Abuso d’ufficio, il reato è stato davvero abolito?

Abuso d'ufficio, il reato è stato davvero abolito?

Il ddl Nordio passa anche in Camera e viene approvato, questo vuol dire che il reato di abuso d’ufficio è stato abolito? Ecco perché ci sono delle perplessità.

L’abolizione dell’abuso d’ufficio dovrebbe ormai essere più che tracciata, visto che l’articolo dedicato dal ddl Nordio è stata approvato anche in Camera dei Deputati. Eppure, sembra che questo reato, anziché scomparire dal nostro Codice penali, venga inserito nella normativa in nuove vesti. Mentre il ddl Nordio si appresta alla sua abrogazione, infatti, il ddl Carceri introduce il nuovo reato di peculato per distrazione, che di nuovo ha ben poco.

Non bisogna, tuttavia, cadere in conclusioni affrettate. L’abolizione dell’abuso d’ufficio è stato da sempre un tema controverso, in particolar modo per le criticità evidenziate dalla Magistratura. L’intenzione di sopperire alla sua abolizione con strumenti differenti è stata da sempre esplicitata, perciò le previsioni del ddl Carceri non dovrebbero stupire eccessivamente ora.

C’è un intento specifico nell’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, ovvero quello di ridurre il timore e le limitazioni a carico dei pubblici ufficiali e snellire la burocrazia. Al contempo, sarebbe impensabile lasciare una fattispecie simile impunita, da cui il nuovo reato. Ma vediamo nel dettaglio cosa cambia.

Il reato di abuso d’ufficio

Il reato di abuso d’ufficio viene regolamentato dall’articolo 323 del Codice penale, nell’insieme di illeciti che mirano a tutelare il buon andamento della Pubblica amministrazione, ma riesce al contempo a tutelare anche il patrimonio dei terzi danneggiati. Questo reato può essere commesso esclusivamente dai pubblici ufficiali e dagli incaricati di pubblico servizio nello svolgimento delle loro funzioni.

Il reato si concretizza quando il soggetto in questione si procura un vantaggio o arreca un danno ad altri violando le regole di condotta previste dalla legge o comunque omettendo di astenersi laddove previsto.

Attenzione quindi a non confondere questo reato con altri illeciti commettibili dai pubblici ufficiali. Si ha, per esempio, la corruzione che riguarda la ricezione indebita di soldi (o altre utilità) per l’esercizio di funzioni o poteri pubblici. C’è anche il peculato, ovvero l’appropriazione indebita di soldi altrui, di cui si ha il possesso per ragioni di servizio. Infine, la concussione, che consiste nell’obbligare un soggetto a dare o promettere utilità abusando dei poteri pubblici.

Ecco che i possibili abusi da parte dei pubblici ufficiali non rischiano comunque di restare impuniti, ma è pur vero che quella fattispecie nello specifico perde la sua rilevanza penale. La riforma pondera questo rischio, valutando però che la stragrande maggioranza delle accuse ai pubblici ufficiali per questo reato si rivela infondata. Non dimentichiamo poi i vari regolamenti interni, che danno precise regole di condotta con rilevanza disciplinare.

Per approfondire: Abrogazione dell’abuso d’ufficio, perché e cosa cambierà

Il peculato per distrazione, cosa cambia?

Il nuovo reato di peculato per distrazione dovrebbe essere inserito nel Codice penale immediatamente dopo il peculato “classico”, individuando una fattispecie specifica:

Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, li destina a un uso diverso da quello previsto da specifiche disposizioni di legge o da atti aventi forza di legge dai quali non residuano margini di discrezionalità e intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale o ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.

Questo articolo è, anche lessicalmente, molto simile al testo dell’abuso d’ufficio. Eppure, il ministro Nordio ha negato tassativamente che le due discipline fossero correlate, che peraltro sarebbe stato del tutto comprensibile, evidenziando il fatto che l’abuso d’ufficio non si riferisce alla distrazione.

La Corte di Cassazione, d’altro canto, ha più volte incluso la distrazione di fondi nella fattispecie dell’abuso d’ufficio. Al di là delle intenzioni specifiche del ministro della Giustizia, quindi, questa specifica disposizione preserva parzialmente il reato d’abuso d’ufficio. Resterebbero comunque impunite altre condotte, in particolar modo se prive di interesse economicamente quantificabile, come la cosiddetta raccomandazione.