Aurora Marinaro - 28 maggio 2024
Forze Armate e di Polizia, in arrivo la separazione tra comparto Difesa e Sicurezza?
Al tavolo sul rinnovo di contratto i sindacati discutono sulla separazione dei comparti Difesa e Sicurezza. Le posizioni sono contrapposte, tra ordinamento civile e militare.
Il tavolo del rinnovo contrattuale per il comparto Sicurezza e Difesa ha fatto emergere una spiccata tensione tra le Associazioni sindacali, in particolare in seguito all’intervento del Segretario generale del Coisp (Coordinamento per l’indipendenza sindacale delle Forze di Polizia) Domenico Pianese, il quale demanda a gran voce la separazione tra i comparti Difesa e Sicurezza per difendersi “dal tentativo di bloccare la contrattazione”.
Una proposta che non è stata accolta in modo del tutto positivo, considerando che in questa fase di contrattazione sarebbe auspicabile la collaborazione sindacale per la definizione del trattamento economico, almeno in un primo momento, per evitare di pregiudicare ulteriormente le Forze Armate e le Forze di Polizia a ordinamento militare.
Coisp e Sap, separare i comparti difesa e sicurezza
Come anticipato, il tavolo di rinnovo ha dato spazio alla richiesta del sindacato Coisp in merito alla separazione dei comparti Difesa e Sicurezza, per mezzo del Segretario generale Domenico Pianese. Quest’ultimo ha infatti dichiarato che le richieste avanzate dalle organizzazioni sindacali minacciano la contrattazione e non possono essere del tutto accettate. Per questo motivo “è chiaro che il percorso comune tra i due comparti è finito”, la Polizia a ordinamento civile chiede così una vera e propria separazione dai sindacati militari, che per la prima volta partecipano alla contrattazione.
Così come fatto notare da Pianese, che ha sottolineato: “Portiamo al tavolo 42 anni di storia sindacale e la rappresentanza di 90.000 donne e uomini della Polizia di Stato”. Uno scontro che verte soprattutto sulla ripartizione delle risorse stanziate dal governo per il rinnovo del triennio 2022-2024, con i sindacati della Polizia che ritengono controproducente avanzare richieste eccessive, mentre sarebbe preferibile concentrarsi affinché le risorse - tutte le risorse - siano ripartite in aumenti stipendiali per compensare l’inflazione e la conseguente perdita del potere d’acquisto.
D’accordo anche il Sap (Sindacato autonomo Polizia), come enunciato dal Segretario generale Stefano Paoloni, secondo cui la separazione dei comparti è doverosa soprattutto alla luce di una crescente “militarizzazione della sicurezza”. Una necessità impellente, secondo Paoloni, dovuta anche al colpevole ritardo del governo nell’emanazione del ddl sul riordino delle carriere.
Come fatto notare dal Sap, al di là delle richieste di ogni sindacato, è bene sottolineare la presenza di importanti differenze tra le Forze di Polizia ordinamento civile e quelle a ordinamento militare, oltre alle Forze Armate, che vertono anche su compiti, mansioni e impegni correlati a ogni ruolo.
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Aspmi, ancora una volta ci rimettono i militari
La proposta di separazione dei comparti ha suscitato non pochi dubbi, soprattutto alla luce della delicata fase in cui si trova la contrattazione. Francesco Gentile, socio fondatore dell’Aspmi (Associazione sindacale professionisti militari) ha replicato duramente in occasione del tavolo di rinnovo, appoggiando la possibilità di separazione dei comparti ma chiedendo che sia riconosciuta l’assoluta specificità che caratterizza i militari.
Secondo l’Aspmi, è indispensabile coordinare il trattamento economico prima di attuare questa divisione, altrimenti saranno proprio le Forze Armate e quelle di Polizia a ordinamento militare a patire le conseguenze, essendo già fortemente penalizzati rispetto ai colleghi del “mondo civile”.
“Quelli che indossano le stellette, quelli che hanno una maggiore compressione di diritti a fronte di più doveri saranno quelli che avranno lo stipendio inferiore” ha prospettato Gentile, che pur considerando giusto il riordino delle carriere ritiene di fondamentale necessità definire contestualmente il coordinamento del trattamento economico e delle operative. Indispensabile che all’interno del comparto ci sia un trattamento equo e omogeneo, così viene rigettata l’accusa di chiedere troppo.
La separazione dei comparti, di per sé fortemente appoggiata anche dai sindacati militari, secondo Aspmi dovrebbe quindi presupporre dare riconoscimento a una maggiore specificità del mondo militare, affinché vengano riconosciuti al personale i diritti in termini di benessere e retribuzione. Impensabile invocare il riordino senza metter mano alle risorse, evitando che a parità di condizioni i militari ricevano meno soldi in busta paga.
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