Paola Gentile - 29 marzo 2022
Sistema di difesa antimissile: come stanno messe Italia ed Europa
Il sistema di cui è dotata l’Europa non basta a proteggere il vecchio Continente da un attacco serrato di missili balistici, nucleari e non.
I risvolti che potrebbe assumere il conflitto russo-ucraino viaggiano in un’unica direzione. Se la guerra proseguirà seguendo l’andamento attuale, il logoramento sarà inevitabile, come anche l’utilizzo di armi nucleari per dare un segnale di svolta.
Frattanto che i negoziati proseguono e l’Ucraina è disposta a cedere qualcosa, ovvero dichiararsi stato neutrale in tutti i contesti internazionali, fonti dell’esercito ucraino annunciano il ripiegamento delle truppe lungo il versante bielorusso e il momentaneo abbandono dall’assedio di Kiev.
L’ipotesi di una guerra nucleare dichiarata da Vladimir Putin e ribadita dal portavoce del Cremlino Peskov potrebbe non essere così lontana. Per questo motivo l’Europa e l’Italia devono prepararsi al peggio.
In caso di lancio di un missile nucleare russo sull’Europa, questa ha uno scudo antimissile? Cerchiamo di capire come stanno le cose.
Sistema di difesa antimissile: cos’è
Lo scudo antimissile dell’Europa è un sistema basato su più dispositivi in grado di intercettare missili balistici a corto, medio e lungo raggio, potenzialmente dotati di testate nucleari.
Attualmente l’Europa non è “equipaggiata” per difendersi da un attacco del genere, avendo a disposizione solo strumenti per una protezione a medio e corto raggio.
Lo scudo “totale” è presente negli Stati Uniti che si avvale di un sistema integrato da:
- Aegis montato su unità navali;
- Ground-Based Midcourse Defense (GMD) per intercettare testate dallo spazio;
- Terminal High Altitude Area Defence (THHAD) contro missili a medio e corto raggio.
A questi si aggiungono:
- Sensori satellitari;
- Installazioni radar.
Parte di questi sistemi sono presenti anche in Europa, sotto l’egida della NATO, e parliamo degli European Phased Adaptive Approach (EPPA), tuttavia il vecchio Continente non è dotato di una struttura estesa e capillare come quella USA.
Sistema di difesa antimissile: le dichiarazioni del cancelliere tedesco Scholz
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz sta valutando l’acquisto di un sistema di difesa antimissile per proteggere la Germania da un potenziale attacco russo.
Come riportato dalla BBC, al canale pubblico ARD, il cancelliere Scholz ha spiegato che il sistema di difesa è uno degli argomenti sul tavolo della discussione interna. Probabilmente, la Germania potrebbe dotarsi di un sistema come l’Iron Dome israeliano, tuttavia il cancelliere non ha specificato la tipologia di difesa presa in considerazione da Berlino.
Ricordiamo che la Germania, in seguito allo scoppio del conflitto in Ucraina, ha potenziato il comparto Difesa, con una previsione di spesa di decine di miliardi di dollari in più rispetto all’attuale e arrivando al 2% del PIL per quello che concerne la spesa militare della NATO.
“Dobbiamo essere consapevoli del fatto che abbiamo un vicino pronto a usare la violenza per far valere i propri interessi” ha dichiarato Scholz in merito all’acquisto di un sistema di difesa balistico e circa l’ipotesi di ampliare la portata rispetto alle attuali batterie di Patriot.
Sistema di difesa antimissile: la situazione in Italia
Mentre il Parlamento discute circa l’aumento della spesa per la Difesa, che potrebbe arrivare al 2% del PIL con relativi mal di pancia dei partiti di governo, Movimento 5Stelle su tutti, il Generale Carlo Landi, ex Comandante del Centro Sperimentale di volo e del poligono di Perdasdefogu, ha spiegato a Money.it che l’Italia non sarebbe in grado di difendersi da un attacco da missile balistico, poiché non ha un sistema di difesa antimissile.
“Se qualche nazione ostile decidesse di lanciare verso l’Italia un missile balistico, che volendo può trasportare anche una testata nucleare, con ogni probabilità il nostro Paese non sarebbe in grado di intercettarlo”, in quanto “i missili balistici viaggiano a velocità molto elevate, in rientro anche a dieci volte la velocità del suono; quindi, intercettarli è molto complicato proprio per la dinamica di queste armi”.
