Luca Restivo - 16 febbraio 2023
Spesa Difesa al 2% del Pil, “rischiamo di essere i “Pierini” della Nato”: perché l’Italia potrebbe non centrare l’obiettivo
Occorre scorporare le spese per la Difesa dai vincoli di bilancio, altrimenti l’Italia non raggiungerà mai il 2%.
Il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha rimarcato che l’obiettivo del 2% del Pil per la spesa della Difesa è un obiettivo difficile da raggiungere, almeno finché le regole in Europa resteranno quelle che conosciamo.
Rischiamo, infatti, di essere “i Pierini della Nato, gli unici a non raggiungere l’obiettivo del 2% quando gli altri parlano già di 3% o 4%”.
Perché l’Italia non riuscirà a rispettare l’obiettivo del 2% della spesa per la Difesa come promesso nel 2014 e ribadito da tutti gli altri governi che si sono succeduti?
Nel discorso fatto dal Ministro Crosetto durante l’audizione sulle linee programmatiche alle Commissioni riunite Difesa Camera ed Esteri e Difesa Senato, il numero uno del Dicastero della Difesa ha ribadito quanto affermato alla riunione Nato a Bruxelles: occorre scorporare le spese per la Difesa dai vincoli di bilancio, altrimenti il nostro Paese non ce la farà mai.
Spesa Difesa 2% del Pil: perché l’Italia non centrerà l’obiettivo
Da un lato c’è l’impegno preso dal nostro Paese in Europa che consiste nell’aumentare la spesa destinata alla Difesa e portarla alla soglia del 2% del Pil (ad oggi siamo all’1,38%), dall’altro c’è l’Unione europea che in materia di conti pubblici sta imboccando la strada di una riforma del Patto di Stabilità che non consente all’Italia di destinare risorse per innalzare la spesa per la Difesa.
Per riuscirvi, Crosetto è sicuro che ci debba essere la possibilità di scorporare le spese per la Difesa dai vincoli di bilancio.
Spesa Difesa: quanto investono gli altri Paesi
Il Ministro ha specificato, come riporta ItaliaOggi, che ci sono nazioni per le quali il 2% è il punto di partenza. La Polonia investe il 4% del Pil, l’Inghilterra in sede Nato ha detto di alzare l’asticella al 3%.
“Ogni Paese deve fare la sua parte che è quella del 2%. Tutti i Paesi hanno detto sì e io ieri ho detto sì con fatica perché se l’Ue non ci dà mano, faticheremo”, ha aggiunto il ministro, dopo avere spiegato che a Vilnius “ saremo gli unici a non raggiungere il 2% ” quando gli altri lo avranno fatto.
Il sostegno italiano all’Ucraina
Il Ministro ha poi evidenziato, come riprende il Sole 24Ore, un altro aspetto:
“Si parla sempre di armi, di carri armati, ma dall’Ucraina sono arrivate richieste molto specifiche nei giorni scorsi, anche di cose molto più preoccupanti, tipo attrezzature di difesa da attacchi nucleari, batteriologici e chimici, che fanno meno notizia dei tank, ma che probabilmente noi daremo come Italia, perché di fronte a una richiesta di questo tipo è difficile dire di no, e tutto quello che potremo fare, lo faremo”
ha concluso il ministro della Difesa.
Pericolo terrorismo
La preoccupazione del Ministro Crosetto è principalmente per il fronte Sud, con una recrudescenza del terrorismo che sta crescendo, precisando che il “tema principale nei prossimi anni sarà l’Africa” e che la “Nato non è guerrafondaia: c’è una percezione di insicurezza nel mondo, lo scenario internazionale è problematico”.
Sulla scorta di questo, è necessario cambiare l’approccio alle missioni internazionali. “Dobbiamo chiederci il risultato di una missione. Abbiamo aumentato il Pil di quel Paese? La sicurezza? Qual è lo scopo?”.
L’aspetto militare deve viaggiare in parallelo con la cooperazione per interventi nell’istruzione, nella sanità, nella crescita economica, nella creazione di ricchezza in quel luogo: “Vorrei per il prossimo decreto missioni - ha continuato il ministro - un approccio diverso, che ne misuri il risultato. Destiniamo 1,3-1,5 miliardi di euro, dobbiamo misurare quanto è servita la missione. È un cambio a 360 gradi”.
Ci sarà il ripristino della leva obbligatoria?
Il tema dei temi che continua a tenere banco: verrà ripristinata la leva obbligatoria in Italia? Il ministro ha chiarito che il ripristino della leva è una scelta politica e richiede una legge e una copertura finanziaria e “non fa parte della mia agenda e di quella del governo”.
Allo stato dell’arte, reintrodurre la leva “significherebbe cambiare completamente l’organizzazione delle nostre Forze armate, oggi incentrata sui volontari”.
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