Aurora Marinaro - 31 maggio 2024
Esercito italiano, arrivano i nuovi mezzi da combattimento
Arrivano i nuovi mezzi da combattimento dell’Esercito Italiano, un importante passo in avanti, ma non è ancora sufficiente per rispondere alle esigenze del personale.
Arrivano i nuovi mezzi da combattimento dell’Esercito Italiano. Finalmente, possiamo aggiungere, anche se questo è soltanto un piccolo passo in avanti rispetto alle necessità di questa Forza Armata e soprattutto del suo personale. È giusto dare importanza a questa notizia che è comunque positiva, considerando che da tempo viene richiesto dalle Associazioni sindacali un intervento in questo senso. Allo stesso tempo, è altrettanto importante non perdere di vista gli altri obiettivi, al fine di riconoscere all’Esercito Italiano un trattamento complessivo equo, che risponda in modo adeguato alle aspettative per il sistema Difesa.
In ogni caso, se le scadenze previste verranno rispettate, entro la fine di quest’anno partirà il programma A2CS (Army armored combat system), un sistema rinnovato rispetto al programma precedentemente, che potrebbe consentire all’Italia di partecipare attivamente al programma sul carro armato europeo.
Nuovi mezzi da combattimento per l’Esercito Italiano
Il programma A2CS, che dovrebbe partire entro la fine del 2024, si appresta a rinnovare completamente le forze pesanti da combattimento e lo farà acquisendo un sistema di sistemi per la fanteria pesante. Il nuovo sistema includerà sia le piattaforme combat (Armored infantry fighting vehicle - AIFV) che di supporto, quindi:
- posto di comando;
- controcarro;
- esploranti;
- portamortaio;
- genio guastatori;
- esploratori;
- contraereo;
- portaferiti;
- portamunizioni;
- scuola guida.
Si tratta senza dubbio di un progetto ambizioso, anzi, attualmente si tratta del programma di sviluppo di un mezzo terrestre più grande, con la costruzione di ben 1.050 veicoli di vario genere per un costo complessivo di 5,2 miliardi di euro fino al 2037. Per renderlo possibile sarà necessario collaborare nello scenario europeo, avendo modo di ottimizzare le risorse e le tempistiche, ma soprattutto aprire le strade all’industria italiana nell’inserimento nell’MGCS. Quest’ultimo (Main ground combat system) è il progetto di sostituzione dei carri armati e correlato anche al Main battle tank (carro armato da combattimento) europeo.
ASPMI; rinnovare i mezzi da combattimento non basta
Nel panorama internazionale, più instabile che mai, la collaborazione tra i paesi dell’Unione europea è decisiva e può già apportare enormi benefici sin da subito, nell’attuazione di strategie condivise per il miglioramento e l’ottimizzazione complessiva. Ragionare in termini collettivi, tuttavia, non è sufficiente se non ci sono i presupposti di efficienza e solidità nei singoli sistemi Difesa dei vari paesi europei.
L’Italia, e in particolare l’Esercito Italiano, ha un estremo bisogno di un intervento che pensi ai diritti del personale e a soddisfare le necessità che dovrebbero essere considerate primarie, quali le uniformi e gli alloggi. Lo ricorda l’Associazione sindacale professionisti militari (ASPMI), da tempo impegnata su queste problematiche:
Bene il rinnovamento dei mezzi di combattimento, l’aggiornamento degli armamenti è necessaria al fine di rendere più efficiente la capacità di difesa del territorio. Ma non dimentichiamoci degli uomini e delle donne delle Forze Armate. Serve una maggiore formazione, migliorare uniformi, armi in dotazione e gli alloggi. Abbiamo chiesto un incontro al Presidente del Consiglio per chiedere più risorse per garantire al personale militare un trattamento economico equo al valore della professione: stiamo ancora aspettando una risposta.
Ci sono indubbie questioni che devono essere risolte, non dimentichiamo delle gravi segnalazioni riguardanti le condizioni degli alloggi, strutture indecorose che ledono nel fisico e nella mente i lavoratori dell’Esercito Italiano. Problematiche che abbiamo visto estendersi anche ad altre Forze, come la Marina Militare, ma che per i soldati si sommano a tanti altri problemi, dal trattamento economico e finendo con l’inadeguatezza delle uniformi. In ultimo, ma non meno importante, la mancata attuazione degli incentivi tecnici previsti dal Codice degli Appalti, nonostante il raggiungimento di un accordo (anche questo in ritardo) per il personale civile.
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