già prevede ispessimenti pleurici e placche pleuriche.
Ex militare Esercito malato per l’amianto: è vittima del dovere
La Corte di Appello di Trieste ha stabilito che l’ex militare dell’Esercito ha pieno diritto ad essere inserito nell’elenco delle vittime del dovere e usufruire così dei benefici stabiliti dalla legge, fatta eccezione per lo speciale assegno vitalizio di circa 1.900 euro mensili che spetta a chi raggiunge un’invalidità almeno del 25%.
A quanto ammonta il risarcimento e a cosa ha diritto
La Corte ha condannato i ministeri dell’Interno, della Difesa e dell’Economia al pagamento del risarcimento. Sedda avrà diritto, avendo avuto il riconoscimento del 4% di invalidità, ad una tantum di 2000 euro per ogni punto di invalidità (8mila euro in totale), e a tutti gli altri benefici.
Tra i benefit a cui l’ex militare avrà diritto sono previsti:
- Prepensionamento;
- Maggiorazioni sull’importo dei ratei pensionistici.
Il militare potrà fare ricorso al Tar per il risarcimento del danno e prendere in considerazione un ricorso in Cassazione perché sulla base di una più recente giurisprudenza sussiste il diritto a conteggiare, nella lesione, anche la sofferenza morale.
“L’amianto è stato, ed è ancora, presente in tante caserme italiane perché veniva utilizzato per gli scopi più disparati: è stato trovato persino vecchie lampade - ha commentato l’avvocato Bonanni -. Era anche nei camion frigo che trasportavano la frutta e che venivano controllati regolarmente dalle forze dell’ordine. Era nelle tubature delle caldaie, nei veicoli, in tanti strumenti utilizzati da civili e militari”.
Vittime di amianto in Friuli-Venezia Giulia
Il Friuli-Venezia Giulia è la regione che più di tutte ha pagato un prezzo molto alto per l’uso di amianto.
Se il VII rapporto ReNaM registra 1.346 casi di mesotelioma tra il 1993 e il 2018, a questi si devono aggiungere 133 casi analizzati dall’INAIL tra il 2019 e il 2021. Di cui ben 53 nella sola provincia di Trieste.
Secondo le rilevazioni ONA e sulla base del confronto con i dati INAIL, risulta che i casi di tumore del polmone da amianto sono stati oltre 3.000. Con un impatto di circa 2.700 decessi. Per le altre patologie, purtroppo bisogna aggiungere 900 decessi.
Si arriva così in totale a circa 5.000 morti per malattie asbesto correlate, oltre a più di 10.000 vittime con patologie invalidanti.
“I finanzieri hanno pagato e stanno pagando tutt’ora un tributo altissimo in termini di vite umane. Purtroppo continueranno ad ammalarsi e a morire a causa di questo micidiale cancerogeno. Un nemico subdolo ed invisibile, che in tempo di pace ha determinato più morti che in guerra. Risultato presente anche su alcuni elicotteri, in ben 200 parti della loro componentistica e sul naviglio del glorioso Corpo della Guardia di Finanza”
ha dichiarato il finanziere vittima del dovere Antonio Dal Cin.
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