Paola Gentile - 30 marzo 2022
Spese militari al 2%: le dichiarazioni del Generale Domenico Rossi
Con l’aiuto del Generale Rossi abbiamo cercato di fare chiarezza su uno snodo fondamentale che potrebbe far vacillare il governo Draghi.
I contesti internazionali richiedono uno sforzo maggiore. È questo il leitmotiv che da giorni si rimpalla circa l’aumento delle spese militari che ha portato più di un partito politico ad esprimere dissenso nei confronti del governo Draghi.
Se il Presidente del Consiglio va dritto per la sua strada, quanto mai deciso ad onorare gli impegni del Defence Investment Pledge, che fissano l’aumento delle spese per la difesa al 2% del PIL, la maggioranza scricchiola sotto il peso dell’imminente fiducia che, con ogni probabilità, verrà posta sul dl Ucraina.
Come sempre accade in questi casi, godere della competenza di esperti qualificati aiuta ad avere un quadro più chiaro della situazione, molto spesso offuscata da considerazioni ideologiche senza fondamenta strutturate.
Per questi motivi, abbiamo chiesto al Generale Domenico Rossi, ex Sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito e sottosegretario del ministero della Difesa nei governi Renzi e Gentiloni, di “aiutarci” a comprende meglio quanto sta accadendo in queste ore nel mondo politico e quanto è importante che l’aumento al 2% del PIL si concretizzi.
Generale Rossi, innanzitutto grazie per aver accolto il nostro invito con la cortesia e la signorilità che la contraddistinguono. Partiamo subito con una delle domande più in voga in questo momento: Cosa cambia per le Forze Armate con l’aumento delle spese militari?
Occorre premettere come dalla caduta del “muro di Berlino” o meglio dalla disgregazione dell’URSS ci siamo illusi che le principali attività delle Forze Armate sarebbero state, sostanzialmente e definitivamente, inquadrate sempre più nella 3^ e 4^ missione (contributo alla stabilità e sicurezza internazionale e supporto alle libere istituzioni e interventi in caso di somma urgenza) rispetto alla 1^ e la 2^ (difesa del territorio nazionale e contributo alla difesa collettiva della NATO).
In questa ottica si può comunque affermare che Marina e Aeronautica, dovendo operare indifferentemente dal suddetto quadro operativo in maniera piattaforma-centrica, si sono sostanzialmente sviluppate in modo sufficientemente coerente con l’impegno globale. Ne fanno testimonianza la doverosa acquisizione delle FREMM e degli F 35, ammodernamenti che hanno drenato peraltro notevoli risorse del bilancio della Difesa.
L’Esercito invece ha dovuto svolgere missioni che, per loro natura, erano (e sono) molto diverse per addestramento ed equipaggiamento da quelle più tipicamente conflittuali. A tal fine e per garantire un impegno operativo costante su più Teatri, si è snaturato quello che era il core business di questa Forza Armata, depauperando anche un patrimonio esperienziale (es. per i carristi o gli artiglieri, quasi mai impiegati, ma anche tutti coloro che operano su piattaforme complesse) e professionale per ripristinare il quale ci vorranno moltissimi anni, tenuto anche conto dell’impiego contemporaneo a sostegno di PROCIV, FF.P. e VV.F.
Inoltre, l’Esercito non ha potuto provvedere per mancanza di risorse e per dare spazio alle priorità precedentemente indicate, all’ammodernamento e rinnovamento delle principali piattaforme da combattimento (“Ariete”, “Dardo”, elicotteri mangusta e artiglieria (PZH e FH70 etc.), che sono quelle risolutive per il combattimento. I relativi programmi di ammodernamento comunque pianificati porteranno a risultati concreti solo tra diversi anni e in presenza delle necessarie risorse.
A tutto ciò si aggiunga che in senso generale l’addestramento dei Comandi e delle unità di tutte le Forze Armate e l’equipaggiamento si sono focalizzati quasi esclusivamente verso le missioni da assolvere (cioè stabilizzazione, quindi mission-oriented), anche perché i Decreti del “Fuori Area” garantivano risorse solo a tale scopo e non per il mantenimento/conseguimento dei necessari livelli di prontezza che la NATO ci chiedeva.
Tutto ciò fermo restando la necessità di orientare i programmi di aggiornamento/rinnovamento di tutte le Forze Armate ad acquisire la disponibilità dei sistemi C4 indispensabili per consentire la digitalizzazione, interoperabilità e integrazione in un contesto multi-dominio (terra, mare, aria, spazio cibernetico e aerospazio).
