Paola Gentile - 22 settembre 2022
Chi ha diritto ai permessi per andare a votare e come funzionano
Le regole per beneficiare dei permessi elettorali variano a seconda se si è un lavoratore pubblico o dipendente.
Ai lavoratori serviranno dei permessi elettorali per recarsi alle urne il 25 settembre ed esercitare il proprio voto o per svolgere l’incarico al seggio elettorale.
La normativa riguardante le assenze dal lavoro dovuta alle elezioni è contenuta nella legge n.69 del 29 gennaio 1992, nella legge n.53 del 21 marzo 1990 e nel D.p.r. n.361 del 30 marzo 1957.
Se i lavoratori pubblici beneficiano di una legge che prevede permessi retribuiti per recarsi fuori dall’ordinaria sede di servizio per esercitare il diritto di voto; il dipendente che lavora nel privato che vuole votare durante un giorno lavorativo dovrà richiedere al datore di lavoro di fruire di permessi, oppure di giorni di ferie maturati in costanza di rapporto, al fine di raggiungere il proprio Comune di residenza.
Il lavoratore privato può beneficare solo degli sconti sui trasporti per tornare a casa e votare.
Vediamo più da vicino chi ha diritto ai permessi per andare a votare, come fare richiesta e quali sono le procedure da seguire se si lavora nei seggi.
Permessi per votare: regole per lavoratori pubblici e privati
Come abbiamo già accennato, l’art. 118 del D.p.r. del 30 marzo 1957, n.361 stabilisce che dipendenti pubblici hanno diritto a permessi retribuiti se devono recarsi nel Comune di residenza per esercitare il proprio diritto di voto, un diritto sancito dalla Costituzione.
Il permesso spetta a:
- Dipendenti pubblici che votano in un Comune differente da quello di servizio;
- Chi è stato trasferito in prossimità della data delle elezioni;
- Chi ha chiesto il trasferimento della residenza ma la pratica del Comune non è stata ancora ultimata.
Il numero dei giorni di permesso varia al variare della distanza del Comune di residenza. Nella fattispecie, il giorno di ferie sarà di:
- 1 giorno di permesso per distanze comprese tra 350 e 700 chilometri;
- 2 giorni di permesso per distanze superiori ai 700 chilometri e per i spostamenti da e per le isole.
La concessione del permesso retribuito per recarsi a votare in un Comune diverso dalla sede di servizio, è previsto nella sola ipotesi in cui il lavoratore risulti trasferito di sede nell’approssimarsi delle elezioni il quale, anche se abbia provveduto nel prescritto termine di 20 giorni a chiedere il trasferimento di residenza, non abbia ottenuto in tempo l’iscrizione nelle liste elettorali della nuova sede di servizio.
Per i dipendenti del settore privato le cose sono diverse. Chi non presta servizio nella PA, non ha diritto ad alcun permesso retribuito e dovrà attingere alle ore di permesso e alle ferie maturate.
Permessi per votare: cosa fare se si lavora al seggio
Se il lavoratore è stato designato per adempiere a funzioni specifiche al seggio elettorale (vedi come diventare scrutatore), ha diritto ad assentarsi dal lavoro per l’intero periodo corrispondente alla durata delle operazioni di voto e di spoglio.
Chi è stato scelto come scrutatore, segretario, presidente di seggio, rappresentante di lista, di gruppo, di partiti, ha diritto a un’assenza retribuita, indipendentemente dal fatto che lavori in un’azienda privata o nel pubblico.
Dal momento che si tratta di un lavoro a tutti gli effetti, l’attività svolta al seggio viene retribuita e dà diritto al riposo compensativo (due giorni in caso di settimana di lavoro corta e uno in caso di settimana di lavoro lunga).
La Cassazione Sezione Lavoro, con sentenza n. 8712 del 17 giugno 2002, ha precisato che in caso di svolgimento di operazioni che occupino anche solo una parte della giornata il diritto ad assentarsi debba valere per l’intero giorno lavorativo.
Quindi, dato che le urne si chiuderanno alle ore 23:00 del 25 settembre e le operazioni di spoglio inizieranno subito dopo, se dovessero terminare passata la mezzanotte, come è ovvio che sarà, il lavoratore avrà diritto ad astenersi dal lavoro per l’intera giornata e di percepire l’intera retribuzione.
Cosa devono fare i lavoratori che operano al seggio
I lavoratori che operano al seggio hanno diritto:
- Ad assentarsi dal lavoro per tutto il periodo in cui sono tenuti a presenziare alle operazioni elettorali, previa richiesta scritta al datore di lavoro;
- Al pagamento di specifiche quote retributive, in aggiunta alla ordinaria retribuzione mensile, ovvero a riposi compensativi, per i giorni festivi o non lavorativi eventualmente compresi nel periodo di svolgimento delle operazioni elettorali, oltre al compenso erogato dallo Stato.
Tuttavia, il lavoratore che opera al seggio deve osservare una serie di adempimenti, quali:
- Comunicare tempestivamente l’assenza al proprio datore di lavoro;
- Consegnare il certificato dell’Ufficio elettorale del Comune di residenza dove risulta l’incarico appena ricevuto.
Al rientro in ufficio e una volta completate le operazioni di voto, dovrà consegnare al datore di lavoro copia della documentazione attestante l’indicazione dei giorni e delle ore occupate nella funzione svolta presso il seggio elettorale rilasciata dal presidente del seggio.
La documentazione da produrre al rientro in ufficio può essere diversa a seconda che il lavoratore abbia assunto il ruolo di scrutatore, segretario, presidente o rappresentante di lista.
I permessi richiesti per motivi elettorali sono considerati dalla legge dei giorni lavorativi e per questo il datore di lavoro non può richiedere prestazioni lavorative nei giorni coincidenti con quelli richiesti per le operazioni elettorali, anche se ci dovessero essere esigenze lavorative in orari diversi da quelli dell’impegno al seggio.
Permessi per partecipare alla campagna elettorale
Non sono previsti permessi specifici per partecipare alla campagna elettorale. Per i dipendenti pubblici, qualora siano riconosciuti contrattualmente giorni di permesso retribuiti “per motivi personali”, la possibilità di svolgere attività di supporto alla campagna elettorale è generalmente ammessa.
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