Il Generale Landi, oggi in pensione, proprio nel poligono di Perdasdefogu ha partecipato alle prove del sistema missilistico SAMP-T. Negli oltre 40 anni di carriera in Aeronautica Militare, Landi si è occupato di prove in volo del Tornado e dell’EF-2000 e di sviluppo di sistemi d’arma complessi.
Per fermare i missili balistici servono “sistemi anti-missile estremamente capaci che in Europa abbiamo cominciato a studiare ma che purtroppo non abbiamo in servizio” e forse quell’extra gettito di ulteriori 13 miliardi, oltre ai 26 miliardi già stanziati, chiesti dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, potrebbero, magari, servire proprio a questo: garantirci una sicurezza in più.
Il Generale Landi ha spiegato le dotazioni di cui dispone in nostro Paese:
“L’Italia ha in servizio 6 batterie di missili SAMP-T ciascuna delle quali potrebbe difendere il territorio di città come Roma. Ci sono poi alcuni sistemi navali dotati di missili della stessa famiglia dei SAMP. Come per le batterie terrestri il numero è limitato e le unità potrebbero difendere zone costiere limitate, ma per farlo dovrebbero lasciare indifese le unità navali”.
Sulla base di questo, a novembre scorso, il ministro Guerini ha inviato al Parlamento un progetto per incrementare il numero di batterie e migliorare le capacità operative antimissile. Una soluzione da non potersi attuare, però, nell’immediato, sia per le lungaggini burocratiche, sia per i tempi di acquisto delle batterie e l’addestramento del personale.
Sistema di difesa antimissile: la situazione in Europa
Per difendersi dagli attacchi dei missili balistici, l’Europa usa il BMD (Ballistic Missile Defense), meglio noto come “Scudo NATO”, con tutti i limiti e i costi di potenziamento che comporta.
Una difesa simile è “limitata a pochi punti sul territorio”. Un lanciatore posizionato in Turchia o un altro posizionato su una nave di fronte alla Sicilia, “non possono difendere l’Italia soprattutto da minacce provenienti da media-lunga distanza, superiore ai 1500 km, perché le dinamiche del rientro prevedono velocità elevatissime” ha proseguito il Generale Landi nella sua disamina.
L’estensione statunitense EPPA in Europa, con centro di comando a Ramstein, in Germania, si compone di:
- Radar BMD a Kürecik in Turchia;
- Sito Aegis Ashore in Romania presso la base aerea di Deveselu;
- Aegis Ashore in costruzione presso la base militare di Redzikowo, in Polonia;
- 4 navi con sistema Aegis antimissile presso la base navale di Rota, in Spagna.
Lo scudo Aegis è installato su cacciatorpedinieri di classe Arleigh Burke e incrociatori di classe Ticonderoga.
Inoltre, l’Aegis è dotato di:
- Radar di scoperta, controllo e inseguimento AN/SPY-1;
- Sistema di lancio verticale dei missili (VLS) Mk41.
Queste apparecchiature, insieme a tutto il sistema, servono per scoprire i missili in area e distruggerli, con l’utilizzo di altri missili, prima che arrivino al suolo.
Agli Aegis, si aggiungono i già citati Patriot, i SAMP/T e gli Aster, installati su navi.
Tuttavia, sebbene la fornitura sia ampia e variegata, non è abbastanza. Manca, infatti un’installazione capillare di radar per intercettare i bersagli. Quella della sola Turchia non basta, come nemmeno quello presente a Fylingdales, nel Regno Unito, capace di scoprire i missili balistici a lunghissima distanza.
Va ricordato anche che questi sistemi di difesa sono in grado di colpire uno o più missili balistici, nucleari e non, ma non sono in grado, però, di difendere da una pioggia di missili, qualora malauguratamente l’Europa dovesse essere aggredita da un bombardamento a tappeto.
La decisione del vicepresidente USA, Kamala Harris, conferma quanto detto dal Generale. La Harris ha annunciato che verranno trasferite in Polonia batterie di missili Patriot Pac-3 e THAAD, capaci di intercettare missili balistici a medio raggio con una difesa a strati, quello più basso con i Patriot e quello più alto con i THAAD.
Questo sistema è in grado, però, di difendere solo porzioni di Europa da potenziali attacchi missilistici, non garantendo una sicurezza a totale.
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