Luca Restivo - 28 novembre 2022
Forze armate e di Polizia, la legge di Bilancio 2023 ha un problema
Nella legge di Bilancio 2023, il governo Meloni si scorda del personale in divisa che si prepara alla protesta.
La legge di Bilancio 2023 era molto attesa dal personale delle Forze armate e di Polizia poiché speravano in un capitolo a parte destinato proprio a loro, ma così non è stato.
A parte l’annuncio di 11mila nuove assunzioni per il Comparto Difesa e Sicurezza (qui) e poco altro, per il personale in divisa non c’è nulla.
È quello che ha rimarcato Aspmi (Associazione sindacale professionisti militari) in una nota stampa nella quale ha fatto sapere che “ le promesse elettorali non trovano riscontro nel testo di Bilancio 2023 in termini di attenzioni e valorizzazioni professionali per le donne e gli uomini delle Forze armate e di Polizia”.
Nella bozza della manovra (che pare sia per il 95% quella definitiva), al momento, non c’è spazio per quanto promesso in termini di aumenti stipendiali (fatto salvo il bonus una tantum 2023 per i dipendenti pubblici) e stanziamenti economici per il nuovo contratto 2022-2024.
Analizzando la legge di Bilancio 2023, quello che balza all’occhio è che il governo Meloni non abbia tenuto conto della Specificità di militari e poliziotti. Già, ma in che senso?
Legge di Bilancio 2023 e Forze armate: dimenticata la Specificità
Il governo Meloni ha dimenticato il concetto di Specificità che caratterizza il personale delle Forze armate e di Polizia,“su questo punto ci saremmo aspettati un segnale concreto da parte del Governo che avrebbe dovuto mettere mano ai compensi accessori del personale militare ” evidenziano da Aspmi.
Salvo colpi di scena dell’ultimo minuto, il testo della manovra conferma il periodo di crisi, inquinato dal tasso di inflazione alle stelle che si abbatte come una scure sugli stipendi, in particolar modo su quelli dei militari alle prese con mille problemi, tra cui una situazione alloggiativa disastrosa e una difficoltà nel rendere fattivi i ricongiungimenti familiari.
“I continui spostamenti dei militari nelle sedi più disparate, dislocate lungo la penisola, legati alle esigenze operative di uno strumento eccellente, gravano inevitabilmente sul fabbisogno familiare”.
Proprio su questo punto, Aspmi vuole mantenere alta l’attenzione. Infatti, i militari sono costretti ad ottemperare agli ordini impartiti, ma non possono più portare con loro i propri affetti familiari.
Il salario mensile, soprattutto delle fasce deboli, non permette di poter garantire al proprio nucleo familiare una vita dignitosa.
“Non è più possibile per un militare pagare un affitto di una abitazione per far restare il nucleo familiare unito e, pertanto, è costretto per anni a stare lontano dai propri affetti e utilizzare il proprio denaro per raggiungere settimanalmente la famiglia; anziché utilizzarlo per una crescita culturale dei propri figli o per costruirsi un tetto dignitoso sotto cui abitare”.
Legge di Bilancio 2023 e Forze armate: cosa non è stato fatto
A un quadro davvero complesso si aggiunge anche il mancato rinnovo delle somme per il contratto 2022-2024, per il quale “ non è stato stanziato un euro ”.
Inoltre, secondo Aspmi, resta ancora da chiarire il mancato finanziamento della tutela sanitaria e legale del personale militare che, oltre a mettere a rischio quotidianamente la propria vita, si vede costretto a sopperire a spese legali per fatti accaduti durante il servizio.
“Come se non bastasse, l’incremento stipendiale del rinnovo contrattuale 2019-2021 è nettamente inferiore all’incremento contrattuale appena riconosciuto ad altri comparti. La Difesa non deve sempre patire e “aspettare” rispetto ad altri”.
Unica nota positiva è che il Governo ha messo mano alle Casse di Previdenza del personale militare, istituendo quella dei Graduati che si vedono da decenni sperequati rispetto agli altri appartenenti del Comparto e di questo non possiamo che accennare un momento di soddisfazione.
Forze armate e Polizia pronte alla mobilitazione
Il governo Meloni non potrà girarsi dall’altra parte e far finta che il grido di malcontento che si leva dal personale militare non ci sia.
Quello che Aspmi si augura è che il “governo faccia una netta inversione di tendenza nei riguardi del personale militare, reperendo i fondi necessari atti a finanziare gli istituti che permettono di garantire un clima sereno al personale”.
Aspmi ha fatto sapere di essere accanto alle sigle sindacali delle Forze di Polizia per “un’ideologica protesta dei militari che ci onoriamo di rappresentare”.
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