Dipendenti pubblici, conviene trasferirsi all’estero dopo la pensione?

Dipendenti pubblici, conviene trasferirsi all'estero dopo la pensione?

Ai dipendenti pubblici conviene trasferirsi all’estero dopo la pensione? Ecco cosa c’è da sapere per scoprirlo.

Tantissimi italiani sognano di trasferirsi all’estero al raggiungimento della pensione. L’idea è ovviamente quella di approfittare dei costi di vita più bassi in alcuni luoghi, ma anche soltanto godersi il meritato svago in un posto differente, ricevendo nel frattempo la pensione spettante. Bisogna però considerare che l’importo percepito potrebbe cambiare, a seguito dell’applicazione di un differente regime fiscale. Questo va considerato nel progetto di trasferimento e in particolare nella scelta della destinazione.

La normativa di riferimento va ricercata nelle Convenzioni stipulate tra l’Italia e gli altri paesi del mondo per evitare la doppia imposizione fiscale su redditi e patrimoni e favorire il pagamento delle tasse. I trattati stabiliscono quale regime fiscale si applica e a quali condizioni, ispirandosi principalmente al modello OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e a quello elaborato dall’Onu.

Per quanto riguarda i trattamenti previdenziali nello specifico, la prima distinzione da fare è tra pensioni private e pensioni pubbliche, dove la differenza non riguarda l’ente che eroga la pensione ma il rapporto di lavoro da cui trae origine. Prima di fare i bagagli, vediamo quando (e dove) ai dipendenti pubblici conviene trasferirsi all’estero dopo la pensione.

Ai dipendenti pubblici conviene trasferirsi all’estero dopo la pensione?

La pensione che riceveranno i dipendenti pubblici è ovviamente di tipo pubblico perché deriva da un rapporto di lavoro statale o comunque nelle ramificazioni territoriali. Ciò include senza alcun dubbio le Forze Armate, dipendenti dal ministero della Difesa, e le Forze di Polizia appartenenti al ministero dell’Interno.

Per riuscire a fare i conti bisogna sapere innanzitutto quale disciplina fiscale sarà applicata alle pensioni, che potrebbe essere più o meno conveniente. Secondo il già citato modello OCSE per le pensioni pubbliche è prevista in via esclusiva la tassazione nello Stato che le eroga, in questo caso l’Italia. Ciò non significa che sia impossibile ricevere la pensione tassata all’estero secondo il nuovo paese di residenza, tutto dipende dalle convenzioni stipulate con lo Stato in questione.

Facciamo qualche esempio. Per quanto riguarda il Regno Unito e la Francia, la tassazione si adegua a quella del paese in cui il pensionato ha la residenza e la cittadinanza (eventualmente doppia). Il dipendente pubblico che si trasferisce in Francia o nel Regno Unito e ottiene la cittadinanza riceverà quindi la pensione italiana con tassazione francese o inglese, a partire dall’anno in cui si compiono i requisiti.

Al contrario, chi si trasferisce in Germania può ricevere la pensione tassata con il regime fiscale tedesco soltanto se ha la residenza e l’unica cittadinanza in Germania. In caso di doppia cittadinanza italiana, invece, continua a ricevere la pensione e pagare le tasse in Italia indipendentemente dalla residenza.

C’è poi un’eccezione, riguardante le prestazioni lavorative rese nell’attività commerciale dello Stato o delle sue articolazioni territoriali. Alle pensioni che si riferiscono a queste attività si applicano le regole previste per le pensioni private, con la tassazione che avviene secondo le regole dello Stato di residenza alle seguenti condizioni:

  • residenza stabile per almeno 183 giorni l’anno;
  • cancellazione dall’anagrafe italiana o iscrizione all’AIRE;
  • non essere domiciliati in Italia per più della metà dell’anno.

Il trasferimento all’estero, in ottica di tassazione della pensione, va quindi considerato in base al regime fiscale più conveniente. Alcuni paesi hanno politiche fiscali molto meno stringenti, talvolta con speciali trattamenti per i nuovi residenti, come la Bulgaria e il Portogallo. In questo caso trasferirsi conviene enormemente se si riesce a ottenere la tassazione nel nuovo paese, ma la scelta resta proficua anche in caso contrario perché il costo della vita è comunque inferiore a quello italiano.

In paesi con un costo della vita superiore, difficilmente considerati per un trasferimento, sarebbe poco utile spostare la propria residenza e ricevere la pensione italiana, a meno che sufficiente rispetto ai costi attesi. Questa considerazione va fatta soprattutto per i paesi con regime fiscale più severo dell’Italia, perché anche tenere il nostro sistema tributario potrebbe non compensare gli alti costi.

In genere, questi sono i paesi che offrono migliori condizioni fiscali sulle pensioni, comprensive di alcune speciali esenzioni:

  • Tunisia;
  • Cipro;
  • Grecia;
  • Montenegro;
  • Romania;
  • Slovacchia;
  • Albania.

Soltanto per questi paesi si può parlare di convenienza in senso generale, perché al regime fiscale agevolato si aggiunge un costo della vita contenuto. Per tutte le altre mete, invece, bisogna verificare caso per caso le condizioni.

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