Luca Restivo - 4 maggio 2022
L’Esercito italiano deve diventare più efficiente: l’ammissione del ministro della Difesa
Solo un Esercito moderno, efficiente e addestrato potrà consentire all’Italia di aiutare la NATO.
Per contribuire ad aiutare la NATO è necessario che l’Italia sia dotata di un Esercito più efficiente. È questa la sintesi del Guerini pensiero esposto nel corso dell’audizione alla Commissione Affari Esteri della Camera dei deputati sul Trattato Italia-Francia.
Tenuto conto della guerra in Ucraina e dei risvolti che questa potrebbe prendere, ricordiamoci che il 9 maggio Vladimir Putin potrebbe annunciare la “guerra totale”, occorre che il nostro Esercito sia pronto a qualsiasi evenienza.
Come abbiamo più volte ricordato, l’Italia ha sottoscritto l’Alleanza Atlantica nel 1949 e tra i vari onori ed oneri per il nostro Paese c’è anche quello di garantire pace e sicurezza nell’area euro-atlantica, e scendere in campo al fianco della NATO qualora l’escalation militare del conflitto russo-ucraino lo richieda, sebbene nella nostra Costituzione l’articolo 11 stabilisca che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa.
L’Esercito italiano deve diventare più efficiente: l’ammissione di Guerini
Nel corso dell’audizione alla Camera sul Trattato Italia-Francia, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha tratteggiato le volontà del governo Draghi: dotare l’Italia di un Esercito più moderno ed efficace in modo da aiutare la NATO.
La guerra in Ucraina, ha sottolineato il ministro, “ispira una riflessione sull’opportunità di dotare il nostro paese di uno strumento militare ancora più moderno, efficiente e addestrato”, in modo da “essere pienamente in grado di aiutare la politica di deterrenza della Nato, sempre all’interno di un’ottica di carattere europeo”.
L’irrobustimento del nostro Esercito permetterà, complice anche la riforma delle Forze armate promossa dal ministro e in via di approvazione in Parlamento, di consentire all’Italia di “porsi in maniera più credibile e risoluta a tutela e difesa dei principi fondanti dell’Unione europea”.
Insomma, un impegno a 360° e al massimo della prestazione. Il ministro ha poi spiegato come il nostro Paese, congiuntamente con la Francia, stia aiutando l’Ucraina per la difesa del suo territorio e della popolazione dall’attacco russo (qui). Inoltre, l’Italia e i cugini d’oltralpe “condividono l’impegno nel trovare spazi di negoziazione che salvaguardino l’integrità territoriale ucraina”. A riprova della volontà, mai scemata, da parte dell’Italia di trovare una via diplomatica che porti alla fine della guerra.
Circa il Trattato Italia-Francia siglato il 26 novembre scorso, Guerini spera di replicarlo con la Germania “con la quale appaiono evidentissime potenzialità di sinergia innanzitutto nel settore industriale”, e con la Spagna, con la quale “condividiamo una storica e inderogabile attenzione nei confronti del sistema Mediterraneo”.
Una serie di trattati bilaterali possono rivelarsi, secondo Guerini, “veri e propri propulsori” del processo di integrazione che condurrebbero ad un’“Europa più forte e strutturata, anche nel settore della Difesa”. Magari con la creazione di un esercito europeo (qui).
L’idea di una difesa europea è “qualcosa di molto più complesso, sfidante e ambiziosa, perché avere un’idea comune di difesa significa avere una idea comune della minaccia”.
Un Esercito condiviso comporta:
“una costruzione della base tecnologica industriale condivisa dove ciascuno di noi è chiamato a costruire questa prospettiva ma nel contempo come membro del governo italiano ho il dovere di tutelare il tessuto industriale e produttivo tecnologico italiano”,
oltre “a mantenere la sovranità industriale italiana e il vantaggio tecnologico italiano dentro uno sforzo comune che viene realizzato in ambito europeo”, ha aggiunto Guerini.
La relazione nel campo della Difesa tra Italia e Francia dentro la cornice della Bussola strategica rappresenta uno “snodo centrale per realizzare tale ambizione”.
L’Esercito italiano deve diventare più efficiente: le missioni all’estero
Il titolare della Difesa ha illustrato ai colleghi parlamentari lo stato delle missioni militari italiane all’estero e l’impiego del nostro contingente.
Il ministro Guerini ha fatto sapere che la missione in Mali è chiusa e i militari della task force Takuba sono rientrati; mentre l’impegno italiano nel Sahel rimane.
Il Sahel comprende, infatti, parte del territorio degli stati del Senegal, Mali, Mauritania, Niger, Burkina Faso, Ciad e Sudan. La stabilità del Sahel è ritenuta fondamentale per la sicurezza dell’Unione europea.
“Il focus in quei territori” - ha rimarcato Guerini - “rimane per la strategicità della regione per il terrorismo, il traffico di esseri umani e la tutela di una presenza in un quadrante che altrimenti sarebbe occupato da altri attori”.
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