Una situazione ulteriormente peggiorata in seguito a tutte le strumentali questioni legate all’uso dei poligoni sempre meno utilizzabili e dell’impossibilità per motivi di bilancio di usufruire come in passato di poligoni all’estero.
In sostanza l’incremento di bilancio risulta necessario in uno scenario geostrategico cambiato perché l’asset organizzativo dovrà di nuovo puntare al mantenimento complessivo di prontezza dell’intero strumento e in particolare di quello terrestre (dove al momento solo poche unità risultano addestrate e parzialmente equipaggiate per il warfighting). Ciò senza mai dimenticare che gli ammodernamenti sono legati anche ai tempi dell’industria, sia nazionale sia europea, e alla esigenza di un forte impegno politico che garantisca non solo i finanziamenti, ma anche la loro costanza temporale.
Il mondo politico si è molto agitato dinnanzi all’eventualità di un aumento delle spese militari come se questo atto potesse “togliere” del denaro a cosa più urgenti. Secondo il suo autorevole parere, l’aumento delle spese per la difesa è necessario?
Sono interdetto nell’assistere ad un incredibile presa di posizione contraria a tale aumento da parte di alcuni soggetti politici e non, giustificata dal momento di particolare crisi per industrie e famiglie, corredata da domande/slogan del tipo: ma non è meglio investire questi soldi in ospedali, scuole, assistenza ed altri sostegni sociali? Domande o slogan a fronte delle quali teoricamente o demagogicamente si può solo essere ancor più oltranzisti fino a ridurre il bilancio militare o abolire le Forze Armate!
Il problema è che non siamo in un mondo perfetto e che l’aggressione russa all’Ucraina ci ha riportato la prospettiva del ritorno ad una "cortina di ferro" non solo come ipotesi plausibile ma addirittura come migliore ipotesi possibili nel breve/medio termine.
Ne consegue che occorre allora riflettere sul fatto che l’esigenza primaria per ogni Stato è sempre stata, ancor più attualmente, e sempre sarà la sicurezza. Sicurezza come presupposto indispensabile sia di sviluppo e giustizia sociale interni sia della possibilità di portare avanti relazioni, commercio, affari nel mondo.
La Difesa però ha un costo e non possiamo illuderci che specie nel contesto europeo e Nato si possa parimenti avere la stessa considerazione senza impegnare risorse come gli altri partner ovvero non avere come obiettivo da raggiungere lo stesso obiettivo percentuale di impegno finanziario rispetto al PIL.
Peraltro, soldi per il bilancio della Difesa non significano solo "armi" ma significa potere sviluppare anche ricerca, fornire mezzi ed equipaggiamenti al personale idonei non solo ad essere competitivi con l’avversario, mirando soprattutto alla salvaguardia dei nostri soldati, ma soprattutto interfacciabili con gli alleati. Incrementare il bilancio della Difesa significa poi potere effettivamente addestrare i militari senza limitazioni di sorta, vuol dire dare loro adeguate infrastrutture, vuol dire prevedere una giusta qualità della vita per loro e per le loro famiglie specie quando rimangono sole.
Ciò senza dimenticare che la Difesa è di fatto a sua volta un distributore di risorse a caduta in tanti settori economici del Paese, dall’industria tecnico scientifica ai produttori di rifornimenti di generi di qualsiasi tipo.
Tutto quanto questo, senza dimenticare che il nuovo corso della Difesa Europea Comune da un lato produrrà effetti positivi e di risparmio per la doverosa omogeneizzazione di equipaggiamenti e armamenti e consentirà di evitare sprechi e ridondanze in un complesso integrato e finalizzato a dare concretezza all’Europa ma dall’altro porterà a dare risposta piena alle esigenze operative e addestrative comuni pena essere considerati di un livello minore e scarsamente affidabile o impiegabile per la diversità della reale potenzialità esprimibile.
Senza dimenticare poi che negli ultimi decenni il livello di considerazione internazionale del Paese è stato in particolare mantenuto attraverso l’impegno rilevante delle nostre Forze Armate nelle varie missioni internazionali cosiddette "di pace” in tante parti del mondo anche a noi vicine. Per tutto quanto questo l’incremento del bilancio della Difesa non solo è opportuno ma è realisticamente necessario.
Nel ringraziare il Generale Rossi per essere stato esaustivo e chiaro come sempre, restiamo in attesa di sapere se davvero i pentastellati concretizzeranno lo strappo, oppure com’è più probabile, continueranno ad essere maggioranza di governo.
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