Cosa ci fanno migliaia di carri armati dell’Esercito italiano in Piemonte?

Cosa ci fanno migliaia di carri armati dell'Esercito italiano in Piemonte?

C’è una distesa di migliaia di carri armati ormai in disuso nell’area di Lenta, in Piemonte. Troppo cari da sistemare e poco al passo con i tempi.

Cosa ci fanno migliaia di carri armati dell’Esercito italiano in Piemonte?

In un pezzo di Today.it, vengono mostrate le immagini satellitari di quello che può essere definito come il cimitero dei carri armati, situato tra le risaie della provincia di Vercelli, a meno di 3km da Lenta.

Migliaia di cingolati, costati oltre tre miliardi di euro, parcheggiati lì. Renderli operativi costa troppo, come pure demolirli.

C’è da dire che una buona parte è stata rottamata, decine di mezzi funzionanti sono stati venduti alle Forze armate del Pakistan e al piccolo Stato di Gibuti, in Africa. In cambio, l’Italia ha ottenuto la concessione ad aprire una base di supporto in quel territorio per le unità italiane in transito.

In questi giorni la bagarre sulle spese dell’Esercito e della Difesa in generale, sollevata dall’ex presidente dell’Inps Tito Boeri durante la trasmissione di RaiTre “Che tempo che fa”, sta tenendo banco.

L’economista ha definito gli stipendi e le pensioni dei militari italiani come le più alte al mondo. Parole che hanno generato indignazione nel mondo militare con in testa il ministro della Difesa Guido Crosetto che ha speso parole dure nei confronti dell’economista (per approfondire Le Forze armate italiane guadagnano davvero stipendi e pensioni d’oro?).

Ma torniamo al punto: cosa farne dei carri armati nella provincia di Vercelli? Se rimessi a nuovo potrebbero aiutare i soldati ucraini? Ma quanto costerebbe il restyling?

Carri armati in Piemonte: cosa farne?

A partire dal 2005, come rivela Today.it, una parte consistente del potenziale arsenale inerte accumulato in Piemonte è stata venduta con un ricavo per il ministero della Difesa tra i quattro e i seimila euro a carro armato.

Era stata fatta qualche prova per rendere quei mezzi ancora operativi, ma i costi si avvicinavano all’acquisto di un carro armato nuovo, senza poter contare però sulla tecnologia che nel frattempo si è evoluta. Finita la Guerra fredda, il nostro esercito è stato impiegato in missioni all’estero che non avevano bisogno di reparti corazzati” ha raccontato a Today.it una fonte del ministero.

Va da sé che rimetterli a nuovo avrebbe implicato una spesa considerevole da parte del Dicastero della Difesa, in più non sarebbero mai stati strumenti al passo con i tempi e con le nuove tecnologie che, dalla Guerra Fredda in poi, si sono evolute moltissimo, rendendo i carri armati capaci di agire in ogni contesto operativo.

Quanti sono i carri armati "abbandonati"?

Dalle immagini del satellite, fino al 20 maggio 2021, nell’area militare c’erano ancora distese di mezzi corazzati.

L’ultimo censimento attendibile risale al 2015 ed era stato pubblicato dal settimanale L’Espresso e forniva queste cifre:

  • 1.173 carri armati;
  • 3.071 cingolati da combattimento, tra i quali novecento Leopard 1, trecento M-60, duecento M-109, tremila M-113.

Perché nasce il “cimitero” dei carri armati

I mezzi che stazionano in provincia di Vercelli sono una conseguenza del trattato Cfe per la riduzione e la limitazione delle Forze armate convenzionali in Europa.

Il suddetto Trattato è stato siglato a Parigi il 19 novembre 1990 tra gli Stati membri della Nato e i governi dell’ex Patto di Varsavia.

Da allora, la base di Lenta ha subito una trasformazione. Da area di addestramento per migliaia di ragazzi di leva del Reggimento Cavalleggeri Lodi è diventata una deposito di cingolati che non servono più, sia perché troppo costosi per la manutenzione sia perché inutili per gli impieghi internazionali dell’Esercito.

Today.it riferisce che i cingolati lasciati a Lenta sono costati nel tempo oltre tre miliardi di euro.

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